Roberta Rinaldi si racconta

Roberta Rinaldi è stata tra le fondatrici del comitato genitori attiva e partecipe alle iniziative, ha deciso da poco di candidarsi nella lista della Frascaroli. Mi è sembrato opportuno capire i motivi che l'hanno spinta a questa scelta di impegno politico e sociale. Ha risposto gentilmente a qualche domanda.
  
1 Che ruolo ha avuto l'esperienza del comitato genitori per questo passo verso la politica?
 C'è stato un momento particolare che ti ha fatto scegliere per un tale impegno? Se si, quale? E ancora: hai avuto esperienze pregresse nel campo? 

L’esperienza del comitato genitori è stata senz’altro decisiva. Si è trattato di un processo di maturazione e di crescita collettiva: una presa di coscienza non solo individuale, dove l’arricchimento principale mi è derivato proprio dalla condivisione del problema e della ricerca di una risposta organizzata e costruttiva. 
Se devo individuare il momento chiave,  forse è stato quello dei primi incontri con dirigenti delegati che sono apparsi autoritari e sordi alle istanze che abbiamo espresso: una risposta “brutale”, spiccia, supponente, coperta da un paravento di tecnicità. La verità è che nessun commissario, in quanto totalmente privo di qualsiasi legittimazione democratica, avrebbe dovuto permettersi di destrutturate i servizi in città. 
E questo è avvenuto nel silenzio assordante delle forze politiche ufficiali, oggettivamente concorrenti nell’attesa di qualcuno che facesse il “lavoro sporco” che nessun potere che non fosse rappresentativo avrebbe potuto affrontare.
Nessuna sorpresa, comunque, che il commissario sia stata indicata come il candidato ideale dal Centro-destra. 
Per il resto, non ho avuto esperienze politiche pregresse né appartenenze strutturate attraverso la iscrizione a partiti e/o movimenti.

2 Come mai hai scelto di schierarti con il sel? C'è stato un coinvolgimento in prima personale ad esempio con la Frascaroli o qualche candidato bolognese o è stato per scelta ideologica?

Consentimi una precisazione: ho scelto l’adesione e l’impegno con una lista civica appoggiata anche da SEL. Il mio rapporto “organizzativo” è con la lista nel suo insieme: perchè penso che ciascun contributo ideale e organizzativo sia coessenziale in condizioni di pari dignità. 
Dal mio punto di vista, la lista è il prodotto di convergenze metodologiche, programmatiche e di visione della politica. E’ una lista unita e non semplicemente “unitaria”.
Una volta maturata l’idea di provare, anche attraverso un coinvolgimento diretto personale, a portare avanti le istanze  e i contenuti emersi nell’ambito del comitato, mi sono avvicinata a quelle forze che in città più mi sono parse aperte a quelle istanze per confrontarmi e verificarne la condivisione. Amelia  Frascaroli, ed in genere tutte le persone che sono in lista, sono persone attente ai temi della famiglia e dei servizi; sono persone per bene, abituate ogni giorno a lavorare con le loro mani e la loro testa, desiderose di un cambiamento, innanzitutto nel concetto stesso di politica cui ci hanno abituati in questi ultimi lustri. Conoscendo meglio tutti loro, mi sono sentita arricchita e fiduciosa che, allora, se ci sono altre persone con una visione comune, e sono tante, un cambiamento è davvero possibile.   


3 Per ciò che riguarda nidi e materne come ti poni nei confronti delle dichiarazioni di Merola? Si alla privatizzazione e no alla nuova tassa d'iscrizione nelle materne? Oppure segui una logica diversa? Se pensi che i nidi non vadano dati in convenzione in che misura? Mai convenzione? Si, per alcuni? No alle paventate chiusure per restauri? Come credi si possa agire per ciò che concerne le spese comunque molto alte per mantenere il servizio? In quale altro settore trovi giusto adoperare dei tagli?   
Si tratta, a mio avviso, di mettere le cose in un ordine diverso da quello della mera compatibilità finanziaria, in ragione della quale l’unica possibilità è tagliare costi, personale e servizi.
Il primo ragionamento da fare è: cosa vogliamo fare dell’avanzatissimo assetto dei servizi? Crediamo ancora che i servizi alle famiglie (nidi e materne pubbliche) siano qualificanti un livello di civiltà?
La mia risposta è assolutamente positiva.
Secondo passaggio: dobbiamo essere prigionieri di formule ideologiche? È ideologia quella del “pubblico” e non è ideologia quella del “privato”? credo nel pubblico, perché il “pubblico” siamo tutti noi. Il privato punta al profitto e richiede un sistema di controlli pubblici molto rigorosi, perché ciò che è in gioco è l’educazione dei bambini.
Il privato, a parità di costi, deve avere standards almeno uguali a quelli del pubblico e deve accettare controlli penetranti sull’organizzazione del servizio, i rapporti di lavoro del personale, i contratti, il loro contenuto, i diritti in essi riconosciuti.
Terzo: per arrivare ad una soluzione occorre sgomberare il terreno da equivoci: il governo centrale taglia i trasferimenti ai comuni. Un comune serio prima di tagliare lienearmente, va a cercare tutti gli sprechi possibili, tutti i privilegi da azzerare possibili e non esclude l’ipotesi del finanziamento con la fiscalità locale generale. 
In ogni caso, solo col quadro complessivo dei conti sotto mano sono certa che si troverà una soluzione migliore di quella espressa da un tecnico – per quanto competente – ma senza nessuna legittimazione democratica. 


4 La tua candidatura nel comitato genitori ha sollevato polemiche e consensi, reazioni con le quali ti dovrai spesso confrontare se eletta Come le stai vivendo? Pensi che possano essere entrambe proficue per mettere a punto il tuo pensiero politico?  Trovi che le polemiche siano più stimolanti o viceversa? 

Polemiche e consensi benvengano a concentrare l’attenzione sui problemi: non mi interessa avere ragione, mi interessa trovare una soluzione sostenibile per le famiglie. 
Conta che più teste, anche in disaccordo, discutano sino a soluzioni che siano il più possibile inclusive, in relazione a determinati principi. 
Non sono per la personalizzazione della politica: le istanze di cui sono voce – non certo unica – camminano nelle teste e sulle gambe di una molteplicità di persone, a prescindere dalla sottoscritta, che al massimo, dà il proprio contributo di elaborazione e di competenza al pari di tanti altri.
Per il resto, sono impegnata con tutte le energie, non mi sottraggo mai a temi e problemi, ma penso che la polemica-spettacolo non fa per me. 
Non sono una politica di professione, né lo diventerò in nessun caso.
Le dirò di più: sono anche contraria al divieto di mandato imperativo! L’idea è molto semplice: i servizi alle famiglie devono essere resi dal “pubblico” e in ogni caso secondo standards e controlli pubblici e il loro costo deve essere equamente ripartito: cioè a dire, in misura “progressiva”, come dice la nostra bellissima costituzione. Su questa battaglia il mio eventuale mandato è a disposizione degli elettori.