LE (POCHE) CERTEZZE DEL NIDO DE’ GIOVANNI

Un nido comunale con 40 anni di storia dichiarato in chiusura, l’impegno di tanti genitori e lavoratori, tante lettere, telefonate, scambi di e-mail, incontri, la chiusura della sezione lattanti, 2000 firme raccolte, tante promesse, tante speranze. E poi quel 21 giugno, con la notizia della mobilità di 5 collaboratori di ruolo e la sostituzione con personale ASP IRIDES.
Questi in sintesi gli ultimi 18 mesi al De’ Giovanni.
Lo scorso 17 luglio la Presidente del quartiere San Vitale Naldi e l’Assessore Scuola Pillati hanno incontrato una delegazione di genitori e lavoratori del nido per fare il punto. Presenti anche direttore settore istruzione Pepe, direttore di quartiere Mignani e responsabile servizi educativi di quartiere Manferrari.
All’incontro hanno partecipato, nonostante alcune resistenze della parte politica, anche i presidenti dei comitati di gestione dei nidi Anna Frank, Arcobaleno e Betti.
Il nido De’ Giovanni non chiuderà e questa sembra una certezza. È previsto lo spostamento nel plesso delle scuole Giordani (via Libia), un po’ più periferico rispetto all’attuale sede, dove sono già presenti scuola d’infanzia Giordani, centro Più Insieme, centro psicomotorio,  centro 0-5 (consultorio per genitori), centro socio educativo per bambini delle primarie. Non sarà possibile riaprire la terza sezione, lo spazio per la cucina c’è, ma non è detto che si farà. Il trasferimento è previsto da settembre 2013 e ci sono già il parere positivo dell’ASL e l’agibilità. L’utenza del centro storico verrà in parte servita con il nuovo plesso nido e scuola d’infanzia in progetto in via Filippo Re in collaborazione con l’Università, a gestione privata, ma che avrà alcuni posti in convenzione.
E questo è un punto.
Sulla questione ASP IRIDES invece non si torna indietro. Sono state poste tante domande, e innanzitutto si è cercato di capire quali sono stati i criteri per la scelta dei nidi e delle scuole d’infanzia destinate alla gestione ASP IRIDES. Ci è stato risposto:1) numero di posti vacanti; 2) equa distribuzione tra quartieri; 3) vicinanza di plessi scolastici.
Applicati al quartiere San Vitale danno il risultato paradossale di nido De Giovanni, con 5 collaboratori tutti di ruolo e scuola d’infanzia Zamboni ad 1 km di distanza, nido Arcobaleno, con 4 collaboratori, anch’essi tutti di ruolo, scuole Arcobaleno, Marighetto e (appunto) Zamboni. Insomma, pare che per il De’ Giovanni i criteri non siano stati pedissequamente applicati. Avremmo preferito un sorteggio, sicuramente più equo e trasparente.
È stato chiesto perché questa riorganizzazione con ASP IRIDES non permette la coesistenza nello stesso nido/scuola di personale collaboratore comunale e ASP IRIDES. È stato risposto che è una fattispecie tassativamente vietata dalla normativa (la legge Biagi), e che il Comune sarebbe passibile di denuncia per intermediazione di manodopera . Un giurista presente in sala ha ribattuto che con opportuni accorgimenti giuridici sarebbe stato possibile: nessuna risposta.
È stato aggiunto che una condizione posta da ASP IRIDES per poter accettare il servizio è stata la gestione diretta di interi gruppi di collaboratori nei nidi e scuole: pretesa che francamente ci pare un po’ azzardata per un’azienda detenuta al 96% dal Comune. Insomma, giochi già fatti e poca voglia (o possibilità) di approfondire ulteriormente la questione. Nemmeno un impegno sul futuro degli educatori del De’ Giovanni: “toccherà a noi il prossimo anno?” è stata la domanda; “il futuro è incerto per tutti, anche se l’obiettivo non è quello” è stata la risposta.
Sullo sfondo il complesso quadro di vincoli normativi dettati dal governo centrale, illustrato con chiarezza e lucidità dall’Assessore.
Il nido De’ Giovanni (forse) non chiuderà, ma pagherà un prezzo altissimo. Lo pagheranno i bambini che in 12 mesi perdono 3 educatori e 1 collaboratore per effetto della chiusura della sezione lattanti, e 5 collaboratori per il passaggio ad ASP IRIDES. Lo pagherà il gruppo di lavoro, che viene smantellato, con buona pace della continuità educativa e della valorizzazione delle professionalità e competenze del personale. Lo pagheranno le famiglie, che vivranno questa rivoluzione, con nuove relazioni e dinamiche da capire e costruire. Lo pagherà -crediamo- l’intera città, perché ogni nido ed ogni scuola comunale porta in sé un insieme di valori e saperi che rendono unico il patrimonio dei servizi educativi di Bologna.
E allora: abbiamo volato troppo alto, sperando fino all’ultimo in una decisione diversa?
Ebbene, raccogliamo con fiducia i frutti di questi mesi intensi: tante relazioni costruite, una rinnovata coscienza di cittadini impegnati per la difesa dei servizi essenziali, un iniziale ed embrionale percorso di partecipazione della cittadinanza alla politica ed una fragile quanto importante certezza: il nido De’ Giovanni (almeno per ora) non chiuderà.