Il
servizio -integrato per la prima infanzia: da servizio a domanda
individuale a servizio universale.
(17 aprile 2015, Silvia Nicodemo)
In
materia di nidi, vige una normativa nazionale (l. 1044/71) e le
Regioni hanno adottato legislazione che ne ha dato attuazione,
integrando talora con documenti diretti ad individuare requisiti a
garanzia della qualità. La regione Emilia Romagna ha un sistema
normativo avanzato. Però, nell’applicazione sono emerse alcune
insufficienze del modello, che si ravvisano in concreto.
Davanti
a questa situazione, rifletto a partire dalla Raccomandazione della
commissione dell’UE del 20.2.2013 (Investire
nell'infanzia per spezzare il circolo vizioso dello svantaggio
sociale), dove
si chiede agli stati di garantire
l’accesso a servizi di
qualità a un costo sostenibile.
Dal
documento, vado
ad esaminare almeno 3 profili che appaiono oggi rilevanti nell’ambito
di questo dibattito: tali sono al qualità, l’universalità, la
natura educativa del servizio.
Il
primo profilo investe la richiesta di qualità, cui si affianca
l’esigenza di prevedere un sistema di autorizzazione, di
accreditamento nella relazione con privati ed in ogni caso un sistema
di valutazione ab
origine ed in
itinere. La nostra
regione ha peraltro introdotto linee guida per
la regolazione della qualità del sistema integrato regionale dei
servizi per la prima infanzia (DGR 1089/2012), con ciò creando un
modello partecipato ed avanzato.
Sotto
il secondo profilo, si deve rilevare che la Raccomandazione richiama
gli stati a fornire certamente servizi di qualità, tali da essere
accessibili a costo sostenibile. In tal modo, il servizio per la
prima infanzia ed in via prioritaria il nido viene ricondotto nel di
servizio pubblico, con il qualificato dell’universalità secondo
l’accezione comunitaria, e quindi allontanato dal servizio a
domanda individuale. In tale ottica si colloca d’altr aparte il
progetto di riforma oggi entrato nel ddl buona scuola (delega –
art. 21 c. 2 lett. I). Gli elementi della qualità e del costo
sostenibile per l’utenza chiedono l’organizzazione di un servizio
accessibile, in modo tale che la domanda non venga a diminuire a
causa dell’eccessivo costo, con ciò evidenziando la sussistenza di
un interesse pubblico forte.
La
conferma della circostanza che il modo d’essere del servizio deve
assumere progressivamente una offerta universale e quindi accessibile
a tutti è data dalla riflessione sul terzo profilo, ovvero sulla
circostanza per cui il servizio nido ha un potenziale educativo,
riconducibile alla istruzione. Già come noto, la Corte
costituzionale, pur tenendo conto che l’asilo nido svolge una
funzione diretta a tutela il lavoro, ha però affermato che –
applicando il criterio della “prevalenza” – la disciplina degli
asili nido ricada nell’ambito della materia istruzione, seppure in
una fase prescolare (sent. n.
320/04; n. 370/03; 114/09).
Tale
lettura viene confermata in sede di Unione Europea, per cui gli
asili nido costituiscono servizi all’infanzia, che hanno il duplice
scopo di agevolare il lavoro di entrambi i genitori e di fornire un
servizio educativo complementare alla famiglia. In tale ottica il
servizio educativo si sviluppa in continuità prima nell’età 0-6 e
poi nella fase scolare, dove la continuità può portare ad una
razionalizzazione della spesa pubblica.
Riconoscere
il potenziale educativo di un servizio conduce altresì ad affermare
che di accedere ed usufruire a quel servizio hanno necessità tutti i
bambini, che dunque sono posti al centro delle scelte, insieme poi
alle loro famiglie. L’ampliamento dell’utenza a tutti i bambini –
a domanda universale e non a domanda individuale- determina una
richiesta di ampliamento della domanda e quindi necessità di
integrazione dell’offerta e non riduzione.
L’ampliamento
della offerta di qualità a costo accessibile fa sorgere un notevole
problema di sostenibilità dei costi, che si ravvisa sia in caso di
gestione diretta, perche per l’implementazione del sistema
integrato pubblico privato che per la adozione di misure intese a
garantire il rispetto di protocolli di qualità. In tale contesto, si
ravvisa l’esigenza di un coinvolgimento del privato, anche
attraverso la realizzazione di interventi in sussidiarietà
orizzontale, con modelli innovativi e flessibili, che però non
vadano a snatura la portata educativa, anche nell’ottica di
sostegno alle famiglie in sede lavorativa (si pensi alla esperienza
di nidi aziendali).
Se
il privato può alleviare le problematiche inerenti alla
sostenibilità dei costi, le caratteristiche proprie di servizio
pubblico a forte valenza educativa e che partecipa alle politiche di
istruzione, intesa quale funzione fondamentale del nostro stato,
implicano un sistema in cui il privato integra il pubblico che rimane
titolare e responsabile del servizio, fino ad approntare gli adeguati
strumenti per la qualificazione, il controllo e la garanzia
dell’offerta.