Se ti stringi ci sto anch'io...


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La regione Toscana ha di recente messo mano al regolamento sui servizi d'infanzia. Una modifica valuta e discussa per due anni che è giunta a maturazione, come spesso accade, durante l'estate e più precisamente a fine luglio. Il regolamento introduce alcune interessanti novità e nel complesso punta ad offrire più posti per tutti. Partiamo da qui. Offrire più posti ha significato una contrazione degli spazi (circa un metro in meno per bambino) e un aumento del rapporto numerico che da 1 educatore ogni 5 lattanti (i bimbi al di sotto dei 12 mesi) è arrivato a 1 ogni 6 e cresce con 1/10 per i bambini più grandi (dai 24 ai 36 mesi). Si è anche aggiunta la possibilità di accogliere fino al 20% di utenti in più, rispetto alla capienza massima degli spazi. Questo 20% lo si ricava dalle forti assenze registrate durante l'anno. E così viene spontaneo domandarsi se: maggiore offerta significa minore qualità? Stella Targetti, assessore  regionale all'istruzione non ha dubbi, così viene garantita un'assoluta qualità, una maggiore flessibilità anche grazie ad un innalzamento dei titoli di studio richiesti al personale. (All'educatore è richiesta una laurea specifica). Torniamo ora alle modifiche. Si introduce un coordinamento comunale o di zona, per meglio armonizzare i servizi in qualità e offerta, per i servizi a gestione diretta e indiretta. Ogni servizio dovrà poi dotarsi di una carta dei servizi (dove viene scritta l'identità educativa, gestionale, di frequentazione del servizio) per dare maggiore informazione rispetto all'offerta ai genitori. Maggiore impulso ai nidi domiciliari, di costi certamente inferiori, ad ispirazione tagesmutter e infine si renderà disponibile un elenco di educatrici qualificate per consentire prestazione di servizi privati. Nel complesso la modifica sembra in linea con i contenimento dei costi, che sappiamo essere una grande necessità, ma in questo modo i conti si fanno ancora una volta, sui bambini e i lavoratori.