La protesta dei passeggini a Catania











Catania è in rivolta non con i forconi ma con i passeggini. Si è avviata una protesta politica e sociale contro degli aumenti davvero ingenti e per di più in corso d'anno, sui nidi. Si passa dall'avere 60 fasce isee a due con aumenti anche dell'ottocento per cento. A veicolare la protesta tra cittadini e lavoratori c'è anche CataniaBenePubblico. Matteo Iannitti di CataniaBeneComune ci racconta.

Dove comincia questa storia?
Direi dal febbraio del 2013. Ma prima di parlare dei nidi dobbiamo collocare la vicenda: Catania ha un debito di 150 mln. L'Amministrazione negli anni passati ha retto, grazie a più interventi da parte del Governo che hanno salvato l'economia locale, per convenienza politica. Poi arriva Monti e la giunta di centro destra, redige un piano di riequilibrio finanziario che prevede un contenimento della spesa di circa 400 mln in pochi anni. Il piano prevede di chiudere i nidi in città.
Di quanti nidi stiamo parlando?
Di 15 e tutti pubblici. Furono aperti nel '91 da una giunta di sinistra. Il personale è composto da circa 155 lavoratori formati e specializzati, assunti dal comune con contratti indeterminati. A questi si devono aggiungere 99 collaboratori che lavorano in cooperative private e fanno pulizie, si occupano della cura dei bambini e della mensa che è interna.
Con la chiusura il personale dove andrebbe?
Il personale privato licenziato. Il personale comunale ricollocato. Mentre si avviava questa manovra, in maggio si va alle elezioni. Vince l'opposizione e viene eletto l'attuale sindaco di centro sinistra: Bianco. C'è però da fare una precisazione: la coalizione odierna è quasi per intero composta dalla vecchia guardia, su 27 ne rimangono in carica ben 22.
Cosa succede a questo punto?
Succede che a giugno parte una protesta per non far chiudere i nidi. L'Amministrazione proroga la chiusura e garantisce il servizio fino al 30 di novembre. Ora però dobbiamo fare un passo indietro. La vecchia giunta sicura che sarebbe stato più conveniente pone i nidi dall'assessorato dell'istruzione sotto quello dei servizi sociali, convinta di avere maggiore possibilità di recuperare eventuali economie da parte dell'Unione Europea e dalla regione. Intanto fino al 25 ottobre non si muove foglia.
Arrivati a ottobre?
Il sindaco annuncia una conferenza in pompa magna con i sindacati: ha trovato la soluzione per salvare 14 nidi su 15! Come? Esternalizzando i servizi smantellando il personale man mano che va in pensione. Soluzione già in atto da 155 lavoratori si è passati a 100. Le nuove assunzioni si sono fatte tramite cooperativa. Il personale di cooperativa costa meno e garantisce una spesa fissa all'Ente. A tutto questo si aggiungono gli aumenti delle rette.
Di che aumenti parliamo?
Intanto dobbiamo dire che l'isee si scaglionava in 60 fasce di redditto. Si partiva da 24 euro a 270 per il tempo pieno (fino alle 17,30). Oggi ci sono due fasce 155 o 260. Un aumento davvero incredibile sopratutto se teniamo conto che il 60% degli utenti erano nelle prime tre fascee di isee.
E così parte la protesta?
Si, una protesta che è sostenuta da lavoratori e genitori. I genitori sono molto soddisfatti del servizio. In consiglio si sono valutate proposte per rendere la riforma più compatibile con la vita delle persone. Anche perché l'Amministrazione riesce a tenere aperto il servizio solo con l'attuale affluenza , che è di 530 bambini, se le iscrizioni dovessero calare, interverrebbe la corte dei conti per farci chiudere. E purtroppo già da quest'anno gli utenti sono calati e per gli aumenti e per l'incertezza. In molti hanno preferito il privato che da maggiori garanzie con costi di poco superiori a quelli pubblici.
E in consiglio? State lavorando solo sugli aumenti?
Si, è l'unico spazio di manovra che abbiamo. Rispetto all'esternalizzazione non abbiamo margini di contrattazione. L'Amministrazione è convinta di seguire questa strada per la sicurezza di una spesa più contenuta e sopratutto più stabile. Tralasciamo poi di affrontare un altra questione importante: la qualità dei servizi tra pubblico e privato è spesso evidente e considerevolmente maggiore nel pubblico. Esternalizzare comunque comporta molte incertezze, infatti il comune è da marzo che non sta pagando le cooperative, quindi non c'è nulla di garantito nemmeno così.