BreonWarwick |
Sono
la mamma di una bimba che da settembre frequenta la scuola dell'Infanzia Don Marella a Bologna. Il mio compagno ed
io crediamo
fermamente che si possa produrre cibo nel rispetto
dell'ecosistema, senza l'impiego di pesticidi, di antibiotici, di
concimi chimici. La nostra è una convinzione etica e di salute,
perché sempre maggiori evidenze scientifiche dimostrano che frutta e
verdura trattate, così come carne, latte, uova e loro derivati
provenienti da allevamenti intensivi hanno ripercussioni negative
sulla salute. A
settembre abbiamo appreso che Seribo, la società partecipata dal
Comune al 51% che eroga i pasti a tutte le scuole di Bologna,
utilizza pochissimi ingredienti biologici (18%) e per di più
raramente presenti nel menù mensile. Eccoli: sugo di pomodoro,
latte, olio d'oliva solo per il condimento a crudo, riso (proposto
solo una volta nel mese di gennaio), streghette e plumcake. Pasta,
pane, carne e derivati, derivati del latte, frutta, verdura, uova e
pesce NON SONO BIOLOGICI. Tutto
ciò sebbene la LR 29/02 indichi che nella
ristorazione scolastica la percentuale di alimenti biologici debba
essere pari ad almeno il 70%. Fatta
questa amara scoperta abbiamo richiesto una dieta speciale per
ragioni etico/culturali (menù biologico), così come legittimato dai
seguenti atti: Carta
dei Servizi di Seribo redatta da Seribo, Comune, Pediatria di
Comunità ed Ufficio igiene dell'ASL, Documento "La salute a
scuola" redatto da Comune
ed ASL, Circolare del Comune di Bologna del 19/6/2013. I
soggetti sopra indicati ricoscono, giustamente, la legittimità di
diete differenziate per ragioni religiose. A maggior ragione, ci
siamo detti, riconosceranno la legittimità della nostra richiesta
che è etica e di salute. Da quel momento è iniziato un vero e
proprio gioco dell'oca: ogni volta che ottenevamo un consenso da un
responsabile o producevamo un documento, i soggetti sopra citati ci
indicavano un nuovo responsabile cui rivolgerci, un nuovo documento
da produrre. Abbiamo dovuto contattatare, più volte: il Comune di
Bologna, la Seribo, la Pediatria di comunità, l'Ufficio igiene
dell'ASL, la Dirigente scolastica. Dopo oltre due mesi il Comune ha
respinto la nostra richiesta dichiarando che non potevano soddisfarla
perchè il contratto stipulato tra il Comune stesso e Seribo non
prevede l'utilizzo di una maggiore quantità di ingredienti
biologici.
Ma
i funzionari del Comune (e della Seribo) questo lo sapevano
dall'inizio. Riteniamo che ci abbiano fatto andare da un ufficio
all'altro solo perchè speravano che desistessimo dal nostro
proposito. Ci hanno perfino proposto di produrre un certificato
medico dal quale risultasse che la bambina soffriva a causa del
consumo di alimenti non biologici. Lo abbiamo prodotto e poi ce lo
hanno contestato. Amareggiati ma non scoraggiati, abbiamo proposto di
portare ogni giorno il pasto da casa, nel rispetto delle indicazioni
igienico-sanitarie, nutrizionali, didattico-educative che ci
avrebbero dettato. Abbiamo
avanzato questa richiesta forti dell'incoraggiamento di una nota
associazione dei consumatori che ci ha dato un'importante
informazione: non esiste alcun atto normativo che vieti
l'introduzione del pasto a scuola. Basti pensare che ogni giorno,
alla scuola primaria, i bambini portano la colazione da casa e che
quando c'è lo sciopero della mensa (due volte da inizio anno) tutti
i bimbi portano a scuola colazione, pranzo e merenda. E invece anche
a questa richiesta, Comune/ASL/Dirigenza scolastica hanno risposto
negativamente, senza citare alcun riferimento normativo proprio
perchè NON ESISTE. Siamo indignati dalla condotta del Comune, della
Seribo, dell'ASL e della Dirigenza scolastica. Tutti hanno dimostrato
scarsa attenzione per la salute dei nostri bambini (la nostra bimba,
abituata ad alimentarsi biologicamente sin dall'età prenatale, ha
sofferto per circa 2 mesi di una prolungata intossicazione
alimentare) e nessun rispetto per le richieste etiche. Hanno agito in
violazione dei documenti prima citati, da loro stessi emanati, ed
ignorando le norme del nostro ordinamento giuridico. Concludo
dicendo che la Seribo lo scorso anno ha prodotto ben 2 milioni di
utili e che le tariffe che paghiamo sono tra le più care d'Italia.
Anche alla luce di questi dati, affermiamo con forza che i nostri
bambini hanno diritto a mangiare meglio, a mangiare sano!
Elisabetta Falgares