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La
situazione a Bologna è molto complessa. L'offerta dei servizi
educativi 0-3 supera le indicazioni della UE che sono fissate al 33%,
per il comparto 3-6 l'offerta è oltre il 95%. La gestione diretta è
forte, ma sono molti i problemi che occupano l'amministrazione e
altrettante le preoccupazioni che agitano lavoratori e genitori. I
dubbi oggi si concentrano sul progetto istituzione che dovrebbe
gestire tutto il comparto educativo 0-6. E' un passo impegnativo da
cui non si torna indietro facilmente. L'anno scorso era stato
proposto per la gestione complessiva dell'infanzia Asp Irides. Forti
e continue le proteste e il progetto è sfumato. Durante l'anno in
diversi modi e occasioni, i lavoratori e non solo, hanno dimostrato
sfiducia verso l'istituzione. In queste ultime settimane abbiamo
raccolto testimonianze, tramite diverse interviste, sul tema. Per
capire i dubbio e le opposizioni e per trasformarle in domande,
domande che abbiamo rivolte all'assessore Marilena Pillati che
gentilmente ci ha risposto.
In
che modo saranno coinvolti i soggetti privati nell'istituzione?
Intanto
è bene chiarire che l'istituzione è un'articolazione interna al
Comune. In quanto tale, non solo è pubblica, ma è parte del Comune.
Cosa
finanzieranno i privati?
Il
funzionamento dei servizi è garantito da un trasferimento annuo
previsto nel bilancio comunale. Sono possibili altre entrate
economiche sia da enti pubblici, che da soggetti privati, ma nessuno
di questi avrà alcun ruolo sul funzionamento e tanto meno nella
gestione dei servizi.
Quindi
cosa finanzieranno?
Potranno sostenere attività o progetti specifici.
Per
esempio?
Quest'anno
è partito il progetto di outdoor education e la Fondazione
Golinelli, a cui avevamo presentato il progetto, ci ha dato un
contributo. L'istituzione seguirà questa strada. Mi preme
sottolineare una cosa: chiunque stia tentando di far credere il
contrario, ossia che l'istituzione “serva” a privatizzare i
servizi, sta mentendo in modo consapevole. Se il Comune volesse
esternalizzare i servizi lo farebbe senza passare dall'istituzione.
Altro
interrogativo: che tipo di contratti applicherete alle insegnanti:
Ente o scuola?
Questo
non è un tema che ha a che vedere con l'istituzione. E' il Comune,
comunque, a dover valutare il tipo di contratto.
Quanto
potrebbe assumere il Comune in modo diretto nel 2014?
Non
ho i dati esatti, stiamo però parlando di oltre 100 persone, e
comunque tutte assunzioni del 2014 verranno realizzate con i soli
margini assunzionali del Comune e, oltre al passaggio al Comune del
personale di Asp Irides, è prevista l'assunzione di educatori dei
nidi. La nostra scelta è di assumere in tre anni oltre 300
lavoratori per garantire il funzionamento di nidi e scuole d'infanzia
e in questo l'Istituzione ci è d'aiuto. Mi pare questa la migliore
garanzia d'impegno concreto per il mantenimento del pubblico.
Gli
oppositori commentano che non lo fate in modo diretto...
L'istituzione,
lo ripeto, è un'articolazione interna al comune e la gestione dei
servizi avviene con personale comunale.
In
molti si domandano quali siano le novità che porterebbe
l'istituzione.
Sono
diverse. Intanto ci consente di ricondurre a unitarietà l'intero
sistema dei servizi per l'infanzia. Riportiamo tutto il personale
sotto una gestione unitaria.
Anche
il personale assunto da Asp?
Si.
Per fare questo procederemo con le normali mobilità che si fanno tra
Enti pubblici. Non abbiamo mai creduto che la frammentazione del
personale ad Asp potesse essere un miglioramento del sistema.
Perché trasferirlo allora?
Perché
eravamo costretti dalla normativa che imponeva precisi limiti alla
spesa di personale. Avevamo due possibilità: o chiudere i servizi,
perché impossibilitati ad avere il personale sufficiente a
garantirne il funzionamento, o far assumere il personale da altri.
Questo poteva avvenire con soggetti privati oppure con soggetti
pubblici. Abbiamo scelto un ente pubblico controllato dal Comune che
ha esperienza sull'infanzia.
Oltre a questo?
L'istituzione ha un'autonomia gestionale e di bilancio che rende più veloci e snelle le procedure, comprese quelle contabili. Si tratta di un'autonomia "nel" Comune e non "dal" Comune.
Un
esempio?
L'istituzione
può gestire direttamente al suo interno alcune funzioni oggi in capo
ad altri settori che richiedono passaggi e che allungano i tempi.
Potrà, ad esempio, fare direttamente gare d'appalto. Oggi ciò non
avviene ed è il settore gare a controllare tutti gli acquisti di
beni e servizi per i servizi educativi.
L'istituzione,
lo voglio ricordare, era una proposta fatta in campagna elettorale.
Ora possiamo realizzarla.
Come sarà garantita la partecipazione. E quali i soggetti coinvolti?
La
partecipazione avrà le modalità previste degli attuali regolamenti
comunali. Non escludo che potrà essere ampliata ad altri soggetti e
non solo ai genitori dei bambini che frequentano i servizi, ma sarà
una scelta che farà comunque il Consiglio Comunale. Ci sarà modo di
discuterne. A breve faremo alcune parziali modifiche ai regolamenti.
Le modifiche saranno minime ma ci consentiranno di definire un'unica
assemblea cittadina dei genitori 0-6 e non più una per i nidi e una
per le scuole d'infanzia. Sempre nel regolamento, il direttore di
quartiere sarà sostituito dal direttore dell'istituzione. Queste
modifiche passeranno tutte dal consiglio.
A quando la carta e quali le modifiche?
Le
linee guida per le carte dei servizi saranno licenziate entro luglio
dal Consiglio Comunale. Poi dopo l'estate si lavorerà per modificare
o elaborare (nel caso della scuola d’infanzia) in modo partecipato
la carta dei servizi, sulla base delle linee guida.
E' prevista la partecipazione di una rappresentanza dei lavoratori?
Come
per i genitori, si manterranno le attuali forme di partecipazione
previste dai regolamenti.
Un'altra grande preoccupazione rispetto all'istituzione esposta anche
dall'Art 33 che lancia una petizione per bloccare l'istituzione è il
decreto Cottarelli (DL 66). Il decreto impone limiti di spesa e di
assunzione per le istituzioni. Se dovesse essere approvata, sarebbe
conveniente istituirne una?
Assolutamente
si. Il decreto non impone nuovi limiti, ma fa riferimento a una
razionalizzazione dei numerosi enti, prime fra tutte le società,
oltre che le aziende speciali e le istituzioni. Bologna ha già
lavorato in tale direzione per razionalizzare e ridurre la spesa,
attraverso l'unificazione di enti o organismi strumentali. Ha
proceduto alla riduzione e al riordino, passando da tre Asp a due e
presto a una; ha unificato due istituzioni che gestivano i musei in
città. Non riteniamo di avere nulla da temere dal decreto
Cottarelli.
La
normativa pare schizofrenica: all'inizio dell'anno l'istituzione e
altri soggetti sono svincolati dai limiti d'assunzione, ora il
decreto detto Cottarelli dice l'opposto. Perché?
Non è esattamente così.Il decreto Cottarelli all'articolo 4 rafforza la deroga ai vincoli per il personale assunto da aziende speciali, istituzioni e asp che si occupano di servizi sociali, educativi o scolastici. Quindi va a rafforzare ciò che è stato stabilito nella legge di stabilità del 2014. Ma resta la necessità di razionalizzare e ridurre gli enti e le società, in particolare di quelle che non si occupano di servizi educativi, sociali e culturali, che in molte parti d'Italia non hanno i conti in ordine.
Altra
preoccupazione è che l'istituzione debba avere un diverso codice
fiscale rispetto al comune.
Non
capisco quale sia il problema. L'Istituzione è e resta una parte del
Comune senza personalità giuridica distinta.
Chiudiamo
qui le perplessità sull'istituzione e veniamo ad altro: spesso si
sottolinea come le scuole d'infanzia a Bologna siano gratuite e di
qualità. Si ritiene che un servizio pubblico sia sinonimo di qualità
omogenea. Secondo una nostra ricerca, ancora in essere, tra quartiere
e quartiere esistono profonde differenze qualitative ed economiche.
Nei quartieri più benestanti, i genitori spendono anche fino a 200
euro in più, rispetto alle famiglie di quartieri più popolari. Le
differenze dei costi si creano per la tendenza all'auto-finanziamento
che i genitori sponsorizzano per attività extra. Così si creano
differenze che vanno ad approfondire situazioni sociali già
difficili. A questo punto non sarebbe più corretto introdurre una
retta d'iscrizione in base all'isee per avere maggiore uniformità
della qualità educativa?
Partirei
da una premessa o meglio da una domanda: la qualità la fa il numero
dei progetti? Non credo possa essere valutata in questo modo. La
qualità si dovrebbe basare su standard precisi che fondano il
sistema. Si può valutare sull'offerta formativa, sulla formazione
continua del personale, ma non sul numero dei corsi finanziati dai
genitori. Abbiamo ad oggi delle sofferenze e diversità da quartiere
a quartiere è vero, ma dovute a difficoltà di assunzione rispetto
ad alcune funzioni specifiche: penso al personale amministrativo che
lavora per i servizi e ai coordinatori pedagogici che hanno un ruolo
molto importante. Questo si che è un punto delicato, su questo
dobbiamo ragionare.
Cambiando argomento. Lo sciopero “del panino” ha condotto ad un
dialogo ed un confronto tra il sindaco e i cittadini costruttivo? Ad
oggi il contratto con Seribo è rinviato di un anno, e poi?
La
situazione è molto complessa, tanto da indurci a chiedere un parere
all'Autorità di Vigilanza per i Contratti Pubblici (AVCP). Intanto
per garantire la continuità del servizio, si affiderà il servizio a
Seribo ancora per un anno. Poi faremo una gara per trovare un nuovo
socio e stabilire le nuove condizioni del servizio. La procedura è
complessa ed è stata spiegata ai genitori dal Sindaco.
Si
darà la possibilità in futuro di portare il pasto da casa? In tal
caso le regole dettate dall'Asl su igiene ed equilibrio alimentare
che fine faranno? Ancora non crede che con il pasto da casa si
potranno così acuire differenze sociali tra gli alunni?
Non
è una questione all'ordine del giorno. Un sistema del genere
richiede modalità di realizzazione molto complesse. Non è affatto
banale trovare strategie, ad esempio, per la corretta conservazione
dei cibi. Ma una tale scelta dovrebbe comunque essere condivisa con
le direzioni scolastiche perchè coinvolge aspetti organizzativi e,
quindi, il personale della scuola. Se un bambino torna da scuola con
un qualunque problema legato alla somministrazione del pasto è
necessario che l'organizzazione sia tale da escludere che ci siano
responsabilà sulle modalità di conservazione di un pasto portato da
casa o sulla possibilità che possa essere consumato da altri.
Oltre
a ciò rimane il fatto che portando il pasto da casa si annullerebbe
del tutto la valenza educativa del pasto consumato a scuola, che
invece è un momento importante di condivisione e di crescita.
Chiudiamo
con una domanda personale: a distanza di tre anni di attività come
assessore si ritiene soddisfatta? Si aspettava un impegno di questo
tipo?
Si,
sono soddisfatta perchè abbiamo preservato, nonostante le
difficoltà, i nostri servizi pubblici, mentre altri hanno chiuso o
esternalizzato. Siamo riusciti non solo a mantenere ma anche a
garantire 800 posti in più rispetto all'inizio del mandato nella
scuola d'infanzia. Altra cosa di cui sono particolarmente orgogliosa
è il fatto che a Bologna non sono calate le domande d'iscrizione ai
nidi, come purtroppo nel resto della Provincia. Penso che questo sia
il frutto anche di una strategia tariffaria complessa e molto
diversificata, che conta ben 80 fasce isee, a cui corrispondono
tariffe che variano di 5 euro l'una dall'altra. La normativa a
livello nazionale entro cui ci muoviamo è davvero sfinente. Sebbene
immaginassi un ruolo impegnativo non mi aspettavo un incarico tanto
complesso.
Gli
ottocento posti sono pubblici?
Si,
l'offerta a cui faccio riferimento comprende sia l'offerta comunale
che quella dello Stato.
Ci
sono cose, attività, modifiche, che vorrebbe vedere realizzate prima
della fine del mandato?
Vorrei
accompagnare i primi passi dell'istituzione, perchè non è
sufficiente realizzarla, ma è necessario metterla nelle condizioni
di operare al meglio. Poi vorrei poter dedicare più attenzione e
maggiori opportunità a un'altra età, quella dell'adolescenza, che
ha davvero bisogno di tanta attenzione.