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A frequentare i nidi e i servizi d'infanzia ci sono bambine e bambini
molto diversi gli uni dalle altre. Ci sono bambini che vengono da
famiglie agiate, altri che vivono in ristrettezze, alcuni hanno
genitori stranieri, altri hanno problemi di integrazione... Altri
ancora vivono problemi inconsueti e molto complessi. Oggi vogliamo
parlare dei disturbi autistici, un problema che colpisce circa un
bimbo su cento e soltanto per un quinto dei casi si conosce l'origine
dei disturbi. Purtroppo non esiste una medicina che possa curare l'autismo, disponiamo soltanto di un paio di farmaci che possono ridurre alcuni
sintomi. L'unica cura oggi valida è
l'abilitazione mediante l'educazione speciale, che deve essere:
precoce, intensiva e strutturata secondo le modalità indicate dalla
Linea guida n.21 dell'ISS. Le risposte variano da soggetto a soggetto. Abbiamo incontrato il
professor Carlo Hanau componente del comitato scientifico dell'Angsa e direttore del Master il disturbo dello spettro autistico, basato sulla scienza del comportamento (le cui iscrizioni apriranno a giorni) per farci raccontare. E sebbene sia un mondo doloroso ci riserva anche sorprese positive.
La prima sorpresa è la richiesta che i genitori hanno fatto ai
consiglieri comunale di Bologna di recente.
Professore ci
racconta?
I genitori hanno
lanciato la proposta di adottare per un giorno un bambino autistico,
vivendo nella sua famiglia la sua esperienza quotidiana.
Perché?
Perché crediamo sia
il modo migliore per far conoscere e capire quali siano i problemi
che i famigliari devono affrontare.
Che tipo di
problemi?
Di ogni tipo,
psicologici certo, ma anche molto concreti e materiali. Non ultime le
questioni economiche. Per essere più chiaro: una famiglia che scelga
una terapia comportamentale, una delle più raccomandate dagli
esperti, spende fino a 1500-2000 euro mensilmente. O è benestante o
si indebita.
Quali sono i
maggiori problemi legati alla malattia?
Intanto diciamo
subito che non è una malattia, ma una sindrome, che può essere
provocata da differenti malattie: quelle note sono tutte rare ed
ormai si sa che non esiste un gene dell’autismo, ma molte
combinazioni di più geni che possono predisporre a questa sindrome.
Qual'è la
differenza?
Per sindrome si
intende una serie di sintomi che si presentano sommati assieme, un
quadro di bizzarrie, disabilità e comportamenti problematici come
quello decritto da Kanner nel 1942; le malattie sono le cause, e
quelle che possono provocare la sindrome autistica sono l’X
fragile, la trisomia 21, la sclerosi tuberosa o tante altre
variazioni genetiche.
Cosa comporta?
Ci sono diversi
gradi di autismo più o meno invalidanti. Il soggetto presenta
difficoltà comunicative sia di tipo verbale che non verbale,
difficoltà a esprimere le proprie esigenze e preferenze, a
manifestare il dolore, il proprio stato emotivo e a capire quello
altrui, difficoltà all'interazione e integrazione. Ha scarsa o nulla
capacità di generalizzare ciò che apprende in un ambiente in altri
ambienti diversi. Gli autistici tendono a reagire alle situazioni in
modo spropositato e a ripetere comportamenti ossessivi.
Possiamo dire che
il soggetto vive in una sorta di isolamento?
Si
Un isolamento
voluto?
No, per quanto
conosciamo soltanto alcune delle cause precise dell'autismo, dagli
studi epidemiologici oggi sappiamo che sono tutte organiche e non
psicologiche, e che nella quasi totalità dei casi esiste una
predisposizione genetica. Inoltre vi sono anche rari casi in cui la
causa si ritrova in un trauma cranico o in un’infezione cerebrale.
Quindi ci si
nasce?
Esatto. Per molto
tempo si è creduto che le cause fossero psicogenetiche “esterne”
e che l'autismo fosse una conseguenza ad un’incapacità affettiva
della madre alla quale il figlio aveva risposto con una chiusura
volontaria in sé stesso. Questa teoria è stata falsificata da
tutti gli studi epidemiologici iniziati negli anni sessanta dopo
un’epidemia di rosolia, causa di sordità e di autismo, ed è stata
riconosciuta falsa anche da coloro che l’avevano enunciata, come il
Prof.Leo Kanner in USA, nel 1969. In Italia, Francia e nelle parti
francofone di Belgio e Svizzera molti psicologi e neuropsichiatri
infantili formatisi alla scuola della Tavistock Clinic di Londra
restano abbarbicati a questo tragico errore. Ciò nonostante anche se
pochi, come i Lacaniani continuano a professare apertamente questa
loro teoria, molti “esperti” psicodinamici consigliano e
praticano percorsi “curativi” che si rifanno a questa falsa
ipotesi, centrati sulla madre anziché sul bambino. A volte è una
questione ideologica, più spesso una questione economica: non si
vuole perdere una coppia di clienti per la psicoterapia dinamica.
Cosa ha
comportato la scoperta che l’autismo è provocato da cause
organiche?
Intanto da molti
anni non si interviene più separando il bambino dalla sua famiglia,
come hanno fatto Bettelheim e i Lacaniani di Antenne. E poi si è
affermato in quasi tutto il mondo l’intervento comportamentale
(Analisi Applicata del Comportamento, in sigla inglese:ABA), quello
iniziato da Lovaas sui piccolissimi, che forza il bambino ad uscire
dal suo guscio, all’inizio senza fare affidamento sulla sua
intenzionalità. Il guscio non è una protezione che il bimbo ha
costruito per difendersi contro la carenza di affetto materno, ma una
prigione che deve essere demolita.
Il programma di
Stato T.E.A.C.C.H. di Schopler, che copre tutto l’arco della vita,
è stato ripreso dal Nord Carolina ed esportato in quasi tutti i
Paesi del mondo.
E' stato più
facile dare la colpa alla mamma?
Si. C'è stato un
ostruzionismo in Italia e nei Paesi francofoni, basti pensare che non
si traducevano i testi in lingua inglese che riportavano i risultati
scientifici importanti delle strategie comportamentali usati per
migliorare la vita di questi bambini. Per questo mi sono speso e sono
riuscito nell'intento, facendo conoscere anche da noi questa
letteratura e gli studi epidemiologici che hanno demolito la teoria
della madre causa di autismo.
Stiamo ora in
Italia, che ruolo hanno avuto le famiglie ?
Le famiglie hanno dato una grande spinta verso le nuove teorie e i
nuovi metodi curativi. L'associazione ANGSA (Associazione Nazionale
Genitori Soggetti Autistici) (www.angsaonlus.org
ed anche www.autismo33.it) si è
costituita nel 1985. Per ANGSA ho fondato e diretto “Il Bollettino
dell’ANGSA”, che ha rotto il tabù che impediva di parlare del
metodo comportamentale. ANGSA si è rivolta alla professoressa Paola
Giovanardi Rossi dell’Università di Bologna, che ha iniziato una
radicale rivoluzione nell’ambito della neuropsichiatria italiana:
le sue allieve, prima la Dottoressa Paola Visconti e poi la
Professoressa Antonia Parmeggiani sono state un punto di riferimento
per il cambiamento. Anche l’IRCCS Oasi di Troina (EN) ha aderito
quasi subito a questa nuova (per l’Italia) interpretazione delle
cause ed ha praticato gli interventi veramente utili per l’autismo
suggeriti dall’esperienza americana.
In che anni
siamo?
Seconda metà degli
ottanta
Facendo una
panoramica nazionale: quali sono le organizzazioni regionali più
aggiornate?
La situazione è
molto variegata, a macchia di leopardo, con punte di eccellenza e
grandi ritardi.
Per la sanità si
sono mosse per prime nel 2002 le Marche (ospedale di Fano), poi la
Sardegna nel 2003 (ospedale Brotzu di Cagliari). L’Emilia Romagna
ha fatto una delibera specifica nel 2004, ma l’applicazione è
stata fatta soltanto in poche Aziende sanitarie (prima Reggio Emilia,
che si gemellata con Reggio Calabria ottenendo buoni risultati).
Non sono certe le
prime regioni a cui pensavo...
Eppure è così. Le
regioni che avevano poca storia nella neuropsichiatria infantile sono
riuscite ad adattarsi in modo più celere alle “nuove” teorie.
E l’Emilia
Romagna come si colloca?
In modo molto
differente, dopo Reggio Emilia si sono mosse Modena e Rimini. A Parma
si è accettata la proposta dell’ANGSA di fare una convenzione con
la fondazione Bambini e autismo, che a Pordenone aveva dato buone
prove di sé. Per restare in FVG, il Centro dei Padri Trinitari di
Medea (GO) è considerato modello regionale per la residenzialità.
Anche in Toscana si trova una buona residenzialità a Prato e questa
Regione consente, come anche il Veneto, il Trentino e la Lombardia,
un rimborso spese ai genitori che applicano le strategie derivate
dall’ABA.
E Bologna?
A Bologna è stato
importantissimo il ruolo svolto dall’Ufficio Scolastico Regionale e
Provinciale, che ha favorito la diffusione della cultura nuova
dell’autismo. Dato che la cura più efficace è quella
dell’educazione speciale, l’opera dell’USR è basilare.Il Comune di Bologna
ha fatto da 4 anni una convenzione con l’Associazione Pane ecioccolata che consente ai bambini della scuola dell’infanzia di
usufruire di una Coordinatrice pedagogica con grandissima esperienza. Il Comune
garantisce la continuità anche nella scuola primaria. Gli operatori di
ruolo nella NPI dell’Azienda sanitaria territoriale di Bologna sono
molti, tutti psicodinamici e lacaniani, ed hanno sempre combattuto
l’introduzione di cure di tipo comportamentale. Per decenni hanno
isolato la scuola della Professoressa Giovanardi Rossi come aliena,
perché secondo loro “organicista”.
Che modello segue la scuola professoressa Giovanardi Rossi?
Il modello ABA che è una scienza
che dall’osservazione del comportamento dell’uomo e degli animali
trae delle strategie di intervento che tendono a migliorarne il
comportamento. In Italia è spesso visto con sospetto pur tuttavia, i
risultati ci sono, e sono riconosciuti da tutta la comunità
scientifica; neppure gli oppositori li possono negare.
E quali sono i
risultati?
Variano a seconda
del caso e si deve studiare ed applicare un piano di abilitazione
individuale. L'intervento mira ad aumentare le autonomie, la capacità
cognitiva ed a modificare i comportamenti problema. E’ il primo che
viene raccomandato nella Linea guida n.21 dell’ISS (Istituto
Superiore di Sanità). I parenti devono provvedere autonomamente.
Bologna è
indietro rispetto a questi sistemi?
Ha una tradizione
legata a modelli superati e ha difficoltà ad adottare altri
strumenti.
A Bologna si è
istituita “la casa del giardiniere” un centro che segue anche
questo metodo.
Si, ha detto bene
anche...molti suoi operatori osteggiano i metodi comportamentali. Si
offrono altri tipi di “terapie” neppure consigliate dalla Linea
guida: musicoterapia o ippoterapia... come dire? Una ciliegina senza
la torta...la terapia basata su ABA costituirebbe la torta che sfama.
É importante la
frequentazione di servizi e scuole per i bambini autistici?
Sono
importantissimi, ma devono offrire operatori specializzati. Prima si
interviene maggiori sono i risultati. Una precoce diagnosi è lo
strumento più efficace. Purtroppo ci sono difficoltà e ritardi in
questo senso. Alla Casa del giardiniere si aspetta circa un anno per
ottenere la diagnosi. Perdere un anno è un danno incalcolabile e
incontrovertibile. Per questo, sempre restando nell’ambito
dell’AUSL di Bologna, è consigliabile riferirsi direttamente
all’IRCCS Bellaria, dove si possono ottenere diagnosi più
complete, anche strumentali, ed in tempo minore.