"All'estero è sempre tutto meglio". "La scuola italiana resta la migliore". Frasi generiche e generaliste che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sentito pronunciare. Cosa succede davvero fuori dallo stivale? Quali sono le impressioni e le esperienze dei genitori italiani alle prese con scuole e servizi educativi fuori dal belpaese? A queste due domande cercheremo di dare delle risposte attraverso una serie di interviste a mamme e papà che negli ultimi anni hanno lasciato l'Italia per motivi di lavoro.
L'intervista di oggi ci porta appena fuori dai confini nazionali: a Locarno, nel Canton Ticino. A raccontarci la sua esperienza in questa cittadina turistica affacciata sul Lago Maggiore è Cristina, bolognese d'adozione che quasi due anni fa si è trasferita in Ticino insieme al marito e ai tre figli. La sua esperienza dunque rappresenta un piccolo spaccato di due esperienze: quella sotto le due Torri e quella ticinese.
Quale è stata la tua prima impressione dei servizi educativi a Locarno?
Il primo approccio è stato sicuramente positivo ed efficiente, siamo stati contattati dalla direzione scolastica sia per Anita che doveva frequentare l’ultimo anno di scuola dell’infanzia, che per Martino che invece doveva essere inserito in quarta elementare.
Mio marito già a fine giugno è stato invitato a fare un colloquio conoscitivo con la maestra di Anita e in agosto Martino ha invece dovuto sostenere un esame, a cui sottopongono tutti gli allievi stranieri, per capire in che classe inserirlo. Eravamo molto preoccupati, ma già con il test abbiamo capito che il programma svizzero delle elementari è più esile rispetto a quello italiano.
Il tuo figlio più grande frequentava una scuola elementare a Bologna, come è stato il passaggio?
Il passaggio per mio figlio è stato piuttosto traumatico, perché a Bologna era inserito in una classe con dei bimbi con cui andava molto d’accordo e aveva anche un buon rapporto con le insegnanti. Qui in Ticino c’è solitamente la maestra unica e la sua è brava e preparata. Purtroppo è stato meno fortunato con i compagni di classe, perché è stata una classe creata ex novo in quarta con dei bambini molto difficili e ci sono stati diversi episodi spiacevoli. A onor del vero devo dire che la sua classe è un’eccezione in una scuola abbastanza piccola considerata valida per la preparazione degli insegnanti e per la tranquillità del contesto.
Ci sono altre figure ad affiancare la maestra unica?
La maestra unica insegna tutte le materie principali, poi ci sono la maestra di musica ,di ginnastica e di attività creative. Qui si insegna ancora canto e in quinta si impara a suonare il flauto. Si fanno tre ore di ginnastica a settimana e dalla terza anche un'ora di nuoto. Durante l'anno, inoltre, ci sono varie uscite ed attività extra scolastiche come teatro e cinema, che di solito sono a carico della scuola.
Quali sono le differenze che avete notato di più?
La differenza più evidente fra il sistema svizzero ed italiano è l’organizzazione dei tempi. Qui in Ticino la scuola inizia il 1° settembre e termina alla fine di giugno, ma ci sono molte vacanze in mezzo e il mercoledì, dalla materna alle medie, si esce tutti alle 11.30 . Ogni giorno la scuola ha una pausa pranzo tra le 11.45 e le 13.30, in cui di solito si va a pranzo a casa.
Tasto dolente: il programma scolastico svizzero alle elementari è certamente più ridotto rispetto a quello italiano, per cui Martino si è trovato a ristudiare anche quest’anno in quinta argomenti soprattutto in matematica, che aveva affrontato in terza. Inoltre non si studia la storia né la geografia come la intendiamo noi, si fa più uno studio dell’ambiente partendo dal Ticino, ma perdendo così un po’ le radici della nostra cultura, che comunque anche qui è di base italiana.
Inoltre c’è un gran dibattito sul tema dei compiti, che vengono dati in forma ridottissima e soprattutto in quarta e quinta. L’idea è che si deve lavorare per lo più in classe, ma io venendo dall’esperienza italiana mi chiedo se mio figlio potrà imparare un metodo di studio valido, senza dover quasi mai lavorare a casa.
La tua seconda bimba, invece, frequentava la scuola dell'infanzia. Hai notato differenze significative?
Mia figlia a Bologna frequentava la scuola dell’infanzia Zamboni e rispetto a qui mi sembra che ci fosse una programmazione annuale e più di squadra fra le insegnanti. Qui invece ogni insegnante lavora un po’ più individualmente e c’è più spazio per l’improvvisazione, con quel che ne può derivare di buono e meno buono.
In compenso qui Anita aveva un giardino fantastico, con giochi in legno, prato e fiori curatissimi che in orari non scolastici funziona da parco pubblico, questo fa capire che c’è solitamente un grande rispetto per la cosa pubblica, per cui un parco non viene quasi mai sporcato o deturpato e la mattina dopo può tornare ad essere usato dai bambini senza problemi.
A Bologna i tuoi figli hanno frequentato scuole e nidi pubblici a tempo pieno. Avete fatto la stessa scelta? Perché?
A Bologna i tuoi figli hanno frequentato scuole e nidi pubblici a tempo pieno. Avete fatto la stessa scelta? Perché?
Qui non ci sono altre alternative al tempo pieno dalla scuole dell’infanzia alle medie; al nido invece pubblico o privato scegli tu l’orario mezza giornata o giornata intera e paghi a seconda del tempo scelto, come succede anche in Italia.
Alla scuola dell’infanzia tranne il primo anno che di solito si frequenta solo per mezza giornata, dai 4 anni si esce alle 15.30 mentre alle elementari tutti escono alle 16.15, con la pausa pranzo in mezzo. Il mercoledì scuola dell’infanzia ed elementari terminano alle 11.30. L’orario delle scuole è uguale per le scuole in tutta la Svizzera, mentre si diversificano da Cantone a Cantone la data di inizio e fine della scuola e le vacanze durante l’anno
I tuoi figli frequentano la mensa scolastica? Come è organizzata?
I tuoi figli frequentano la mensa scolastica? Come è organizzata?
La scuola dell’infanzia ha solitamente sempre la mensa, mentre alle elementari alcune scuole non offrono questo servizio, a mio avviso invece ancor più indispensabile man mano che i bimbi diventano grandi e i genitori lavorano. L'anno scorso Anita aveva la mensa che si appoggiava ad un ristorante vicino affiancato da un centro diurno. Lo chef è molto bravo e i bambini mangiavano delle cose buonissime e creative. La scuola elementare invece non ha mai avuto la mensa fino a gennaio di quest’anno quando è stata istituita una piccola mensa dentro una Fondazione. I bambini, seguiti da un'insegnante, mangiano insieme alle persone disabili che frequentano il centro. Mi pare che la cosa stia funzionando, anche se ancora devono un po' tarare il menù sui gusti dei bambini.
Per te a Bologna mensa e doposcuola erano la norma, come vi siete organizzati?
Devo dire che le insegnanti raccomandano di non mandare i bambini a mensa o anche a servizi come il doposcuola se non è assolutamente indispensabile, perché secondo loro i bambini si stancano troppo. Io chiamo i bambini di qui, “i bambini di cristallo” perché sembrano troppo delicati per affrontare giornate con scuola, mensa e doposcuola, cosa che in Italia è invece assolutamente normale. A Bologna tutte le mamme lavorano e pochi hanno la fortuna di avere l’aiuto dei nonni. Qui al contrario poche mamme lavorano a tempo pieno e molti hanno i nonni, pochi quindi si appoggiano a baby sitter o tate fisse. Per certi versi sembra una società di qualche anno fa, a cui anch’io mi sono dovuta adeguare, mando infatti i miei figli a mensa solo nei giorni in cui lavoro.
I tuoi figli più grandi hanno frequentato due diversi nidi pubblici bolognesi. Che ricordo hai di quella esperienza?
Martino ha frequentato l’asilo nido Zamboni, mentre Anita lo Zaccherini Alvisi. Devo dire che la qualità delle insegnanti era altissima in entrambi i casi. Anita però è stata più fortunata per la struttura, infatti l’asilo Zamboni era in un condominio e il giardino era veramente poco accogliente, mentre lo Zaccherini aveva più che un giardino, un vero e proprio parco, dove i bambini potevano correre nel verde. In giardino hanno fatto bellissime esperienze con giochi d’acqua e orto. Entrambi i miei bimbi hanno fatto comunque un percorso anche molto stimolante, oltre che educativo. Io ho un’altissima opinione dei nidi pubblici bolognesi, mi sembra che lo standard sia molto alto. Dalla loro esperienza mi sono convinta ancor di più dell’importanza dell’asilo nido per l’autonomia e lo sviluppo del bimbo nei primi anni di vita.
Il tuo bimbo più piccolo frequenta il nido?
Michele ha 20 mesi e da febbraio frequenta un nido privato. Con due settimane di frequenza quotidiana e graduale di giorno in giorno ha potuto fare l’inserimento, che non ha comportato particolari problemi. Adesso frequenta solo il lunedì e venerdì. Michele va volentieri all’asilo, ma non ha la continuità che sarebbe necessaria.
La struttura è molto bella: il nido è situato in una villetta indipendente un po’ in collina con un magnifico giardino, in cui ho visto anche degli scoiattoli. Di solito i bimbi giocano dentro o in giardino e hanno anche una stanza dedicata al disegno e alla pittura.
Come giudichi questa esperienza?
Fin da subito abbiamo notato il vantaggio di mandarlo all’asilo, adesso vuole mangiare da solo e beve quasi esclusivamente dal bicchiere e non più dal biberon, ha fatto un bello scatto di autonomia. Anche qui le insegnanti mi sembrano brave e preparate, ma con un gruppo bimbi tutti i giorni differenti è più difficile fare delle attività comunitarie.
Fin da subito abbiamo notato il vantaggio di mandarlo all’asilo, adesso vuole mangiare da solo e beve quasi esclusivamente dal bicchiere e non più dal biberon, ha fatto un bello scatto di autonomia. Anche qui le insegnanti mi sembrano brave e preparate, ma con un gruppo bimbi tutti i giorni differenti è più difficile fare delle attività comunitarie.
Ripeto, credo che per i bimbi sia molto importante e stimolante frequentare l’asilo nido, per il rapporto con adulti diversi dai genitori e anche per la socializzazione. Opinione che però qui non è condivisa da tutti: in Ticino c’è ancora l’idea diffusa che sia meglio che il bimbo rimanga con la mamma o al massimo con i nonni, fino almeno alla scuola dell’infanzia.
È stato semplice trovare un posto al nido?
A Locarno c’è un solo asilo nido pubblico e il bimbo viene inserito in lista d’attesa solo se entrambi i genitori lavorano. L’inserimento di prassi viene fatto nelle ultime due settimane di agosto, per cui se tu trovi lavoro, come è successo a me, in febbraio dovresti aspettare agosto per inserirlo. Siccome già dall’autunno ho cominciato a cercare lavoro, naturalmente mi sono dovuta organizzare per poter fare i colloqui. Ho cominciato così a chiamare i 2 asili nido privati per vedere se potevo inserirlo in quelle strutture. Ho fatto i colloqui con le direttrici, ma anche qui per trovare posto ho faticato non poco e telefonando periodicamente, finalmente sono riuscita a trovate posto per almeno due giorni a settimana dalle 8.30 alle 15.30, per un costo di 460 franchi al mese più 200 di iscrizione, il chè con il cambio attuale equivale a 460 euro al mese a cui vanno aggiunti i pannolini che devono essere forniti dalla famiglia.
Come giudichi questi costi?
Se avessi un lavoro a tempo pieno e dovessi tenere il bimbo all’asilo tutti i giorni tutta la giornata, come facevo a Bologna, pagherei circa 1200 franchi al mese. Pensavo che l’asilo pubblico avesse dei costi più accessibili, ma più o meno le tariffe si equivalgono per chi ha redditi medio alti, dunque è conveniente solo se si ha un reddito molto basso.
Quella in cui vivi è una città turistica. Ci sono spazi a misura di bambino?
Questo è il punto forte del Ticino e di tutta la Svizzera, i giardini sono belli e molto ben curati, si vede proprio che viene impiegato molto personale perché tutto sia perfetto. Naturalmente questo dà la percezione della liquidità economica che c’è qui. Il problema è che i parchi si possono frequentare per lo più con il bel tempo, d’inverno quando spesso piove occupare le giornate libere diventa più complicato.
Siete sempre stati degli assidui frequentatori della Sala Borsa e dei teatri per bambini e ragazzi. Hai trovato la stessa attenzione alla cultura per l'infanzia?
Per certi aspetti la qualità delle proposte culturali per bambini e ragazzi è buona, per altri invece si avverte un po’ di provincialismo. A volte bisogna un po’ cercarsi le “perle” leggendo ed informandosi, ed essendo anche magari disposti a fare qualche chilometro in macchina. Spesso infatti andiamo a vedere spettacoli teatrali e mostre anche a Bellinzona, che dista da qui circa venti minuti di macchina. Del resto però lo facevo, soprattutto per il teatro ,anche a Bologna, dove spesso trovavo proposte stimolanti per i miei figli anche in provincia. Purtroppo qui invece non c’è quel pullulare di proposte di laboratori e letture che c’è a Bologna, che trovavo alla Sala Borsa o ai laboratori di Start. Ci sono alcune manifestazioni interessanti dedicate ai bambini, ma limitate nel tempo, in forma di piccoli festival.
Devo dire invece che forte dell’esperienza pluriennale del Festival del Film di Locarno, le proposte cinematografiche anche rivolte ai bambini hanno sempre una qualità altissima, per cui io cerco sempre di far partecipare i miei figli, perché ho constatato che non ne siamo mai rimasti delusi né io né i bimbi.
Cosa porteresti di Locarno a Bologna?
A Bologna mi piacerebbe tanto portare i bei parchi di Locarno nel centro della città, dove tolto il preziosissimo Giardino del Guasto non si sa mai dove portare i bambini. Porterei anche il rispetto per la cosa pubblica, la fiducia nelle istituzioni e la quasi totale pulizia delle strade, e ancora l’attraversamento pedonale senza pericolo per cui i bimbi più grandicelli possono andare a scuola da soli tranquillamente. Porterei anche la semplicità con cui si possono fare accordi commerciali: quando ho trovato lavoro, il contratto è stato scritto insieme da me e dalla mia datrice di lavoro, lei l’ha registrato ed ecco fatto, mi paga anche cash, mi versa i contributi dovuti, e sembra tutto fin troppo semplice
Domanda inversa, cosa porteresti di Bologna a Locarno?
Da Bologna trasferirei qui un po’ più di “movida”, io abitavo in Piazza Verdi e mi manca la vita anche movimentata bolognese. Porterei la Sala Borsa con tutti i suoi volumi e le sue iniziative e in generale l’attività culturale bolognese sempre effervescente e i corsi e i laboratori di ogni tipo. Porterei qui senz’altro anche la Libreria Giannino Stoppani. Da pochi mesi una ragazza ha aperto una piccola libreria dedicata ai bambini, cosa che mancava completamente, è solo un piccolo negozio rispetto ai vasti confini della Giannino Stoppani. Io però ero così felice quando hanno inaugurato il negozio, che sono stata la prima cliente. In generale trasferirei anche alcune eccellenze sanitarie di Bologna come la pediatria del Sant’Orsola, il Rizzoli e il reparto di Senologia del Bellaria. Infine trasferirei anche pizza e gelato che a volte qui lasciano un po’ a desiderare!!