Un tiolo per educare: una proposta di legge in discussione

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E' da anni che se ne parla, è da anni che si tenta di far chiarezza ma per avere una definizione della figura professionale dell'educatore, dovrà passare con ogni probabiltà, ancora del tempo. Nella giornata di ieri UniBo  esattamente Scienze dell'educazione, ha promosso un'intera giornata per parlare, raccontare e discutere del tema e presentare la proposta di legge 2656 attualmente in discussione. La legge ha per titolo: Disciplina delle professioni di educatore e di pedagogista e l'Onorevole Vanna Iori prima firmataria del testo  era presente in una gremita aula di giovani studenti a raccontare.

La legge
La legge affronta più questioni. Nei primi articoli si definisce: chi è e dove interviene l'educatore, tra il quinto e l'ottavo si distinguono le competenze e i profili di educatore e pedagogista. " che convivono in un rapporto circolare" racconta la Iori. Nella proposta di legge si stabilisce anche in che campo può esercitare l'educatore, definendo ma non elecando, gli ambiti pubblici e privati. Nell'ultimo articolo si fa riferimento ad un elenco dove poter registrare i titoli. Non si fa menzione invece di un albo professionale, idea che è stata respinta a più riprese dai presenti in aula.
Perché c'è bisogno di definire la professione?
Per più motivi, molti dei quali pratici. Chi è l'educatore? dove opera? con che titoli di studio? Quanto guadagna? A queste domande ogni terriotorio risponde in modo diverso. E ci sono regioni dove si può accedere al lavoro senza alcun titolo o con brevi corsi professionali. Quando poi ci si addentra in questioni contrattuali e salariali, la faccenda si fa ancora più intricata. Negli anni ci sono stati più momenti in cui si è tentatto di normare e tutelare questa figura. Questa parte ce l'ha raccontata il Professor Alessandro Tomelli, ma i risultati sono stati vani. La discussione è cominciata nelgi anni '60 e ancor oggi siamo di fronte ad un sistema più che mai variegato da territorio a territorio, per non parlare di quando l'Italia si relaziona con l'EU.
Gli interventi delle associazioni 
Si sono susseguiti poi diversi interventi di associazioni e comitati che hanno preso parola rispetto alla legge con diversi punti di vista a volte molto diversi.
Il portavoce  dell'associazione APEI Alessandro Priscindaro ha portato l'attenzione sulle responsabiltà "Non possiamo sempre chiedere, dobbiamo anche fare. L'educatore deve saper accogliere e rispondere alle esigenze del territorio con competenza. Se facciamo bene il nostro lavoro, la nostra professione sarà automaticamente riconosciuta". L'intervento di Nicola Filippo Titta di Anep è stato di dissenso rispetto ad alcuni punti della legge. Salvatore della Capa di Educatori contro i Tagli ha richiamato l'attenzione su un punto delicato: "Sono molti oggi gli educatori che operano sul campo senza titolo di studio, circa il 70%. Crediamo doveroso riconoscere a loro la professionalità e crediamo che la legge debba equiparare l'esperienza diretta di cinque anni al titolo di laurea per poi ripartire tutti con un titolo di studio". Infine la parola è passata a Riccardo Circià della Rete Educatrici e Educatori di Bologna che ha precisato che "il ruolo dell'educatore si deve distinguere e definire anche in contesti che oggi sono zone grigie. Come ad esempio i settori definiti di pre e post scuola, o i campi solari". Luoghi spesso pensati come luoghi per passare il tempo più che educativi. Insomma il tema è denso di implicazioni e risvolti teorici e pratici. Continueremo a seguire l'andamento della legge e la sua attuazione