Adriana Lodi: la mamma dei nidi

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La Fondazione Del Monte ha dedicata una serata in onore di Adriana Lodi, che con orgoglio, ricordo essere anche nostra associata. Amici vicini e lontani sono stati raccolti ieri all'oratoria di San Filippo Neri a Bologna per la proiezione di un breve documentario a lei dedicato e ad un dibattito. Per chi non conoscesse questa straordinaria donna credo doveroso spendere due parole di presentazione.

Le prime sono sue: "Sono cresciuta in una mia famiglia operaia che dava al lavoro un ruolo importantissimo. Ho sempre immaginato la mia vita piena di lavoro". E certo è stato così, una vita ricca di lavoro e d'impegno.
Operaia fin da giovanissima, prima sindacalista, assessore poi, con il sindaco Dozza e deputata per 23 anni con il Partito Comunista Italiano.
La Lodi ha costruito e reso grande il welfare bolognese fin dagli anni '60.
E come spesso racconta: "La  battaglia che ricordo con più piacere è quella che ho fatto per i nidi". A lei dobbiamo la creazione e la diffusione dei servizi all'infanzia. Ieri con estrema semplicità ad un ampio e accorato pubblico ha raccontato i perché della creazione dei nidi. "Mi sono sempre messa in ascolto delle persone e dei cittadini. L'ho sempre fatto fin da quando lavoravo in fabbrica. Da allora sentivo le donne preoccupate: e quando nasce il bambino dove lo metterò come farò a lavorare? Si chiedevano. Era una preoccupazione reale perché non c'era niente! Nessun servizio!"
Qualcosa in realtà c'era, c'erano gli l'Onmi (opera nazionale maternità italiana) l'antenato dei nostri consultori realizzati al tempo del fascismo. Lì venivano accolti anche i bimbi ma con un approcio di sola cura e certo non educativa. Adriana come mi raccontò, li sperimentò direttamente. Quando nacque suo figlio lo affidò ad un ONMI, ma non riuscì a portarcelo per più di una settimana. Dall'esperienza diretta capì che si sarebbe dovuto fare un altro servizio "Qualcosa che fosse talmente bello da attirare le mamme!"
Una volta assessore intraprese un viaggio con un altri colleghi "a spese nostre" (come sottolinea immancabilmente) in Svezia. "Andai per vedere come erano i servizi per i bambini, di cui avevo sentito parlare. Tornai con tantissimi idee e fotografie mentali, perché di macchine fotografiche non ne avevamo".
A Bologna carichi di idee si misero subito al lavoro e in poco tempo si aprì il primo nido, il nido Pattini aperto nel 1969. Nel 1971 ormai deputato è prima firmataria della legge 1044 che istituì i nidi in tutto il paese.
Ciò che mi ha sempre colpito di questa incredibile storia è la pluralità sia d'intenti che di sguardi che oggi proprio, mi spiace dirlo, non riesco a trovare. La stessa Lodi in più circostanze racconta: "Non ho mai fatto fatica a portare avanti l'idea dei nidi. Le donne mi sostenevano in piazza con continua manifestazioni e io sostenevo loro in parlamento. Volevamo tutte i nidi"
La pluralità però era fatta anche di competenze e sguardi.
I nidi sono stati realizzati anche dal sapere dei medici, come il neuropsichiatra infantile Nino Loperfido, da pedagogisti come Bruno Ciari ma sopratutto dal lavoro diretto e continuo di tante educatrici e collaboratrici che su un'idea, hanno realizzato un modello educativo, che non era scandinavo, non era qualcosa che già essiteva, ma era nuovo e diverso ed era, come è anche oggi, in continua evoluzione e esperimentazione.  

Chiudiamo qui questo racconto e torniamo alla serata di ieri per fare alcuni nomi. Il documentario è stato diretto dalla regista Enza Negroni. Al dibattito hanno parteciapto l'assessore di Bologna alla scuola Marilena Pillati, il direttore dell'istituzione Massimiliano Tarozzi e la professoressa Flavia Franzoni. Anche dal confronto con l'attualità una cosa è emersa ed è stata messa giustamente in evidenza da tutti: la politica della Lodi era fatta d'ascolto e cose pratiche, di azioni utili, non di parole difficili, discorsi scivolosi e concetti astratti ma di cose che tutti possiamo capire ieri, come oggi.