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Politica-Bambina Quanto ci costerebbe avere nuovi nidi? E più esattamente quanto ci costerebbe averne
tanti in più quanti ce ne chiede la comunità Europea entro il 2025?
Secondo un brillante studio pubblicato su Ingenere e condotto dalla Professoressa Francesca
Bettio (Università di Siena) e dalla Dottoressa Elena Gentili
l'investimento sarebbe poco dispendioso e porterebbe tanto
lavoro. La notizia ha creato non poco scompiglio e incredulità
tra i nostri lettori. Perché? E da dove nasce questo studio? Abbiamo
approfondito con la professoressa Bettio che gentilmente ci ha
concesso un'intervista. Dalle sue risposte emerge uno scenario
internazionale fatto di luci e ombre. Un confronto economico e
politico che ci dovrebbe far riflettere e non poco.
Aprire nuovi nidi
è una spesa sostenibile?
I conti sono
complicati da leggere, per dare la risposta in una battuta diciamo
che, si, il nostro studio dimostra che i nidi sono sostenibili.
Ci spiega meglio?
Certo prima però
dobbiamo fare chiarezza, i costi che abbiamo preso in considerazione
sono sia quelli di gestione sia quelli di costruzione. Sotto ipotesi
più che ragionevoli (che chiamiamo ‘scenario medio’) il saldo
fra costi e proventi diventa positivo a partire dal quinto anno
grazie, soprattutto, alla maggiore occupazione che sia crea. Con
questi saldi positivi si possono pagare nel lungo periodo le spese di
costruzione.
Costruire nidi in
Italia è più caro che in altri paesi, ad esempio quali?
Conosciamo a fondo
il caso dell'Austria. Il nostro studio ha preso a modello uno studio
precedente condotto per l'appunto dall'Austria. I risultati in
Austria sono stati davvero molto confortanti, anche migliori dei
nostri. Una delle ragioni, è che i loro costi di costruzione sono
minori.
Perché l'Austria
ha condotto questo studio?
Per verificare se
convenisse adeguarsi alla copertura del 33% di servizi 0-3 e del 90%
delle scuole d'infanzia che ci veniva indicata dalla UE nei target
fissati a Barcellona nel 2002. Lo studio è stato commissionato dalla
Camera del Lavoro Federale. I risultati hanno avviato nel paese un
vivace dibattito sul tema, era il periodo delle elezioni e a mio
sapere stanno tentando di adeguarsi.
E in Italia?
Da noi non si
impiegano risorse per avviare studi. Nel nostro caso lo studio è
stato sovvenzionato in parte da un soggetto privato, la Fondazione
Brodolini, ma il grosso è frutto di volontariato. Stimo cercando
di diffonderlo tramite il portale inGenere in particolare.
Molti dei nostri
lettori alla notizia si sono dimostrati dubbiosi...
Immagino i motivi. I
conti sono difficili da leggere. Siamo molto abituati a capire ed
evidenziare le spese. Da qui deriva la credenza diffusa che i
servizi sociali costino molto. Purtroppo i proventi sono messi in
secondo piano, sono meno evidenti soprattutto in un momento di
risparmi e tagli. Aprire più nidi significa creare più posti di
lavoro. A 166 mila nuovi posti nidi corrispondono circa 80mila mila
persone occupate in più (nello scenario ‘medio’). Più
occupazione significa risparmiare in sussidi, significa incrementare
i consumi e aumentare le entrate nelle casse dello Stato tramite le
tasse. E le tasse ci permettono poi di avere più risorse da
impiegare nei servizi. E' un circolo virtuoso che richiede scelte
politiche.
Nel vostro studio
indicate un dato allarmante. Meno 7% di servizi educativi dal 2008 ad
oggi.
Si, è un dato che
ha creato molto stupore. Precisiamo che il meno 7% non si riferisce
solo ai nidi, ma a tutti i servizi dedicati ai bambini 03 anni. Il
dato è pubblico e reperibili sul sito di Eurostat.
Oltre all'avvio
di nuovi nidi, lo studio prevede di adeguare l'offerta dei servizi
educativi 0-6 (quindi anche le scuola d'infanzia) a tempo pieno.
Esatto. Nei nostri
calcoli abbiamo previsto nidi per il 33% per i bambini e il 90%
scuole d'infanzia tutte a tempo pieno.
Per concludere?
Per concludere la
nostra simulazione ci dimostra che adeguarci agli standard
quantitativi richiesti dall'UE, che ci consentano di traghettare
l'Italia ad una diffusione dei nidi al 33% e al tempo pieno sia nei
nidi che nella scuola d'infanzia, comporta costi di gestione
che nello scenario medio si ripagano velocemente da soli e costi di
costruzione che si possono ripagare nel lungo periodo. E' un
obbiettivo ambizioso che in altri paesi come la Germania che era
messa peggio di noi fino ad una decina di anni fa - hanno preso sul
serio, facendo buoni progressi perché da un lato hanno investito
dall'altro hanno fatto scelte politiche adeguate.