Paura dello 0-6? Torniamo in piazza

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Politica-Bambina  Seguo le polemiche attorno alla legge delega 107 (la Buona Scuola) e in particolare sul comma della legge che ipotizza un sistema integrato 0-6. Il sistema prevede che nidi e scuole d'infanzia trovino continuità educativa e adegua il modello italiano, al resto dell'EU, dove il primo tratto prescolastico è unito da tempo. Commenti, teorizzazioni, proteste, sopratutto da parte della scuola d'infanzia, sono molte e abbondano. Si leggono lettere di maestre, articoli di giornali  e proteste (poche) dei genitori per dire NO al sistema 0-6.

Un sentimento domina sovrano sulle tante parole che scorrono in contrasto all'unione del sistema 0-6 ed è la paura.
Le maestre protestano: "Non voglio che le scuole si confondano con i nidi!" Qualcuno ha paura in questo passaggio, vengano cambiati i contratti di lavoro, altri pensano che se la scuola si chiama scuola, non è certo un servizio, e che per quanto un nido possa offrire...come dire? rimane sempre un servizio!
E mentre le paure prendono corpo e peso, qualcosa accade, ed è qualcosa di reale e concreto. I nidi chiudono. Con la chiusura dei nidi (leggi report Mille Nidi in Mille giorni) noi tutti, donne uomini e bambini, stiamo perdendo  qualcosa d importante e prezioso. La storia dei nidi è stata scritta da tante donne che hanno lottato, molto poco con le  parole, e molto con i fatti, nelle piazze d'Italia per chiedere nidi per tutti. La preoccupazione allora, non era se i nidi fossero servizi o scuola, la preoccupazione, allora era realizzare un posto sicuro e accogliente dove crescere i figli e poter continuare a lavorare.
Dopo oltre 40 anni da quei fatti le donne-mamme continuano a lavorare, anche se poco, anche se sempre meno. Secondo l'ultima indagine Istat una donna su 4 dopo il primo figlio non torna al lavoro. Un fenomeno in forte aumento  +40% dal 2010 ad oggi.
E mentre la vita lavorativa delle donne, peggiora, i nidi, chiudono. Secondo i dati Eurostat i servizi educativi 0-3 perdono 7% dal 2000 ad oggi.
Accade sotto i nostri occhi. E i pochi che si occupano d'infanzia e seguono l'iter della legge, spaccano il capello su ogni singola parola, rispetto ad una legge che non è stata approvata, che non è stata discussa in parlamento e che non indica in modo chiaro, dove, e quando, intenda reperire i soldi per realizzare  più nidi per tutti.
Le parole sono importanti ma, se rimangono solo parole  valgono poco. Il fatto certo è che quest'anno per i nidi non è stato versato un Euro e che i 100 mln versati lo scorso anno non hanno dato risultati. (che fine hanno fatto?) 
In conclusione: in periodi di crisi e instabilità, come il nostro, il compito degli adulti informati e consapevoli è quello di concentrarsi sulle priorità. Bambini e e donne dovrebbero essere al centro di un grande dibattito e i nidi dovrebbero animare questo dibattito.E visto che i politici, chiamati in nostra rappresentanza, non lo fanno è ora di farci sentire, come hanno fatto le nostre madri è ora di scendere in piazza, non per cambiare i punti e e le virgole, ma per far sentire che ci siamo e che vogliamo far valere i nostri diritti di donne e madri.