Adriana Lodi racconta: una legge per una rivoluzione




E' il 1971 quando nelle vie e nelle piazze di Roma si riversano uomini, donne e carrozzine, la folla che si scorge nelle fotografie dell'epoca è varia, diversi i volti che instancabilmente sorridono. Il fermento è grande. Tutti chiedono a viva voce un posto per i loro bambini. E' dalla volontà collettiva che nascono i nidi d'infanzia, così come li conosciamo oggi. Adriana Lodi e a quel tempo, da pochissimo, sedeva in parlamento con il PCI. E aveva un'idea in mente: dare ai bambini un servizio diverso da quelli che aveva sperimentato per suo figlio: l'omni (opera maternità nazionale italiana). Ed è così che nasce la legge 1044, una legge ancora oggi in vigore e che ha cambiato, nella sua semplicità, la faccia dell'Italia.ascoltiamo dalla protagonista questa affascinante storia.


Perché sono nati i nidi d'infanzia?
L'idea è nata da un'esperienza personale terribile, quella dell'Omni (l'opera di maternità nazionale italiana, furono aperte durante durante il fascismo e precorrono gli attuali consultori). Nell'omni c'era un salone grande, con tanti bambini accalcati, erano in 60. Il bel gioco che facevano era quello di tenere, uno la coda del grembuilino dell'altro e fare un girotondo tutt'attorno. Alle dieci si andava al gabinetto, tutti sopra il vasino, che fosse un necessità o meno. Era l'orario...davvero una cosa incredibile! A tavola si imboccavano i bambini come le oche, un cucchiaio dopo l'altro, che avessero fame o meno non importava il boccone arrivava comunque. Ci portai mio figlio per una settimana, poi lo ritirai. Capii che dovevo creare dei luoghi completamente diversi, luoghi dove le donne potessero affidare serenamente i propri figli.
Così è nata la legge 1044?
Certo, ma prima di arrivare in parlamento, ho lavorato come assessore a Bologna, dove vivevo e lavoravo. Io e un consigliere comunale siamo partiti, a nostre spese per andare a vedere come funzionavano le cose nel nord Europa, dove gli asili nido erano già attive ben funzionati. Avevo un parente che abitava a Stoccolma a cui ci siamo appoggiati per capire una realtà davvero diversa. Ho fatto un piccolo report anche fotografico, da quel viaggio siamo tornati con delle idee. Dovevamo aprire dei nidi completamente diversi e nuovi, dovevamo offrire un altro servizio. 
Ha trovato ostacoli e alleanze nel perseguire questa strada?
Trovai un terreno fertile dove piantare il mio entusiasmo, sopratutto le donne mi sostennero e io sostenni loro. Tutte volevamo i nidi. Nel giro di pochi anni a Bologna si aprirono diverse strutture. Il primo a gestione comunale risponde ancora oggi al nome di Patini, il nome dell'industriale che lasciò una donazione al comune per aprire un nido. Le difficoltà ad accettare e poter utilizzare quel lascito sono indescrivibile, ma nel novembre del '69, il Patini inaugurò. In pochi anni ne aprirono altri, io ne inaugurai solo due perché poi andai a Roma. 
C'erano molte economie a disposizione per aprire nidi?
No, la cosa incredibile è che aprirono quasi senza soldi. Realizzare ed aprire nidi era una volontà fortissima condivisa. Le prime a lottare furono le donne, le donne lavoratrici.
Come si realizzarono i primi nidi?
Era tutto una novità. Costituimmo un gruppo interdisciplinare a cui parteciparono pedagogisti, neuropsichiatri infantili, pediatri e architetti. Si animò una discussione molto proficua, dove le mie fotografie scattate in Svezia venivano utilizzate come esempio. A questo punto la discussione si allargò alle donne. Volevamo un testo da portare in consiglio comunale che doveva stabilire come fare. Come doveva avvenire la separazione dal genitore, come doveva rispondere il nido alle esigenze dei piccoli. Il testo fu discusso con le organizzazioni femminili. Dopo queste discussioni capimmo che il bambino doveva essere affidato a personale competente dal punto di vista igenico-sanitario, ma anche dal punto di vista educativo. Chi poteva formare questo personale? Istituimmo delle scuole specifiche. Fu un grandissimo lavoro.
Possiamo dire che Bologna apre la strada a tutti i nidi italiani?
Bologna e anche Modena, Reggio Emilia, c'era molto fermento. Intanto nel 1971 fui chiamata in parlamento con il Pci e continuai a Roma la mia battaglia. La cosa più difficoltosa era il continuo scontro con una mentalità che vedeva la madre come la sola responsabile del bambino.
Il tema interessava ai cittadini?
Moltissimo, ci furono due manifestazioni molto partecipate entrambe nel '71. Il 71 fu un anno importantissimo per la famiglia e per la storia del paese. Si vararono tre leggi che andavano ad intaccare la mentalità del passato, quella sulla famiglia, la 1204 sulla maternità e la 1044 sui nidi. Era un vero fermento di idee ma anche un momento in cui si concretizzavano le rivoluzioni. Erano molte le discussioni e gli scontri erano forti anche in parlamento, ma c'era un grandissimo rispetto. Arrivare al testo della 1044 fu un processo lungo, ma la spinta era grande. Tutto quello che succedeva era partecipato, si discuteva, non si poteva pensare di fare qualcosa di nuovo senza la partecipazione.
La legge ebbe momenti critici? Particolari oppositori?
Subì una battuta d'arresto per 18 mesi. La 1044 era un testo rivoluzionario per molti aspetti. Nei primi articoli si chiariva che i nidi dovevano essere istituiti sotto la competenza dei comuni e che dovevano servire allo sviluppo sanitario e psicofisico dei bambini. Si toccavano così due temi "scottanti". I comuni non avevano mai gestito dei servizi rivolti all'infanzia e si poneva l'accento sull'utilità del nido per lo sviluppo del bambino...Nella mentalità comune quello era un compito che spettava alle madri e a nessun altro. Alla fine siamo riusciti a porre questo tema nell'Art 6. Un articolo che rimane importante dove si puntualizza anche il ruolo della regione e la partecipazione delle famiglia. 
Finita la discussione e approvata la legge come sono procedute le cose?
E' sempre stato complesso aprire nuovi nidi e ora è anche complesso mantenerli aperti. Ma non credo sia pensabile tornare indietro, la strada è stata aperta anche se le resistenze sono stata tante. Un mese dopo l'approvazione della legge un parlamentare democristiano fece un convegno sull'importanza della madre nei primi tre anni di vita, questo dopo aver partecipato alla stesura della legge. E' una mentalità che resiste e che continuerà con ogni probabilità.