Claudia Benatti ha una voce giovane e parla in modo estremamente calmo come pochi colleghi giornalisti fanno. Oltre ad essere giornalista, è madre di ragazzi "ormai grandi". "Personalmente ho avuto la fortuna di conoscere un'ottima scuola pubblica che ho frequentato a Modena negli anni ‘70. Ma non era solo la scuola a garantire qualità il fatto è che esisteva una vera comunità educante, che purtroppo abbiamo perso". La Benatti però ha scelto, nonostante la grande crisi che la scuola sta attraversando, di dare un contributo costruttivo. Porta avanti il progetto “Tutta un’altra scuola” con la casa editrice e la rivista TerraNuova. Il progetto è partito da tre anni e raccoglie i tanti attori che hanno deciso e scelto di portare avanti un'altra scuola, una scuola alternativa che si realizza in tante forme, sia dentro, che fuori la scuola pubblica.
Ci racconta come
nasce questo progetto?
Nasce su impulso
della casa editrice e rivista Terra Nuova. La nostra rivista
racconta i tanti aspetti dell'ecologia, un'ecologia che riguarda
anche la mente e l'educazione. Da anni facciamo inchieste sulle tante
diverse forme che nascono al di fuori della scuola canonica e anche
dei nidi. Ad un certo punto abbiamo capito che tante realtà, avevano
la necessita di incontrarsi ad un tavolo di confronto Noi sediamo al
tavolo come "moderatori culturali".
Sono scuole
private?
Ci sono anche scuole
pubbliche, scuole che comunque seguono approcci educativi o didattici
alternativi o innovativi.
Alternativi come?
Ci fa qualche esempio?
Ci sono scuole
montessoriane, steineriane, scuole libertarie, progetti educativi che
si ispirano al modello educativo di Tolstoj, scuole parentali,
homeschooling, pedagogia nel bosco...
Steiner,
Montessori, Tolstoj..mi scusi ma cosa c'è di innovativo? Sono
tutti pensatori del secolo scorso?
Si, è vero. sono
modelli conosciuti, consolidati anche, ma che non sono stati
abbracciati dai più. La mancanza di alternative, la consapevolezza
da parte dei genitori che un'altra scuola è possibile, ha data
dunque il via ad un fiorire di altri tipi di scuole rispetto a quella
convenzionale statale.
Una fioritura
dovuta alla delusione nei confronti della scuola pubblica?
Più che della
scuola pubblica, della scuola convenzionale, non saprei come altro
definirla… quella scuola che da decenni fa solo lezione frontale
con banchi e cattedra...La società è molto cambiata e la scuola è
rimasta ferma ancorata ad una tradizione che non ha saputo evolversi.
Quindi le scuole
alternative nascono dall'insoddisfazione?
Molto spesso si. E
la conseguenza è allontanarsi dalla scuola pubblica che alla fine
sarebbe l'unica a poter garantire l’accesso all’educazione
davvero per tutti.
Scuole
alternative garantiscono maggiore qualità?
Non sempre. Ci sono
scuole davvero molto varie che offrono qualità anche molto
differenti. Non tutto quello che è fuori dal pubblico è qualità.
Quali sono le
scuole che stanno prendendo più piede?
Direi quelle
parentali, che possono seguire modelli anche molto diversi tra loro.
Sono scuole per
ricchi?
No, e questo
sorprenderà molti, ma oggi le scuole parentali non sono più scuole
di persone benestanti e magari un po' snob. Ci sono piccole scuole di
persone assolutamente comuni, che magari fanno i salti mortali, ma
tentano di offrire ai loro figli una scuola alternativa.
Secondo lei qual
è il grado scolastico in maggiore difficoltà?
Ritengo siano le
scuole superiori. Gli indici di abbandono sono alti e in crescita. Un
vero dramma.
Anche i nidi sono
in crisi ?
No, non direi, anche
se stanno nascendo nuovi tipi di nido come gli Agrinido e i nidi nel
bosco.
E la scuola
d'infanzia?
Per la scuola
d'infanzia sono sorte tante alternative, ma non sempre a causa della
crisi del modello offerto; c’è piuttosto un tentativo da parte di
molte famiglie e educatori di impostare diversamente l’approccio
educativo fin da quando i bambini sono piccoli.
Ogni anno
organizzate un incontro per Tutta un'altra scuola. Quest'anno dove si
svolgerà?
Abbiamo iniziato tre
anni fa, quest'anno abbiamo fatto e faremo incontri prevalentemente
locali, in diverse regioni, dato che stiamo lavorando
all'organizzazione per un incontro nazionale nel 2018 che auspichiamo
possa coinvolgere anche nuovi soggetti, anche pubblici. Sarebbe un
bel segnale di risposta a una esigenza che davvero non si può più
ignorare.