BolognaNidi |
Intervista a... Sono in tanti gli intellettuali che ci ricordano il vecchio adagio “sbagliando s’impara”. I pedagogisti e gli educatori lo sanno bene. I bambini forse sono i massimi esperti perché imparando a camminare, o a parlare, sbagliano di continuo e insistono nell’intento con una tenacia sorprendente. Eppure crescendo questa semplice verità viene dimenticata e si inseguono solo i risultati positivi, senza prestare troppa attenzione alla strada che si percorre per raggiungere gli obbiettivi. Da grandi gli errori, i fallimenti diventano cose da nascondere. Francesca Corrado sull’errore ha costruito un castello, o meglio, ha costruito una scuola. A Modena apre la prima scuola al mondo tutta dedicata al fallimento. Si, avete capito bene, una scuola dove s’insegna a fallire. Oggi incontriamo Francesca Corrado per parlare di errori, di fallimenti, di genitori, di bambini, di apprendimento e pedagogia.
Come
nasce la scuola di fallimento?
Da
un’esperienza personale. In un anno ho chiuso la mia azienda, su
cui avevo investito anni di lavoro e l’università, con cui
collaboravo, mi ha lasciata a casa per mancanza di fondi. Nel
frattempo le condizioni di mio padre, malato di Alzheimer, erano
peggiorate. Ero davvero a terra e molto arrabbiata. Dopo aver
rielaborato i fatti, dato la colpa agli altri ed essermi
colpevolizzata, non riuscivo a intravedere una strada alternative per
continuare.
E
poi cos’è successo?
Qualcosa
è scattato. Vista la malattia di mio padre ho iniziato a studiare, a
domandare a molti geriatri e neuroscienziati. Volevo capire meglio
cosa gli stava succedendo e come funziona il cervello umano. Da lì
sono nate mille idee.
E
poi?
Un
giorno ho chiamato tutti i miei amici per brindare al mio fallimento.
Mi sono rimessa al lavoro per costruire qualcosa di nuovo. Ho capito
che volevo aiutare anche gli altri a superare i fallimenti.
Come?
Mettendo a punto un metodo di supporto che si basasse sulla
scienza e il gioco che era stato di supporto anche durante la
malattia di mio padre.
Alla
vostra scuola ci sono corsi per genitori?
Le
lezioni sono trasversali, ad ogni modo, molti problemi tra genitori e
figli emergono con evidenza.
Perché?
Un problema comune a molti è quello di non accettare i
fallimenti e i limiti propri e dei figli.
E
quindi?
Quindi
ci sono genitori che non permettono di sbagliare ai figli e non solo
quando sono molti piccoli.
Qualche
esempio?
Ci
sono genitori che accompagnano i figli all’università, che
scelgono i corsi di studi per loro.
Che
durante la partite di calcio o di basket o altre sfide sportive
incitano anche in modo violento e arrogante i figli.
E
quando il figlio sbagliano?
Li
colpevolizzano, li puniscono oppure li giustificano in tutto. Danno
la colpa all’arbitro, al maestro, ai compagni di gioco, al mal
tempo…. in casi estremi è capito anche che i genitori picchiassero
insegnanti o compagni di scuola.
Genitori
che vorrebbero figli perfetti e al contempo li proteggono da tutto?
Questo
comportamento ambivalente genera molto conflitto. I figli così
subiscono un controllo eccessivo e l’impossibilità di evolversi.
Come potranno accettare i propri errori?
Un
genitore che non accetta i propri fallimenti cresce figli incapaci di
fallire?
Diciamo
che accettare i fallimenti richiede anche strumenti che non sono solo
spontanei ma che s’imparano. Il genitore deve essere di buon
esempio, altrimenti diventa più difficile apprendere qualcosa di
diverso.
Cosa
dovrebbe insegnare un genitore al figlio rispetto al fallimento?
Principalmente
a vedere la realtà da altre prospettive. Di fronte all’insuccesso,
all’errore far sempre presente che ci sono altre possibili strade.
C’è
un peggioramento generazionale?
In
Italia le aziende falliscono meno che altrove, ma tra gli
imprenditori italiani, c’è un altro tasso di suicidi. La
generazione delle persone, ormai di una certa età, fanno fatica ad
accettare e a volte anche a parlare di fallimento. Del resto le nuove
generazioni si pongono dei traguardi difficilmente raggiungibili e
con tempi assolutamente irreali. Per semplificare: sono molti i
giovani che pensano che realizzando un video si possa avere immediato
successo. E se questo non accade, non perseguono più l’obbiettivo.
Mancano di perseveranza.
La
scuola insegna a fallire?
Con le dovute eccezioni, di
norma direi di no. Se l’alunno va male a scuola, è facile pensare
che sia meno intelligente o molto disinteressato. Difficilmente si
pensa che il ragazzo o il bambino possa avere altre competenze da
spendere e far fruttare nella vita e che il disinteresse può nascere
dalla non comprensione altrui dei suoi veri talenti e interessi.
In
poche parole: cosa si imparare alla scuola di fallimento?
Si
impara a fallire! A riconoscere i propri errori, a collocarli nella
giusta prospettiva, e a trovare strade possibili e alternative. Noi
accompagniamo a leggere la realtà in modo differente. Il resto lo
fanno i nostri studenti.