Il bullismo può iniziare al nido?

BolognaNidi
















Il sette febbraio ricorre la seconda giornata nazionale contro il bullismo.  In questi ultimi anni sempre più spesso si affrontata il bullismo, con il cyberbullismo, quando, gli insulti e le prepotenze corrono on-line. Così sembra che il fenomeno riguardi solo i bambini più grandi. Ma a che età i bulli diventano bulli e le vittime diventano vittime? E come possiamo intervenire noi adulti? Apro alcune riflessioni sul concetto di bullismo un comportamento che può far capolino, fin dalla più tenera età. Si può prevenire con una buona educazione fin dal nido? Cerchiamo di capire insieme come si può affrontare e come si può distinguere da un sano litigio.


Bullismo cos'è?

Sul dizionario si scrive: Per bullismo si intende un comportamento sociale di tipo violento e intenzionale che si perpetua nel tempo.

Bullismo: fin dal nido? 
 
E allora un bambino di uno, due o tre anni può essere considerato un bullo? 
In realtà sappiamo che il bambino di pochi anni comunica spesso con il corpo e in particolare con le mani. Lo fa perché non ha capacità di esprimersi in altri modi, perché non conosce ancora altri possibili strumenti, perché non sa articolare discorsi e perché affida al corpo l'espressione delle sue esigenze. Fin qui è tutto normale, sano e naturale. Un bambino vuole un gioco? Molto spesso lo strapperà dalle mani del compagno. Noi adulti altrettanto spesso decodifichiamo questo comportamento come violento quando in realtà non lo. O almeno non lo è nelle intenzioni del bambino che conosce solo questo modo per avere ciò che vuole.

I luoghi sociali sono frequentati da altri bambini

Il discorso poi non può essere generalizzato. Perché il bambino di due anni è tutt'altro individuo rispetto ad un bambino di cinque anni. Ad età differenti i bambini hanno necessità, vocazioni e conoscenze differenti. Ma una cosa è sempre valida: sia che il bambino frequenti il nido o che frequenti la scuola d'infanzia, entrambi questi luoghi, sono luoghi di confronto. Qui ci si misura con i coetanei e con i bambini più grandi. E il confronto con l'altro, che a volte è diverso o molto diverso, sfocia in liti. E le liti il più delle volte si svolgono con un conflitto corporeo. Così al nido i piccoli morsicano, mentre crescendo si affronta l'avversario con spintoni, graffi o manate... Il pediatra Marcello Bernardi scriveva che in uno studio condotto alle scuole d'infanzia si registravano almeno due liti ogni 2-3 minuti. Siamo nel contesto della relazione sociale.

Le liti e i conflitti sono sani

Il pedagogista Daniele Novara nel libro "Litigare fa bene" dimostra un concetto noto alla pedagogia e cioè: il bambino che litiga non è un bambino "cattivo". Il litigio nasce da esigenze specifiche come misurarsi, ottenere qualcosa, o esprimere uno stato negativo. Novara illustra tecniche per insegnare ai bambini a litigare in un modo costruttivo. "No" alle punizioni "No" ad interventi del tipo "Chi è stato a cominciare?" "Di chi è colpa?" o altri frasi giudicanti. 

Al nido e alla scuola d'infanzia

Insomma si può imparare anche a litigare nel migliore dei modi. Mettendo i bambini nella posizione di confrontarsi e spiegare la propria posizione rispetto alla lite. Insomma il compito degli adulti educanti, anche in questo caso, è accompagnare i bambini verso la consapevolezza. Ma tutto questo discorso non significa NON intervenire o NON fare nulla. Se il bambino strappa la paletta e poi fugge, si aspetterà di vedere come si risolve la vicenda tra i due. Se il bambino prende la paletta e ripetutamente la batte contro la testa del compagno di giochi, che piange dal dolore, è il caso di intervenire e separare. 

La ripetizione
 
Se la dinamica della "paletta in testa" si ripete di continuo, in ogni circostanza ed è l'unico modo di comunicare del bambino, si dovrà intervenire prontamente e con competenza. Perché il bambino che non comunica in altro modo sta esprimendo un grande disagio che non possiamo ignorare. Queste dinamiche chiare a chi lavora in un nido o a scuola diventano, a volte, di difficile lettura per i genitori, che non sanno come fare e ritengono normale "l'alzare le mani sistematicamente" del figlio . 

Si può parlare di bullismo fin dal nido? 

E' bene tenere presente la definizione di bullismo con cui abbiamo aperto. Il bullismo per essere tale risponde a tre variabili: A si consuma in relazione con gli altri, B si ripete nel tempo, e C si consuma con consapevolezza. La violenza del bambino non è mai intenzionale. E quindi non possiamo parlare di bullismo. Ma se l'atto di "violenza" (le palettate in testa) si ripetono nel tempo e in modo sistematico, pur non potendo essere classificata nell'atto di bullismo, va  interpretata attentamente ed educata. Se trascurata è quasi certo che si trasformerà in un atto consapevole e quindi in bullismo.