La sfida educativa delle soft skill. Ripartiamo dalla scuola d’infanzia
















Cronaca Bambina Se esistono capacità definite hard skills che sono conoscenze culturali e tecniche, ci sono anche altre capacità più generali chiamate per l’appunto soft skills o competenze trasversali. Queste competenze descrivono la capacità della persona ad affrontare problemi, a svolgere attività, ad organizzare dei compiti e lavori, ma anche a relazionarsi con gli altri.



Competenze personali. Don Michele Pellerey racconta



"Per sviluppare le soft skill occorre iniziare dalla scuola dell’infanzia. Puntando sullo sviluppo della capacità di autoregolazione e sul ruolo delle funzioni esecutive, questo per poter consolidare il controllo dell’impulsività, la capacità a prestare attenzione alle emozioni, la flessibilità di pensiero e le capacità organizzativa".


La sfida educativa delle soft skill. La Professoressa Cinque sostiene


Il tasso di disoccupazione è più alto in Italia, in Spagna e in Grecia dove il divario tra competenze richieste dalle aziende e competenze dei giovani neolaureati è più ampio”. Per questo molte raccomandazioni Ue hanno sottolineato come le soft skill siano fondamentali nel mercato del lavoro. E la professoressa Cinque avverte “Occorre iniziare a formare solide basi rispetto alle competenze trasversali fin dal primo ciclo d’istruzione e, addirittura, nella primissima infanzia. Le competenze generano competenze, e secondo autorevoli studiosi, sono proprio le competenze non cognitive che rafforzano, potenziano quelle cognitive e l’intelligenza”. E la pedagogista insiste come sia necessario ripensare il modo di “fare scuola”, integrando “la didattica dei contenuti e dei saperi. Fondando il proprio insegnamento su esperienze significative che mettono in gioco contenuti e procedure che consentano di imparare facendo. Così i docenti rendono l’alunno protagonista del processo di acquisizione delle competenze”.



Competenze personali. La sfida educativa delle soft skill. Parola al direttore Unesu


“Il compito della scuola – conclude Sir Ernesto Diaco, direttore Unesu– è offrire ad ogni persona degli strumenti per affrontare la vita, un bagaglio culturale ed umano che conduca a scoprire e vivere la propria vocazione nel mondo e generi bene comune. È sempre vivo il rischio di ridurre l’idea di istruzione alla ripetizione di un sapere inerte, uniforme e impersonale, slegato dalla realtà. Molto forte, inoltre, è l’istanza proveniente dal mondo produttivo, tanto da piegare i sistemi formativi in funzione delle esigenze del mercato”. In questo quadro, la sfida principale rivolta all’educazione è quella di confrontarsi col nuovo contesto per vincere l’individualismo e puntare sul bene comune.

Le dichiarazioni sono riprese dal convegno “Competenze personali. La sfida educativa delle soft skill” promosso a Roma dalla Cei e Unesu. Tra gli interventi particolarmente interessanti sono stati quelli della Professoressa Maria Cinque, docente di didattica e pedagogia speciale all’Università di Roma e quello di Don Michele Pellerey dell’Università Pontificia Salesiana.




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