Nidi e scuole d'infanzia? Parola al candidato del M5S Michela Montevecchi


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Intervista a... Alla nostra lettera-appello (leggi qui) oltre ai candidati LeU, che abbiamo incontro nei giorni scorsi  (leggi qui) ha risposto anche  la Senatrice del Movimento 5 Stelle Michela Montevecchi. L'intervista è molto articolata. I temi affrontati sono quelli cari al nostro blog, quindi nidi e scuole d'infanzia, che commenta da diversi punti di vista. Come avremo modo di leggere sono molte le critiche che la Montevecchi muove attorno al testo di legge ZeroSei.


Nel vostro programma elettorale indicate di voler sostenere le famiglie con figli con una spesa complessiva di 17 miliardi. Ci spiega meglio?

Per noi il valore della famiglia e il sostegno alla cura e a tutto ciò che riguarda nascita, maternità, crescita e istruzione è fondamentale. Perciò è importante potenziare il welfare familiare.

Come? Ci fa degli esempi?

Attraverso iniziative diversificate che vanno dal potenziamento del sostegno alle famiglie, ispirandoci al modello francese, al sostegno delle politiche aziendali cosiddette “family friendly”.

Economicamente parlando: come realizzare un modello francese?

Da un punto di vista economico finanziario è possibile raggiungere l’obiettivo da un lato aumentando la spesa a favore del benessere delle famiglie (oggi in Italia si spende circa l’1,5% del PIL, una percentuale inferiore alla media europea che è del 1,7% e a quella francese del 2,5%, che è il nostro obiettivo); dall’altro prevedendo agevolazioni per l’acquisto di prodotti neonatali e per l’infanzia, per esempio.

I servizi educativi 0-3 oggi sono in crisi per tanti motivi. Tra pubblico e privato c'è in atto una vera guerra di sopravvivenza, come ad esempio a Roma. Come governare? 

I servizi educativi devono essere presenti in ogni Comune in quantità tale da garantire il servizio necessario a tutti i cittadini che lo richiedano. A ciò si aggiunge il dovere di garantirne una equa distribuzione sul territorio nazionale ove a tutt’oggi esiste ancora disomogeneità dell’offerta.

Quindi più nidi, ma come?

Per noi è fondamentale la qualità e l’accessibilità/fruibilità, tenendo sempre fermamente presente l’irrinunciabile principio della tutela della qualità delle condizioni lavorative di chi opera all’interno dei nidi.

Tornando a Roma?

A Roma la Giunta, sulla scorta delle informazioni acquisite, ha deciso di rendere più efficace la spesa pubblica per i nidi e quindi di modificare un sistema che a suo avviso non stava funzionando, dati alla mano.

Legge ZeroSei (decreto attuativo 65-2016 della legge delega 107) E' una legge da portare avanti?

Curare la formazione e l'apprendimento deve riguardare tutte le fasce d’età.
La fascia ZeroSei deve essere quindi garantita esattamente come tutte le altre scuole tramite investimenti adeguati.

Quindi?

La storia della cosiddetta Legge 0-6 anni è la storia di un’iniziativa partita con le migliori intenzioni e naufragata miseramente in un inganno: infatti al di là delle belle parole anziché riconoscere il “diritto alla formazione” 0-6 anni come faceva intendere l’inclusione di questo segmento nel percorso scolastico (quindi da garantire come diritto in base all’art.33 e all’art.3 della Costituzione), di fatto tutto è rimasto al livello di servizio a pagamento a domanda individuale in base ad un principio di sussidiarietà che prevede la compartecipazione dei genitori alla spesa. Un aspetto che contrasta con il principio di gratuità della Scuola pubblica, come è stato rilevato da numerose sigle sindacali e associazioni durante le audizioni in Parlamento.

Scendiamo nel dettagliato della legge: cosa c’è che non va?

Il decreto 65/2017 confonde in modo subdolo pubblico, paritario e privato quando parla dei destinatari del finanziamento statale; un calderone in cui pubblico e privato sembrano la stessa cosa, il ché potrebbe nel tempo spianare la strada ad una gestione sempre più affidata al privato.
L’art.12 del decreto 65/2017 istituisce un Fondo dedicato ma finanziato in modo inadeguato per raggiungere lo scopo ambizioso che la riforma 0-6 persegue.

Finanziato in modo inadeguato? Perché?

Perché in aggiunta ogni ulteriore incremento del Fondo è previsto che sia finanziato non con risorse aggiuntive ma andando sempre a pescare nelle tasche della Scuola. Non può funzionare nel lungo periodo se non spostando progressivamente gran parte dell’onere sugli enti locali e sulle famiglie.

Cosa potrebbe succedere?

Quindi già ora gli oneri finanziari pesano maggiormente sugli enti locali, da tempo in difficoltà a causa dalle politiche dei tagli statali. In una situazione del genere tutto può essere fatto passare per “lecito”, anche iniziative sconcertanti come quella dell’amministrazione comunale bolognese di introdurre la “retta di frequenza” laddove c’era la gratuità, per esempio.

Oppure finanziare i nidi privati accreditati con risorse pubbliche facendoli passare per una conquista per tutti. Ma proseguiamo: questione contratti: le scuole infanzia oggi sono gestite da stato, soggetti privati e enti pubblici. I servizi 03 sono gestiti da enti pubblici o soggetti privati. educatori e insegnati che esercitano in queste diversi soggetti hanno i contratti più diversi e spesso c'è una disparità molto forte. E' un problema? E possibile affrontarlo con la normativa?

E’ un grosso problema che il legislatore deve risolvere poiché non è pensabile far funzionare il sistema 0-6 senza armonizzare i contratti di lavoro in relazione sia allo status giuridico sia al trattamento economico. Non è infatti pensabile avere insegnanti e operatori con trattamenti diversi a seconda della condizione giuridica della struttura in cui operano. Una disparità che rischia di aggravare situazione già critica per via della ormai inaccettabile presenza di precariato storico: altro problema a tutt’oggi trascurato dal Governo e dalle 3 ministre che si sono succedute nell’arco di una sola legislatura (3 in 5 anni!!!). A Roma per esempio con una delibera dell’agosto 2017 hanno iniziato a stabilizzare il precariato. Questo per dire che se c’è volontà politica una soluzione la si trova.