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Intervista a... Nidi
pubblici contro nidi privati…L’argomento, in questi giorni, ha
scaldato parecchio gli animi anche nelle nostra pagine Fb. Così
propongo a Cristina e Daniela, che gestiscono il nido Dire Fare
Giocare di Ostia Antica, di raccontare la loro storia. Per la cronaca,
ho verificato con mano questo nido dove ho trascorso un’intera giornata
con i bambini e ho verificato la qualità offerta con i migliori
giudici del servizio: i bambini. Ma qui non voglio tanto raccontare
il nido, quanto piuttosto il lavoro di chi opera in questo campo.
Oggi racconterò la storia di due donne che si sono dedicate a
questa attività, tra successi e fallimenti, tra difficoltà e
soddisfazioni.
Daniela
e Cristina sono due donne molto diverse tra loro. Hanno alle spalle
percorsi lavorativi e formativi differenti.
Cristina
nel suo precedente lavoro si occupava di amministrazione e gestione
del personale. Era stanca, insoddisfatta e in cerca di un lavoro
gratificante. Daniela è psicologa e ha sempre lavorato con i bambini
“Collaboravo con il tribunale dei minori e facevo percorsi di
sostegno. Una bellissima esperienza, che però, mi metteva in
contatto solo con l’aspetto problematico dell’infanzia. E ad un
certo punto ho voluto cambiare. Era circa il 2008 e i servizi
educativi d’infanzia erano in forte espansione a Roma. Il Comune
era in cerca di privati che potessero offrire un buon servizio.
Abbiamo valutato il tutto. Poteva essere una bella opportunità!”
La
ricerca del posto giusto
Dopo
aver individuato cosa volevano fare insieme Cristina e Daniela hanno
cercato un luogo adeguato per aprire un nido. “Ma a Roma non
c’erano molti spazi adeguati. O i metri quadri non erano
sufficienti, o mancava lo spazio esterno, o gli affitti erano molto
alti” Mi racconta Cristina “Ad un certo punto abbiamo trovato
anche un appartamento consono, ma i condomini non volevano un nido
nel loro palazzo!” (Una storia che abbiamo incontrato anche a
Milano. Leggi qui) “E’ stata una lunga ricerca durata quasi due
anni. Poi finalmente abbiamo individuato la struttura adatta”
Il
nido è ospitato in un casale, ha un grande giardino, ed è tanto
bello che potrebbe essere degno di una rivista d’arredamento.
“A
Ostia non c’erano tantissimi nidi , in più il proprietario dello
stabile, grazie ad una serie di agevolazioni, aveva interesse ad
aprire nel suo casale proprio un servizio educativo... Detto e fatto.
Abbiamo fatto il progetto, seguito i lavori, abbiamo arredato tutto e
siamo partite”. Racconta Cristina “Ci abbiamo investito tutto
quello che avevamo. Il primo anno è stato un massacro!”
I
bambini e il nido
“I
bambini erano pochi e le spese molto alte. Aspettavamo la convenzione
per poter offrire un servizio più ampio possibile. In quel momento
il Comune ci proponeva un progetto assolutamente da sposare perché
permetteva di elevare tutti gli standard qualitativi lasciando il
servizio alla portata di tutti e non solo di una elite . Finalmente
il settembre successivo il convenzionamento è partito e sono
arrivati anche i bambini.”
“
Del resto -prosegue Daniela- in un nido privato con rette
necessariamente molto alte, avremmo potuto offrire un servizio per
pochi. E non era quello che volevamo fare. Il nido, lo sappiamo
tutti, offre maggiore qualità educativa quando integra bambini
socialmente differenti”.
"Tornate
a fare i privati!"
“Spesso
è questo che ci sentiamo dire, dai lavoratori del pubblico, ma noi
non siamo solo nidi privati, facciamo parte della rete integrata
pubblico/privata creata da Roma Capitale, noi accogliamo i bambini
dalle graduatorie comunali con le stesse regole, siamo aperti a
diversi ceti sociali, le stesse ore di formazione, abbiamo identici
calendari, accogliamo bambini che hanno bisogno del sostegno e
abbiamo le stesse normative in cucina, per la pulizia.... Abbiamo
anche tantissimi controlli che negli ultimi tempi sono aumentati
tanto.”
Perché
i controlli sono aumentati?
Ci sono state situazioni particolarmente
critiche? Chiedo.“No,
nessuna novità, ma i controlli sono aumentati su tutto, anche per
richieste superflue come per la licenza della cucina. Ma è ovvio che
l’abbiamo siamo convenzionati con il comune! Il convenzionamento
presuppone, come condizione imprescindibile, il possesso di tutte le
autorizzazioni. Vengono giustamente controllate tutte le
certificazioni relative alla normativa sulla sicurezza e
sull’antincendio ma noi sappiamo per certo che una gran parte delle
strutture comunali non le possiedono.”
Le
regole cambiano?
Daniela
mi racconta della formazione “Prima che aprissimo, quindi prima
del ‘09 la formazione era comune alle educatrici del pubblico e
alle educatrici del convenzionato. Oggi non è più così. Delle
circa 40 ore annue di formazione necessarie, il comune è passato a
offrirne solo 10 e poi più nulla, ora è tutta a carico nostro. E
anche le 10 che venivano fornite negli ultimi anni non erano più in
comune con le educatrici pubbliche. Invece fare formazione insieme
poteva essere un bel momento per confrontarsi, conoscersi e capirsi.
Oggi non c’è più”.
Ma
interviene anche Cristina “Sono cambiate molte cose anche
l’accoglienza dei bambini con bisogni speciali si è modificata.”
Com’è cambiato il sostegno?
“Con
l’ultima delibera per l’accesso ai nidi è cambiato in modo
peggiorativo. Un tempo potevi accogliere al massimo due bambini con
bisogni speciali per struttura. Ora ce ne possono essere due per
sezione. Avere due bambini “con difficoltà” per sezione
significa un grande carico di lavoro per il gruppo educativo e un
grande aumento dei costi perché il Comune copre solo parzialmente il
costo dell’educatore di sostegno… il resto dobbiamo mettercelo di
tasca nostra.
Perché
permettere un numero tanto alto in una sola struttura quando,
fortunatamente, i bambini con bisogni speciali a quest’età sono
tanto pochi?
“E’
una domanda a cui non posso rispondere io. Bisognerebbe farla a chi
ha voluto questa delibera. Questa modifica a mio avviso non
avvantaggia nessuno, ne’ il servizio pubblico, ne’ noi del
convenzionato. Forse è un tentativo di scaricare gli oneri di spesa
sulla gestione indiretta. ”
Chiedo e a rispondermi è ancora Cristina
“Ci sarebbe molto di cui parlare, il clima è certo diverso dal
passato e tutte le spese sono ridotte all’osso. Pare ci sia la
volontà di arrivare a pagare solo le ore in cui il bambino frequenta
il nido, come a Luglio in cui il Comune non ci riconosce nulla se i
bambini non frequentano o come è successo ai nostri colleghi a cui
hanno stornato quote di bambini assenti per malattia con tanto di
certificati medici, ma le educatrici non possono essere assunte a
seconda del tempo che i bambini sono presenti e non sarebbe nemmeno
corretto dal punto di vista educativo … non è un bel periodo per i
Servizi Educativi della Capitale”.