Intervista a... “Se
la scuola ha deciso di espellere il bambino significa che è successo
qualcosa di molto grave. Un bambino a cinque anni può essere
pericoloso, per se’ e per gli altri.” Senza mezzi termini
Isabella Milani, già docente blogger e scrittrice, di due
formidabili saggi sull’insegnamento, commenta la notizia della
sospensione del bimbo di cinque anni alla scuola d’infanzia di
Verona. Non ci limitiamo a raccogliere un breve commento dalla
Milani, ma facciamo con lei, una lunga intervista: sulla scuola,
sulle difficoltà degli insegnati, sul clima che si respira dentro e
fuori gli istituti e sulle tante responsabilità che gli insegnati
hanno nei confronti dei bambini “problematici” “violenti” e
non.
Un
bimbo di cinque anni è espulso da scuola: un commento
Ho
letto la breve intervista che ha pubblicato sul blog e che ha rivolto
al consigliere di Verona. I fatti esposti sono pochi. Non sappiamo
cosa sia successo. Non sappiamo cosa abbia fatto il bambino. Per cui
mi chiedo: perché c’è un intervento politico a gamba tesa,
rispetto ad un provvedimento scolastico, quando non si conoscono i
fatti?
Quello
che colpisce è l’età del bambino...
Un
bambino a cinque anni può essere pericoloso per se’ e per gli
altri. Per esempio potrebbe “giocare” ad infilare la matita negli
occhi del compagno e per un nonnulla un bambino potrebbe perdere la
vista. E se il bambino fosse solito fare questo gioco su chi
ricadrebbe la responsabilità in caso di incidente?
Su
di chi?
Sulla
maestra, che verrebbe accusata di non essere riuscita a impedirlo!
Non dimentichiamo che gli insegnanti non possono trattenere il
bambino per un braccio, se si mette a colpire un compagno perché la
linea fra il trattenere e il fare male è molto sottile e alla fine,
se il bambino riferisce che la maestra “gli ha fatto male”
diventa un grosso problema, anche legale. Un bambino di 5 anni può
dare forti calci anche alla maestra. E se la maestra per parare i
colpi, accidentalmente, storce il braccio al piccolo, potrebbe venire
denunciata! Sono tante le situazioni che si presentano a scuola.
Situazioni anche molto difficili da gestire. E a volte capita di
dover prendere provvedimenti drastici, anzi, forse se ne dovrebbero
prendere di più, per la sicurezza e la salute psicofisica dei
bambini.
Quindi
più sospensioni anche all’infanzia?
Se
il bambino picchia tutti, se il bambino è pericoloso, per se’ e
per gli altri, si! Ci sono situazioni molto complesse da gestire. Chi
non vive quotidianamente la scuola non può immaginare. Il fatto è
che dovremmo sempre partire dalla fiducia.
In
che senso dalla fiducia?
Il
consigliere commenta il fatto, di cui non conosciamo i termini,
partendo da uno stato di sfiducia nei confronti della scuola. Invece
di pensare che la sospensione sia stata una conseguenza di un fatto
gravissimo punta subito il dito contro insegnanti e preside.
Normalmente
che procedura si adotta in casi “problematici”?
Non
c’è una procedura standard, scritta, determinata, “per legge”.
Si usa il buon senso. Contattare i genitori è il primo passo.
E
gli assistenti sociali?
Gli
assistenti sociali si chiamano nel momento in cui si sospettano, ad
esempio, violenze o maltrattamenti subiti dal piccolo. Per prima
cosa si coinvolgono i genitori, che non è detta riescano ad
ascoltare e a collaborare...Prima ancora si dovrebbe valutare e
capire il bambino nella sua particolarità.
Facciamo
degli esempi?
Ad esempio posso portare il
caso dei bambini rom o sintu. Non si può pretendere che stiano
tutto il giorno seduti e composti. Molti non ci riescono proprio
perché sono abituati a vivere all’aria aperta tutto il giorno. In
quel caso la scuola può stabilire, con i genitori, che frequentino
meno ore. Si può dire che vengono allontanati da scuola per
razzismo?. E torniamo al politico di Verona: come può giudicare una
situazione che non conosce puntando il dito del giudizio sulla
dirigente?
Nessuno
può giudicare la scuola?
Non
ho detto questo e non lo penso neanche. La scuola deve essere aperta
e in dialogo. Gli insegnanti incapaci come ho scritto molte volte,
dovrebbero essere segnalati dai colleghi stessi al dirigente, e il
dirigente dovrebbe poterli mandare via dalla scuola. Ma dall’esterno
non si dovrebbe intervenire per denunciare, come nel caso del
politico, dando per scontato che chi lavora nella scuola non fa il
suo dovere e mettendo quindi in cattiva luce gli insegnanti e i
dirigenti scolatici.
E
quindi?
La
questione non è tanto che nessuno può giudicare la scuola, ma che
non tutti possono farlo, e per di più senza sapere i fatti. E’
molto facile parlar male del sistema scolastico e dare la colpa agli
insegnanti, cosa che si fa sempre più spesso. Ma le situazioni sono
complesse. Quello di cui la scuola ha bisogno sono fiducia, risorse e
attenzioni, non giudizi negativi continui.
In
questi giorni il presidente dell’ordine degli psicologi ha
dichiarato che in ogni ci vorrebbe uno psicologo. Lei cosa ne pensa?
Ci
vorrebbe uno psicologo, un pedagogista, un logopedista… Sono
d’accordo. Queste professionisti dovrebbero sostenere i docenti,
più che gli alunni, le situazioni che i docenti devono affrontare
sono tantissime e a volte molto particolari e noi non siamo sempre
preparati. Una volta mi è capitata in classe una ragazzina
transgender, come aiutarla? Come sostenere lei e la famiglia? Non
avevo mai avuto occasione di confrontarmi con una situazione del
genere. Ero impreparata. E come mi è capitato di sovente ho dovuto
fare da me, arrangiarmi, studiare da sola, e questo non dovrebbe
accadere.