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Pensieri e parole La notizia dell'apertura di un nido pubblico ad Agosto ha suscitato un vespaio e un post "molto
provocatorio" lo scrive Cinzia
Coratti da Roma e lo posta sul profilo fb. Colgo la provocazione e rilancio con un post il più possibile
articolato. Cinzia mette in fila tantissimi e diversi argomenti: commenta
le attuali politiche sui diritti delle donne, passa
dall’organizzazione lavorativa, per approdare agli orari dei nidi.
I temi che tocca sono tanti e meritano attenzione e cura, mentre le tensioni
che suscitano si accumulano e le opinioni divergono. Come fare quando il lavoro ci sovrasta e contamina il
tempo della vita fino a non rendere nemmeno più possibile occuparsi
dei figli? Cerchiamo di avviare un ragionamento partendo da alcuni
dati statistici e dalle notizie per tentare di intravedere una possibile chiave di lettura politica.
Le donne in
numeri
“... noto tanti
post in cui si ragiona dei nidi come se si fosse nell'Italia degli
anni cinquanta. E soprattutto dove tante donne sono pronte a puntare
il dito e giudicare le altre donne con figli/e. Allora mi viene da
dire: svegliatevi. Non siamo più negli anni cinquanta in cui le
donne non lavoravano e a giugno andavano a "svernare" al
mare con bambini mentre i mariti "lavoratori" ...”
Rispondiamo a
questa affermazione con un po’ di noiosissimi numeri.
Quest’anno le
madri che hanno dato le dimissioni, dopo il parto sono cresciute a
quasi 30 mila . (leggi qui). La disparità economica
tra donne e uomini nel nostro paese è in aumento. Più i lavori sono
qualificati, maggiori differenze salariali ci sono tra uomini e
donne. La differenza è compreso tra il 30-35% dati
istat.
Le donne leggono
abitualmente sono il 47,1% (contro il 33,5% degli uomini). Le donne
sono più brave negli studi il 52,5 % ha un dottorato (contro
il 47,8% degli uomini). Le donne abbandonano meno gli studi 12,2%
(contro il 17,7% degli uomini). Dati istat (leggi qui)
Ai vertici del
lavoro arrivano però molti più uomini. Il 30.7% delle donne
arriva in parlamento, il 16,4% agli organi decisionali, il 33,6% in
consiglio d’amministrazione. Il resto fuori da queste percentuali
sono uomini. (vedi infografica qui)
Ma i dati
interessanti che descrivono la nostra società e le profonde
differenze tra uomini e donne non finiscono qui.
Tra il 2015-16
secondo un’indagine Istat 8 mln di donne ha testimoniato di
aver subito molestie sessuali sul lavoro
sono pari al 43,6%. (leggi qui)
Nel 2016 durante
l’istat ha definito il termine femminicidio così “l’omicidio
di una donna compiuto nell’ambito familiare, ovvero dal patner, da
un ex, o da un parente”.
Solo nel 2016 i
femminicidi sono stati 146. 146 donne uccise in quanto donne.
Le donne occupate
in Italia sono pari al 50,6% contro una media EU pari al
64,2%.
Al contempo le donne
italiane sono tra le meno feconde a livello Eu. L’Italia si
classifica tra gli ultimi posti.
E’ vero. Non siamo
più negli anni 50’, ma siamo anche molto lontani dall’aver
maturato la parità di genere e stiamo retrocedendo rispetto ai
diritti conquistati. La distanza con l’UE è tanta e le ingiustizie
di genere stanno aumentando.
I nidi tra orari,
calendari e possibile scomparsa
Il post di Cinzia
continua “...rischiamo solo di fare una lotta tra donne e
condannare i servizi di cura alla prima infanzia alla scomparsa...”.
Credo che la lotta
tra donne sia contenuta nei numeri e nei punti percentuali che
abbiamo riportato sopra. Ora riprendiamo con altri dati. Un recente
studio condotto dall’Istituto degli Innocenti (leggi qui)
ci dimostra come negli ultimi anni siano aumentati i servizi tramite
apposite risorse destinate. Circa 315 mila posti in più, e circa 80
mila posti sono stati “ricavati” in modo “insano” alle scuole
d’infanzia con la possibilità di anticipare l’ingresso a soli 2
anni e 4 mesi. (leggi
qui)
Sappiamo anche che
nonostante tanti posti nuovi, sono stati anche chiusi tanti altri
nidi.
Questa estensione
del servizio è stata pagata da due categorie piuttosto fragili del
sistema sociale : dai genitori e dalle donne-educatrici.
Dai genitori perché
negli ultimi dieci anni le rette sono aumentare in modo costante.
Dalle donne educatrici assunte spesso in nidi privati-convenzionati,
che con tutte le dovute differenze, assumono spesso con contratti
meno solidi e con stipendi meno consistenti.
Di bambini nel
frattempo in Italia nel 2017 c’è stato un nuovo minimo storico con
464mila nascite Dati Istat (leggi
qui).
La situazione è
allarmante
Il cambiamento a cui
siamo chiamate a rispondere non è tanto per i nostri diritti di
oggi ma su quelli futuri delle nostre figlie e anche dei nostri
figli. E il cambiamento dovrebbe essere radicale. Partendo con poche
idee molto chiare per immaginare il futuro.
Per far vivere i
nidi dovremmo per primo renderli gratuiti e di ottima qualità.
Dovremmo far tornare le donne a lavorare fuori casa. Dovremmo tornare
a fare più figli. Aprire o non aprire ad Agosto? Personalmente credo
sia un falso problema. Si possono pensare a strutture con aperture
durante l’anno e diverse durante il giorno? Si, con le giuste
tutele per i bambini che non dovrebbero rimanere in struttura un
tempo adeguato, e non tutto il giorno, tutto l’anno e pure quando
sono malati. Le tutele dovrebbero essere garantire anche ai
lavoratori con contratti stabili, stipendi degni e con un tempo
riposo maggiore rispetto ad un normale lavoro, perché educare non è
un lavoro normale. Le tutele dovrebbero averle anche i genitori che
hanno diritto al tempo libero a godere la gravidanza e la maternità,
a stare a casa con i figli quando sono malati e a chiedere il tempo
ridotto se necessario. E in tanti diritti dovremmo avere la forza
morale e la sensibilità di infilarci anche i nostri doveri. E il
primo dovere l’abbiamo nei confronti dei bambini che hanno diritto
a crescere in famiglie serene nidi e scuole di grande qualità.