Cosa ci insegna oggi la Montessori? Parola a Battista Quinto Borghi


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Intervista a… Oggi incontro Battista Quinto Borghi. È uno studioso di Maria Montessori in Italia. Presidente della Fondazione Montessori Italia, pedagogista, insegna all’Università di Bolzano ed è il responsabile scientifico per i servizi della cooperativa Città Futura di Trento. Con lui affrontiamo questo mostro sacro che la Montessori da diversi punti di vista. Storicizzando il suo pensiero e “estraendo” quello che è ancora attuale, seguendo la storia del suo lavoro, e analizzando il suo insegnamento anche rispetto ai nidi d’infanzia. “Chi li ha aperti conosceva certamente il pensiero della Montessori” ci racconta Borghi. L’intervista è lunga estremamente chiara e molto incisiva. Vale la pena di ripercorrere questa storia per tratteggiare la figura della Montessori che sfugge da qualunque semplificazione o confine ideologico come tutti i grandi pensatori è poco nota, spesso abusata, molto fraintesa e ancora molto attuale.



Cosa ci insegna oggi la Montessori?

Prima di parlare di cosa rimane oggi del suo insegnamento, è bene partire dalla storia.


Dalla storia?

Si, per capire l’insegnamento della Montessori dobbiamo storicizzare la sua figura. Altrimenti si fa fatica a comprenderla.

Partiamo dalla storia allora…

Teniamo presente che la Montessori è nata nel 1870 ai tempi della presa di Porta Pia ed aveva 45 anni quando è iniziata la prima guerra mondiale. Era una persona pratica che ha risolto con grande intelligenza dei problemi concreti. Il suo pensiero teorico poggia sull’esperienza scientifica e sull’osservazione diretta.


Quando lavora?

Inizia a lavorare con i bambini negli ultimi anni dell’Ottocento.

Oggi cosa rimane di quell’insegnamento?

Alcuni grandi insegnamenti quali il rispetto del bambino, l’attenzione allo sviluppo, la conquista delle autonomie, la preparazione dell’ambiente, l’impiego di materiali di sviluppo che hanno avuto un riconoscimento universale: il metodo Montessori è uno dei pochi ad essere diffuso in tutto il mondo. Non ha confini va bene in tutte le culture, per tutte le religioni.


Si estende spazialmente e…?

Temporalmente. La libertà e la pace sono due tematiche sempre attuali ma non ci sono solo quelle… Purtroppo ancora oggi, soprattutto sul concetto di libertà del bambino ci sono grandi fraintendimenti.

Com’è fraintesa la libertà del bambino?

Dire che il bambino è libero non significa affatto che il bambino può fare tutto quello che vuole; significa invece che quando si trova in un ambiente preparato e vi sono le condizioni giuste ama concentrarsi ed apprende in autonomia e con piacere attraverso il fare da sé.

Quando entriamo in una scuola montessoriana, non c’è confusione, caos: non c’è bisogno di cercare l’ordine e il silenzio, perché i bambini sanno fare queste cose da soli. Il bambino è concentrato e interessato in quello che sta facendo. Possiamo dire che il bambino è libero di scegliere all’interno di un setting.

Oltre alla libertà e alla pace cosa rimane del pensiero Montessori?

Libertà e pace sono temi universali: chi non è d’accordo? Semmai il problema riguarda il suo Metodo: su questo gli studiosi non sono tutti concordi. C’è chi sostiene che ormai è superata. Maria Montessori, è bene dirlo, era un medico. Ha osservato, valutato scientificamente il bambino. Ha introdotto il metodo scientifico nell’educazione. Ha studiato il funzionamento della mente del bambino e ha parlato di “mente assorbente”.


Mente assorbente?

Si, la mente del bambino si evolve e si sviluppa “a spese dell’ambiente”. Ha parlato dei periodi sensitivi, cioè di quelle fasi dello sviluppo in cui la mente del bambino è particolarmente sensibile a determinate sollecitazioni ed esperienze

Facciamo un esempio?

Certo. Esiste un periodo della vita infantile (fino ai tre-quattro anni di età) in cui il bambino apprende la lingua (o le lingue) con piacere e senza sforzo. Poi questa capacità spontanea si affievolisce sempre di più. Passato quel periodo, non sarà mai più così e diventerà uno sforzo.

E quindi?

Quindi ciò che conta è dare al bambino la cosa giusta al momento giusto. Per apprendere senza fatica e con profonda attenzione.

La Montessori ha risolto dei grandi problemi quali?

Un discorso molto lungo da affrontare. Diciamo che la sua prima esperienza con i bambini si è svolta con bambini affetti da gravi problemi psichici, oggi diremmo con bisogni educativi speciali. È dai bambini con malattie mentali che, con l’osservazione e l’impiego di un approccio scientifico, ha trovato soluzioni per tutti i bambini. Su quell’esperienza ha scritto un libro che, pubblicato per la prima volta nel 1909, ha valore ancora oggi. Il titolo del libro è “La scoperta del bambino”. Si è trattato di un testo che inizialmente è stato sottovalutato in Italia ma che nel giro di pochi anni fu tradotto in oltre 15 lingue.

In Italia ha avuto meno fortuna il suo insegnamento perché?

Non è del tutto vero. Mussolini ad un certo punto, erano passati circa pochi anni dalla marcia su Roma, capì che poteva essere per lui politicamente interessante fare del Metodo Montessori il Metodo nazionale e quindi il metodo della scuola fascista. All’inizio degli anni Trenta Mussolini fu il primo presidente della neonata Opera Nazionale Montessori.

E poi?

Poi il fascismo mostrò il suo volto violento e nel 1939 Maria Montessori si dimise dall’Opera e si trovò costretta ad abbandonare l’Italia. La sua idea di libertà (del bambino) e di ordine (della mente) non avevano nulla a che fare con le idee fasciste. Fu una rottura forte. Il pensiero di Maria Montessori non si può incanalare in ideologie preconcette.

I nidi d’infanzia montessoriana cosa aggiungono ai nidi?

Riformulerei la domanda in un modo diverso. La legge istitutiva del nido d’infanzia ha avuto luogo quindici anni dopo la morte della Montessori e dopo 65 anni da quella prima importante esperienza della prima Casa dei Bambini di Roma. Tuttavia, chi ha realizzato i nidi d’infanzia conosceva bene il pensiero e il lavoro di Maria Montessori. L’organizzazione tradizionale del nido è piena di principi montessoriani, benché la maggioranza degli operatori non ne sia consapevole. Al nido si percepisce la Montessori anche nell’arredamento degli spazi, dal modo di lavorare scevro di valutazioni che invece la scuola tradizionale ha. Il metodo Montessori non prevede giudizi perché è il bambino ad auto giudicare il suo lavoro organizza il proprio lavoro con libertà.

Di recente avete svolto un convegno sull’utopia Montessoriana. Ce ne parla?

L’utopia è una grande sfida, una grande speranza è qualcosa di alto a cui dovremmo tendere, utopia è futuro, è generare qualcosa di nuovo. La Montessori, mettendo al centro l’infanzia, aspira ad un mondo migliore, di rispetto, di libertà, di diritti, di pace, a cominciare da bambini. È nota la sua affermazione secondo la quale “Il bambino è padre dell’uomo”.

Oggi c’è un ritorno alla Montessori. Una moda o un ripensamento?

C’è senz’altro un rinnovato interesse sulla grande lezione Montessoriana. C’è però anche un po’ di tutto. Non mancano esperienze a Metodo Montessori che si prefigurano come un privilegio per pochi, un luogo esclusivo. Ma sono molti i nidi e le scuole dell’infanzia a Metodo Montessori, e moltissimi nidi e scuole che si ispirano agli insegnamenti montessoriani senza pretendere di essere “scuole di Metodo”. La Montessori ha sempre lavorato per gli ultimi, per i poveri, per i bisognosi, per integrare. La Montessori è di tutti, deve essere un bene comune e non un privilegio per pochi.