Videosorveglianza nei nidi e nelle scuole? Un pugno allo stomaco al patto educativo. L'appello di Apei


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Cronaca Bambina Dopo l'appello di Daniele Novara (leggi qui), segue quello collettivo e condiviso di educatori e pedagogisti. Scendono in campo e prendono una netta posizione rispetto alla legge che prevede l’uso di telecamere nei nidi e nelle scuole. Ad una logica della sorveglianza e del controllo basata sul pregiudizio, riteniamo che sia indispensabile sostituire la pratica della progettazione pedagogica, che chiama in causa tutti i protagonisti dell’agire educativo”. Riportiamo alcuni passaggi chiave del comunicato a firma di Alessandro Prisciandaro presidente dell’associazione dei pedagogisti ed educatori italiani (Apei). 


Il patto educativo si realizza in una relazione All’art. 1“Si richiama al patto educativo di corresponsabilità ma è evidente che non c’è conoscenza del significato”. E continua “Il patto di corresponsabilità educativa ha come condizione primaria proprio la reciproca Fiducia tra coloro che lo firmano, mentre l’installazione di videocamere a scopo probatorio rappresenta l’esatto contrario.

L’uso delle telecamera che conseguenza può avere? La prospettiva è inquietante e scava un baratro tra insegnanti e genitori, instaurando un clima di sospetti e amplificando i mille episodi di conflitto, che potrebbero essere risolti con la presenza di professionalità adeguate, capaci di creare ponti ed occasioni di incontro. Di piccoli litigi le scuole sono piene, ma se un bambino dovesse tornare a casa con un graffio, chi salverebbe la maestra dal sospetto di “violentatrice”?”


Chi deciderà per l’uso delle telecamere? Anche se si tratta di una prima sperimentazione e saranno le amministrazioni a decidere se partecipare o meno al progetto, il PDL prevede la partecipazione delle famiglie alle decisioni relative all’installazione e all’attivazione dei sistemi di videosorveglianza negli asili nido e nelle scuole dell’infanzia, ma non quella degli educatori, né delle insegnanti, rimarcando ancora una volta una separazione tra due fronti contrapposti laddove, invece, sarebbe auspicabile fiducia e collaborazione”. 

Valutare attitudine alla professione “... il Governo non sa o fa finta di non sapere, che abbiamo dovuto lottare per 20 anni per ottenere una norma di riconoscimento professionale che prevede seri studi accademici, tirocinio formativo, laurea triennale più specializzazione o, laurea quinquennale più specializzazione, introdotta pochi mesi fa dalle recenti leggi 205/17 e 65/17. Entrambe le recenti normative stabiliscono una seria selezione attitudinale fatta da anni di studio accademico e tirocinio in servizio con la supervisione di un pedagogista o di un insegnante.


La formazione pedagogica “...Al comma d si prevedono incontri periodici degli operatori in “equipe”! Perché dicono, in equipe si cresce professionalmente. Evidentemente non sanno che il lavoro di formazione pedagogico, prevede tutto questo e molto altro ancora, ma preferiscono installare un costosissimo sistema di videosorveglianza, in pochissime scuole, invece di prevedere la presenza del coordinatore pedagogico, vera rivoluzione istituzionale”.

 Perché tanta urgenza? Senza dubbio gli episodi di violenza esistono e il problema va risolto, perché tocca l’incolumità di esseri innocenti e indifesi, tocca lo sconforto, proprio per il “tradimento” di quella fiducia su cui si fonda il rapporto tra genitore e maestra. 

Telecamere o qualità del personale?Stupisce che il Governo creda di poter risolvere il problema dei maltrattamenti ricorrendo all’uso delle telecamere”. E prosegue Crediamo, piuttosto, sia necessario assicurarsi che nei nidi lavori esclusivamente personale qualificato, come educatori professionali socio-pedagogici e pedagogisti. professionisti di livello accademico, in grado di leggere i bisogni educativi e di dare le giuste risposte, adeguatamente formati e in costante aggiornamento professionale, con un valido coordinamento pedagogico dato da pedagogisti con esperienza”.


Controllo e responsabilità agli Enti Locali Altra importante questione, assolutamente non considerata in questo frettoloso PDL é la responsabilità relativa al controllo e alla verifica dei requisiti, che ricordiamoci è in mano agli Enti Locali (legge 328/2000) che ha dato mandato ai Comuni del controllo della qualità dei servizi resi alla popolazione, in quanto ente pubblico, vicino ai problemi della gente, non solo agli aspetti strutturali (sui quali interviene anche l’ASL), ma anche su quelli relativi all’organizzazione e al personale”.