A Bologna apre la mostra sull'outdoor education. Un viaggio tra passato e futuro












Arte Bambina I tempi cambiano ma i modelli educativi restano. E forse in modo un po’ provocatorio è più corretto dire che i tempi cambiano e la politica peggiora. Perché in fondo è questo il concetto principale che ho conservato uscendo della mostra “Ritorno al futuro? Dalle scuole all’aperto alle nuove esperienze educative nella natura”. La mostra aprirà il 9 ottobre e rimarrà allestita per un mese (fino a 9 dicembre) negli spazi dell’ex forno del pane oggi museo di Arte Moderna a Bologna (MamBO). L’esposizione è bella, ben curata e ricca di materiale. Nello scorrere delle sale e del tempo è inevitabile fare paragoni, tra le politiche educative attuali e quelle del mitico sindaco Francesco Zanardi. Il sindaco che durante la campagna elettorale annuncio Pane e alfabeto per tutti e riuscì a darli entrambi, nonostante le bombe, la guerra, l’ignoranza e la fame.


Ritorno al futuro: Che cosa si vede in mostra?

Per 4 sale si snoda la storia delle scuole e dell’educazione all’aperto e un piccolo quanto interessante accenno si fa anche sui nidi d’infanzia. Si parte dalla fine del ‘700, quando Jean-Jacques Rousseau, pose le basi della pedagogia e si arriva al contemporaneo. Il percorso narrativo si snoda tra Bologna, Roma, Padova... aprendo brecce anche verso l’estero. E tra passato, presente e futuro e il percorso è quanto mai istruttivo sia da un punto di vista educativo e didattico che politico.

Ritorno al futuro. Come cambia l’educazione nella natura?

L’esposizione è documentaristica. Per cui nelle sale del Mambo troviamo: disegni, oggetti, banchi, temi di pensierini, illustrazioni, giornalini, fotografie, ma anche video e tante, a volte bellissime, citazioni riportate sui muri o trasmesse da microfoni o proiettate in video. Il tema è tanto affascinante quanto complesso e sala dopo sala si narra, con distacco storico, come cambia la scuola l’educazione e come si evolve la storia d’Italia: tra monarchia, fascismo e ricostruzione e democrazia.

Gli oggetti che narrano

Gli oggetti che incontriamo sono tanti: dal banco fisso con panca in pesante legno, del primo ottocento, ai banchi leggeri e pieghevoli, usati per le lezioni all’aperto. Pennini, astucci, quaderni, disegni e oggetti ci raccontano come il tempo scorre e come tante cose siano cambiate, come e quante comodità si siano aggiunte nelle nostre scuole e non solo. Esposti ci sono anche giornalini scritti, con bella grafia ordinata, talmente perfetta da sembrare stampata e poi disegni di alberi, fiori, foto in bianco e nero, dove volti giovani di un lontano passato ci guardano quasi severi.

Bologna e Mario Longhena

La mostra ha un taglio nazionale a volte internazionale, perché ci sono “reperti” e testimonianze, che arrivano anche dalla Germania e non solo. Poi sono raccontate le scuole di Roma, Padova i soggiorni al mare, le colonie dei bambini… Bologna in questa narrazione è centrale e Mario Longhena, l’assessore alla scuola, con la giunta di Zanardi, spicca in tutta la sua attualità e complessità. Il viaggio dall’inizio del novecento si evolve, si complica, e si definisce fino arrivare al contemporaneo. Quando dall’educazione all’aperto si arriva all’outdoor education e le scuole che si aprono di più alla natura, sono sempre più spesso quelle private, a pagamento, per pochi fortunati.

La mostra va visitata e invito tutti a farlo, per riflettere e pensare al bello che siamo riusciti a costruire che è tanto. Oggi, non dimentichiamolo, i nostri bambini godono sempre più di buona salute.  Ma la mostra dovrebbe farci cogliere anche quello che abbiamo perso definitivamente, o quasi, quando in nome della sicurezza, in nome dei diritti dei lavoratori, della pulizia ecc ecc abbiamo sacrificato il diritto dei bambini a vivere in contesti naturali liberi di sporcarsi. Per cosa? Per chiuderli in scuole dove il cortile spesso non è usato e l’intervallo si passa seduti al banco.

Chiudendo, la mostra è stata curata dalla professoressa dell’UniBo Mirella D’Ascenzo (che presto presenterà un libro proprio sul tema) da Mino Petazzini della fondazione Ghigi, Coordinata da Veronica Ceruti, Ilaria Di Bonito, Maura Grandi, Stefania Vellani, Uliana Zanetti. Con al collaborazione di Oficina Impresa Sociale e Senza Titolo e i tanti studenti che hanno collaborato alla realizzazione. Tutte le info potete trovarle qui