Come aprire un nido pirata nel quaritiere? Arriva il manuale che spiega come fare

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Cronaca Bambina Il 27 febbraio a Milano ci sarà la presentazione del primo manuale di SopraSotto che titola molto esplicativo: “Come aprire un nido pirata nel quartiere”.

Si tratta di un piccolo manuale che racconta come si costruisce uno spazio per la cura collettiva di bambini e bambine in età da nido. Uno spazio laboratoriale autogestito da genitori e insegnanti. Si chiama Soprasotto e nasce a Milano nel 2013 come risposta concreta all’insufficienza dei posti nei nidi. Un problema diffuso nelle città e non solo.
Durante l'incontro, fissato per le 18,30, si racconterà come un servizio di cura, nel caso specifico un laboratorio, possa essere autorganizzato, dalla sua costruzione al suo mantenimento e come possa rispondere ad un bisogno sociale. La presentazione del booklet si lega al filone ormai avviata sul pirate care. Come suggerisce la ricercatrice e attivista Valeria Graziano, la cura pirata “si posiziona inevitabilmente dentro una relazione conflittuale con le leggi e lo status quo.La sua alterità può essere luogo di innovazione e di prefigurazione politica. A WeMake abbiamo inoltre costruito il mobilio dell'asilo mettendo a disposizione i file su Wikifactory per permettere di replicare il progetto secondo la filosofia che guida i fablab e makerspace come noi".

Il progetto, si legge nel comunicato stampa che riportiamo, è riuscita a una comunità di una cinquantina di famiglie, (a Milano) accomunate da forme di contrattualizzazione lavorative “atipiche”, a costruire e mantenere in questi primi cinque anni di attività un’alternativa che sembra funzionare?
Il progetto 
E risponde a problemi reali. Riportiamo,ad esempio, dal sito la testimonianza di Gina:
"Il Comune stabilisce quattro fasce di reddito che vanno da zero a 27.000 euro di valore I.S.E.E. e noi venivamo collocati in quella più alta perché superavamo la soglia di circa 700 euro. Abbiamo iniziato a chiederci se queste fasce di reddito corrispondessero alla reale situazione di chi, come noi, aveva una partita IVA e non percepiva mensilmente uno stipendio, non aveva nessuna retribuzione per malattia e si trovava nella condizione di passare periodi senza percepire denaro a causa della mancanza di lavoro. Come potevamo permetterci di pagare 465 euro fissi mensili quando le nostre entrate erano tutt’altro che fisse e prevedibili?"
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