Il malessere dell'educatore contemporaneo










 
Pensieri e parole I problemi che l'educatore affronta oggi sono tanti e sono molto diversi dai problemi che doveva affrontare 50 anni fa quando la famiglie erano allargate ed esisteva una rete sociale su cui contare. Ma non è solo la società ad essere cambiata è lo stesso educatore che è cambiato, si trasformato e si è diversificato. La domanda che cerco di indagare è se oggi l'educatore sia più a rischio di burnout di un tempo mi addentro in un ragionamento intricato composto da più letture.
 
L'educatore di 50 anni fa... L'educatore è un lavoro "antico" ma negli ultimi 40 anni è cambiato tantissimo. Se un tempo questo lavoro era un modo per "portare a casa lo stipendio" oggi è sempre più un lavoro che si scegli, un lavoro sempre più professionalizzato e sempre più richiesto.
 
I luoghi dove opera l'educatore sono cambiati
L'educatore ieri lavorava più in luoghi chiusi,  protetti da sguardi indiscreti, come potevano essere orfanatrofi, manicomi, scuole speciali...Oggi lavora in casa famiglia, in asili nido, in centri per anziani ecc
Tutto è cambiato: le città si sono allargate, le famiglie hanno assunto forme di aggregazione molto diverse dal "solito": mamma, papà, figli... nel mentre la rete sociale, quella che un tempo erano le relazioni di vicinato, si sono sfaldata. Nella nostra società la  figura dell'educatore si è fatta sempre più utile, importante, se non necessaria. Affida i propri bambini all'educatore d'infanzia, affidiamo alla cura all'educatore socio-sanitario i nostri anziani.  
 
L'educatore continua ad essere sfruttato
Pur ricoprendo un ruolo sempre più importante e necessario la nostra società non ha saputo riconoscere e attribuire un vero ruolo a questa figura professionale. L'educatore continua a essere pagato poco e male e al contempo   vengono affidati carichi di lavoro sempre più ingenti.
 
L'educatore e la pressione sociale
Chi sceglie di svolgere questo lavoro lo fa spesso per seguire grandi slanci d'altruismo. E quando si affronta  il divario tra la realtà e ciò che ci si aspetta si apre un vera voragine. Gianni Del Rio, esperto studioso di burnout e stress, individua e coglie con grande capacità questa delusione. Ma il discorso è ancora più complesso: c'è una realtà grigia da un lato, ci sono i sogni infranti dall'altra e c'è una società che continua a chiedere sollievo e aiuto.
 
Prevenire oltre che punire
Ed ecco che il burnout, che è sempre esistito, oggi ha nuove cause per manifestarsi. Un tempo chi "aiutava" per lavoro era costretto in un luogo lontano dal mondo,dove poteva agire indisturbato e i maltrattamenti erano certo tanti e forse nemmeno percepiti come tali. Oggi le cose sono certo migliorate ma  all'educatore viene chiesto moltissimo impegno e dato pochissimo. Finché continueremo a puntare il dito sul singolo caso, non riusciremo a venire a capo di questa situazione di malessere che può generare dei veri e propri mostri. Perché se è vero che le punizioni, rispetto ai maltrattamenti, sono da applicare, è anche vero che è nostro dovere sociale affrontare il problema con politiche economiche e attuative decisamente diverse da quelle attuali.