Cronaca
Bambina Ieri
a
Torino
il gruppo
CRC ha
presentato
un report
sui diritti
dei bambini. I
nuovi dati ci
indicano profonde differenze tra un bambino che nasce la nord e uno
che nasce al sud. E
sottolinea come 1 bambino su 3 sia a rischio di povertà.
Vediamo
insieme i dati.
Il Gruppo CRC e i dati
generali
Sono cinque
i
raggruppamenti
tematici definiti nel
report che ci descrivono come vivono i bambini., I dati sono definiti
sia a livello nazionale che regionale.
Nel
complesso: quasi
1/3 dei bambini e degli adolescenti sono a rischio povertà ed
esclusione sociale. Ci
sono gravi
sono i divari regionali: in Sicilia sono il 56%, in Calabria sono il
49%, in Campania il 47%, in Puglia il 43%. All’opposto, Friuli ed
Emilia Romagna (circa 1 bambino su 7, ovvero rispettivamente il 14,9%
e il 15,8%) poi Veneto (17,5%) e Umbria (20%). Sono 2.156.000 i
bambini e ragazzi che oggi in Italia vivono in condizioni di povertà
relativa; più di un minorenne su 5.
Dati per regione
Il Rapporto fotografa
nel dettaglio l’incidenza in ciascuna regione. L’Italia
risulta
essere il
secondo paese più vecchio del mondo. La
bassa natalità è
diffusa in
quasi tutte le regioni. Livelli
preoccupanti si
registrano sopratutto in
Liguria e Sardegna, dove nascono 6 bambini ogni mille abitanti (6,1).
Bolzano invece stacca di 3,5 punti la media italiana (10,2 vs 7,6).
Il report come?
I dati sono suddivisi in schede
regionali e in cinque raggruppamenti tematici definiti: 1) Dati
demografici, 2) Ambiente familiare e misure alternative, 3)
Educazione, gioco e attività culturali, 4) Salute disabilità e
servizi di base, 5) Povertà e protezione.
Denatalità e popolazione?
Per una fotografia di ciò che la
denatalità produce nel tempo sono importanti i dati sull’incidenza
dei minori di 18 anni sul totale della popolazione: se la media
italiana è già molto bassa (16,2%) alcune regioni presentano, in
questo senso, percentuali allarmanti. La Liguria con 2,5 punti sotto
la media (13,7) è la regione più anziana d’Italia, mentre la
regione con la percentuale maggiore di 0-17enni è Bolzano (19,1). Le
regioni dove la presenza di minori di origine straniera ha maggior
peso sono l’Emilia Romagna (16,1%) e la Lombardia (15,8%).
Famiglie come? Rispetto
alla composizione dei nuclei familiari in alcune regioni del Sud la
percentuale di famiglie numerose è più elevata della media, mentre
la quota di nuclei monogenitoriali è particolarmente elevata nel
Lazio (21,4%), in Liguria (19,5%) e in Campania (19,2%) a fronte di
una media italiana del 16,1%. Infine, un indicatore demografico
positivo, la speranza di vita alla nascita, che in Italia è tra le
più elevate al mondo (82,7 anni). Anche qui con delle punte positive
in Lombardia e Marche (83,3) che fanno da contraltare a regioni dove
invece il dato è più basso, come la Campania (81,1).
Ambiente familiare e misure
alternative Importanti carenze e carenza di un sistema di
raccolta dati in grado di garantire in tempi certi e il più
possibile tempestivi un’adeguata conoscenza del numero e delle
caratteristiche dei minorenni fuori dalla propria famiglia d’origine
e del loro percorso di accoglienza.
Affido familiare: I dati
confermano il ricorso all’affido ai parenti quale pratica
largamente diffusa in particolare nelle regioni del sud, che vede
percentuali molto alte fino al 91,1% sul totale degli affidi nel
Veneto per scendere al 27,9% del Piemonte e al 17% del Friuli VG, e,
mentre la media nazionale si attesta al 42,3%.
Accoglienza in comunità
i dati evidenziano una forte presenza di minorenni stranieri, al
netto dei minori stranieri non accompagnati, (36,3% rispetto al
totale dei residenti nei servizi residenziali a livello nazionale),
in particolare se letta in relazione al tasso di minori stranieri sul
totale della popolazione minorile in Italia (10,6%). In alcune
Regioni i collocamenti in comunità di minorenni stranieri
raggiungono percentuali prossime al 50% del totale dei minori
collocati.
Educazione ZeroSei e attività culturali Per
quanto riguarda l’offerta educativa per i bambini dalla nascita ai
sei anni la lettura dei dati regionali restituisce un quadro con
divari notevoli. La diffusione
dei servizi è al 22,8%. Con
grandi disparità tra nord e sud.
In
particolare in Campania ci
ci ferma la 6,4% mentre
la copertura di servizi al
Centro-Nord è molto più
elevata: al
37,2% dell’Umbria, il 35,7% della Emilia-Romagna e il 33,1% della
Prov. di Trento. La scarsità nell’offerta di servizi educativi per
l’infanzia nelle regioni meridionali non corrisponde ad
un disinteresse da parte delle famiglie. La
domanda disattesa delle famiglie si riversa nell’accesso anticipato
dei bambini sotto i tre anni nella scuola dell’infanzia dove
rischiano di trovare una risposta non adeguata alle esigenze
educative e di cura dell’età, come accade al 10% dei bambini in
Calabria, mentre in Emilia Romagna l’accesso anticipato si limita
al 2,2%. La media dei costi a carico dei comuni è di 6 mila euro
annui (Istat, 2014) per ogni bambino, e quella a carico degli utenti
è 1.500 euro (il 20% del costo complessivo). Al Sud il costo a
carico degli utenti è molto più contenuto (500-600 euro annui)
mentre raggiunge il massimo nelle Province di Trento e Bolzano
(rispettivamente 2.300 e 2.500 euro), dove anche i Comuni però
investono molto di più nei servizi all’infanzia (8.200 e 7.400
euro). Per la fascia di bambini 3-6 anni, in alcune regioni
del Sud è quasi sempre lo Stato a gestire le scuole dell’infanzia,
come nel caso della Calabria, dove il 99% delle scuole dell’infanzia
pubbliche è statale.
Le povertà educative non nascono però solo all’interno
della scuola. Se in Italia la metà dei bambini non ha letto neppure
un libro in un anno, a parte i testi scolastici, vi sono regioni in
cui questa percentuale raggiunge il 65% come in Sicilia, Campania,
Calabria, a fronte di meno di 1/3 a Trento, dove la possibilità di
utilizzare una biblioteca pubblica accogliente è ben maggiore. In
media solo 1 ragazzo su 3 ha visitato monumenti e solo la metà un
museo. A Trento, i ¾ dei bambini e adolescenti hanno visitato almeno
un museo mentre in Calabria ben 3 bambini su 4 non hanno messo piede
in un museo nel corso di un anno. Anche il teatro è un lusso. In
alcune regioni in Calabria e Molise, solo 1 bambino su 5 è andato a
vedere uno spettacolo. La media nazionale è di 1 su 3.
Sport Il numero di minori tra i 3 e i 17 anni che praticano
sport in modo continuativo varia sensibilmente da regione a regione .
In Campania e in Sicilia meno di 1 su 3 è attivo. La media nazionale
si attesta al 50% circa.
Salute disabilità e servizi di base La recente
approvazione di un modello di sistema di Garanzia dei Livelli
Essenziali di Assistenza riflette in maniera trasversale anche per
l’area pediatrica una erogazione dell’offerta a macchia di
leopardo. Dati primari relativi a mortalità̀ infantile, obesità̀
e sovrappeso, numero di parti cesarei, etc. si confermano ad esempio
anche in questo rapporto con tassi ancora elevati e notevoli
differenze regionali. Ad esempio la mortalità infantile varia di
molto tra il Nord e il Sud. La media nazionale che si attesta al 2,8
per mille.
I dati rispetto al sovrappeso a all’obesità sono invece in
miglioramento. La disparità di incidenza tra le Regioni sembrerebbe
oggi leggermente diminuita sebbene con tassi che permangono comunque
più elevati al Centro-Sud.
In Italia oltre un minore su 5 vive in povertà relativa.
Umbria, Friuli e Liguria sono regioni dove il 27-28% di minori è in
povertà relativa ma alle famiglie con bambini sono offerti molti
servizi. In Puglia, Campania e Sardegna 1 bambino su 3 è in
povertà. In Calabria e Sicilia il 42% dei minori sono in povertà
relativa. L’Emilia-Romagna è una delle regioni dove il benessere è
più diffuso e solo il 10-11% dei bambini vive in famiglie con
livelli di spesa bassi rispetto alla media italiana, cioè è in
povertà relativa.
In Italia quasi 1/3 dei bambini e degli adolescenti sono a rischio
di povertà ed esclusione sociale, con gravi divari regionali. In
Sicilia sono il 56%, mentre il Friuli ed Emilia Romagna (circa 1
bambino su 7) .
Minori stranieri Nel 2018 sono stati censiti nel sistema di
accoglienza 12.457 minori stranieri non accompagnati arrivati in
Italia senza un adulto di riferimento, in netta diminuzione rispetto
al 2017 (erano oltre 18 mila). Si stima poi che quasi 5 mila minori
(4.981) siano arrivati in Italia e subito spariti (irreperibili). La
distribuzione territoriale è molto sbilanciata il 42% sono presenti
in Sicilia . Le altre regioni che accolgono i MSNA sono la Lombardia
(il 7,8% del totale), Emilia Romagna e Lazio (6,8%), Calabria e
Friuli (6 e 5%).
Chi è il gruppo CNC?
Il Gruppo di Lavoro per
la Convenzione sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza è un
network attualmente composto da 96 soggetti del Terzo Settore che da
tempo si occupano attivamente della promozione e tutela dei diritti
dell’infanzia e dell’adolescenza ed è coordinato da Save the
Children Italia. Arianna Saulini, di Save the
Children,coordinatrice del Gruppo CRC dichiara “Con questo lavoro
le Associazioni del Gruppo CRC intendono stimolare un processo che
porti ad una maggiore conoscenza e consapevolezza della condizioni
dell’infanzia nei singoli territori, e conseguentemente superare le
disparità che si fanno sempre più acute”.
Report completo qui