Cronaca bambina La notizia è facile
da estremizzare. I fatti sono semplici o almeno appaiono semplici a
prima vista. Ma quali sono i fatti?
I fatti
Lui si chiamava
Jean Willot
aveva
57 anni e si è tolto la vita il 15 marzo a Eubonne,
un piccolo comune non distante dalla capitale. Il maestro durante un
intervallo qualunque di un giorno qualunque, vede un alunno seduto
sui gradini in un punto in cui impedisce il passaggio delle persone.
Il maestro interviene e chiede all’alunno di spostarsi. L’alunno
risposto in malo modo con parolacce e si rifiuta di spostarsi. Willot
lo preso per un braccio per spostarlo, in questa manovra il ragazzo
striscia una gamba e si procura un’escoriazione.
Dal graffio alla tragedia
I genitori dell’alunno in giorno dopo hanno sporto denuncia per
violenza aggravata nei confronti del minore. La direzione
invita il maestro a dare la sua versione dei fatti davanti al
rettorato. Poi il delirio: perché tanti altri genitori della stessa
classe lo chiamano per insultarlo.
Il suicidio
La mattina dopo Jean Willot si suicida in un bosco tramite
impiccagione. Il maestro era ad un tiro dalla pensione e secondo i
colleghi era una persona dedita al lavoro e serena. La notizia la ricavo da il post
Il fastidio del suicidio
Ora personalmente ho tante domande. la prima è se si possa attribuire ad un gesto tanto forte, come è un suicidio, una
causa tanto futile? L'altra è se si possa ,in una tragedia del genere, entrare così a
gamba tesa e puntare il dito contro i genitori? E infine: perché ogni volta
dobbiamo trovare un colpevole? Capisco la frustrazione degli
insegnanti, capisco che il clima che si respira a scuola sia spesso
pesante. Nel mio piccolo quotidiano conosco tante scuole, di
insegnanti ne conosco moltissimi e non vedo che solitamente ci sia odio e rancore tra genitori e insegnati. Più spesso c'è collaborazione. Una collaborazione mai raccontata. Credo poi che puntare il dito
contro i genitori sia nocivo, alla prossima notizia sarà il
contrario: il dito sarà puntato contro gli insegnanti... Per quanto
da lontano la situazione ci appia chiara e lampante lo è solo per la
lettura forzata che si è data. La violenza dilaga il malcostume
anche, ma non è rispondendo puntando il dito che si troveranno
soluzioni o aperture. Ci vuole una risposta pedagogica.