Outdoor education nei nidi e nelle scuole. Parola alla dottoressa Alice Moncelli

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La pedagogia del Lunedì Oggi incontro nuovamente la pedagogista Alice Moncelli per continuare a parlare di outdoor education. La nostra esperta ci darà diversi spunti su cui riflettere ma anche indicazioni pratiche per portare questa buona pratica nei nidi e nell'infanzia.


Nidi e Scuole: ci indica alcune proposte particolarmente significative da far fare ai bambini?

Uscire fuori” offre moltissimo ai bambini, anche un tempo lento di rielaborazione ma significativo, lasciandoli liberi di esplorare e di muoversi in un ambiente libero, senza subire pressioni da parte del mondo adulto, si offre loro la possibilità di sperimentate una pedagogia della Lumaca, in uno spazio a temporale, fiabesco e necessario.

Perché necessario?

Perché le attività di apprendimento che si possono condurre all’aperto sono uniche. Sono i momenti in cui i bambini possono scoprirsi competenti e protagonisti, veri e propri esploratori, rimanendo in piena armonia con la natura, sensibilizzandosi all’ecosistema e alla sostenibilità ambientale, rispettandola senza alterarla.

Quali benefici a livello fisico e mentale?

Entrando in interazione con la natura ed i suoi elementi naturali, i bambini incrementano non solo dei benefici a livello fisico, ma anche a livello psicologico e mentale, lasciando emergere i cinque sensi in natura.

Con quali azioni ad esempio?

Ad esempio annusare l’odore della pioggia, toccare l’erba, odorare il profumo dei pini, ascoltare il suono del vento che smuove le fronde degli alberi, ed osservare le diverse tonalità di colore degli alberi e delle foglie, sono le esperienze dirette che ci permettono di riattivare i nostri sensi in natura, esattamente il contrario di ciò che invece non accadrebbe stando al chiuso, negli ambienti domestici.

Cosa possono imparare stando fuori?

Ad esempio possono imparare a ritrovare un contatto diretto con gli elementi naturali. Questo può rendere il bambino un ottimo osservatore, lasciandolo entrare in armonia con l’ambiente esterno, da cui può assimilare ed apprendere moltissimo, attraverso un contatto importante e diretto con il fuori.

Quindi stare fuori per ascoltare?

Ascoltare e non solo… Quello che vorrei sottolineare è che il bambino che sta fuori, non necessariamente debba passare tanto tempo su un’altalena, giocando a pallone, usando lo scivolo, ma tutto il contrario: il fuori, deve essere strutturato in modo tale che il bambino sia sollecitato a muoversi in modo armonico e costruttivo, specialmente nei primi anni di vita imparando a discernere lo spazio esterno da un mero parco divertimenti.

Perché?

Perché questo apprendimento permette ai bambini di avere un corretto sviluppo sensoriale, sia a livello cerebrale che fisico. I bambini tra zero e sei anni hanno bisogno di toccare con mano, di muoversi, di agire, di provare un movimento su tentativi, per poi correggersi, lavorando in via inconsapevole su quattro aspetti fondamentali

Facciamo un elenco degli aspetti fondamentali?

Certo. Possiamo schematizzare così: lavorare con la mente (testa); Lavorare con il cuore (aspetto emotivo); Lavorare con il corpo (salute); Lavoro con le mani (tatto).

Come dovrebbe essere il giardino della scuola?

Dovrebbe diventare un luogo “amico”, facilmente fruibile per i bambini dal primo anno di vita ai tre anni di età, dove i bambini necessitano di essere accompagnati dall’adulto di riferimento a compiere esperienze dense di significato, diversificando maggiormente il ventaglio di attività strutturate all’aperto, promuovendo un senso di autonomia e di indipendenza nei bambini, ed incrementando la loro innata curiosità, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, ma adeguandosi ad esse.

Dunque, lo spazio esterno, come quello naturale, va rinnovato ed arricchito di nuovi stimoli sensoriali, che promuovano uno scambio di informazioni e di risposte tra i muscoli ed il cervello, tra le cellule muscolari e quelle nervose, così che i bambini possano non solo migliorarsi, ma anche perfezionare le loro prestazioni fisiche (stare in situazioni di gioco aperte, li rende più attivi, più creativi, più dinamici ed incrementa le loro abilità mentali ed intellettive, proprio per la condizione di gioco flessibile), così da contrastare il “deficit da natura” (nature deficit disorder).

Quali attività si possono proporre?

Sono svariate, ma non devono essere mai lasciate al caso, così da essere mantenute dai primi anni di vita, sino al sesto anno di età.

Facciamo degli esempi?

Esempi di attività: percorsi psicomotori, percorsi di orticoltura, osservazione, sperimentazione e scoperte scientifiche, osservazione e manipolazione degli elementi naturali, su programmazioni specifiche, su tentativi.

Outdoor education: cambia nel tempo?

Ritengo che ci sia maggior interesse e sensibilità all’argomento. I bambini hanno meno paura di uscire fuori, gli adulti lasciano i bambini e le bambine più liberi di sperimentare e sperimentarsi, di muoversi e coordinare i loro movimenti, in uno spazio ampio, a-temporale e fiabesco, offrendo loro

tempi rilassati e meno incalzanti, venendo a patti con il personale ausiliario circa lo sporco che si può riportare nello spazio interno.

Outdoor education: come?

Uscire fuori con “l’attrezzatura giusta” (stivaletti da pioggia, mantelline, ombrellini trasparenti per osservare le gocce di pioggia, sciarpa, cappellino..) corrisponde ad un investimento, ad una reale scommessa di pensiero, dove rendiamo i bambini e le bambine realmente competenti e liberi di muoversi in natura senza il terrore di sporcarsi le scarpe portate da casa o il vestito “buono” o il grembiule scolastico.

Come lavora il personale scolastico secondo lei?

Da parte del personale scolastico ed educativo, ho riscontrato maggior investimento e curiosità verso l’argomento, con meno timori di “sensi di colpa” (uscendo dal pensiero sterile che stando fuori venga meno la programmazione educativa/scolastica), anzi, investendo su questi preziosi momenti, documentandoli e riportandoli alle famiglie.

Laura Branca



Outdoor education con Alice Moncelli. Prima parte. Leggi qui