Fare formazione: dal nido all'età adulta. Parola a Maria Paola Casali

 
Maria Paola Casali Elinor Goldschmied














Parola a… Lei si chiama Maria Paola Casali. Si è occupata di formazione e organizzazione degli asili nido per dieci anni e anche se oggi fa altro è pur vero che le conoscenze che ha acquisito in quei dieci anni nei nidi a Cinisello a fianco di Elinor Goldschmied sono ancora un ricco sapere che rientra nella sua attuale attività di formatrice.



Ha lavorato per anni nei nidi: ci racconta questa esperienza?

Ho iniziato a lavorare alla fine degli anni ‘70 a Cinisello Balsamo. Era un periodo storico molto diverso da quello attuale: i bambini erano tanti e in città l’Amministrazione Comunale aveva già avviato da alcuni anni degli asili nido all’interno di piccoli appartamenti e adattato edifici già esistenti. In quel periodo scelse di investire ulteriormente e di realizzare nuove strutture ad hoc.
Tante energie per realizzare nuovi nidi?
Si, c’era fermento ed entusiasmo, ma gli architetti progettavano e riadattavano le strutture con grande competenza tecnica ma poca conoscenza ed attenzione alle esigenze dei bambini nei primi due anni di vita, che spesso si trovavano in questi ambienti troppo grandi per loro.


Iniziò a lavorare come coordinatrice dei servizi?
Esatto e fin da subito lavorammo sugli spazi per renderli più a misura di bambino, più funzionali alla relazione speciale con l’adulto di riferimento. A quel tempo mancavano indicazioni di attività per i bambini tanto piccoli. Le aziende di mobili, ad esempio, si rivolgevano a noi capire come progettare arredi adatti alle esigenze di questi nuovi servizi che stavano nascendo.

Si occupava anche di formazione?
Certo, ho girato tantissimi nidi nel nord Italia. C’era un sapere da costruire e da condividere. La formazione si concentrava su questioni essenziali.


Ad esempio?
Come far mangiare i bambini. Ricordo ancora un nido in cui il pranzo si svolgeva in 9 minuti precisi, li avevamo cronometrati; i bambini si sedevano al tavolo già apparecchiato con tanto di bavaglino infilato sotto al piatto di minestra, aspettavano che venisse allacciato poi mangiavano ad una velocità spaventosa e via…


Che formazione ha rivolto a queste educatrici?

Le ho fatte mangiare alle stesse condizioni, senza forchette e coltelli, che erano vietati, in pochissimo tempo… questo ha consentito loro di capire immediatamente dove sbagliavano e di trovare subito insieme una soluzione. Il pranzo è un momento molto importante e altamente formativo: non si può vivere nella fretta.


Dopo l’esperienza del nido ha cambiato vita e oggi fa un altro lavoro. Ci racconta?

Oggi faccio formazione a educatori e insegnanti, ma non solo. Ho gestito per 20 anni una fattoria in Toscana. Qui ho riscoperto la natura e i suoi ritmi, e oggi mi occupo della relazione tra l’ambiente e il nostro equilibrio psicofisico, seguendo i metodi più avanzati sulla crescita e i modi dell’apprendimento. Lesperienza del nido che credevo di aver accantonata torna ancora oggi nel mio modo di lavorare.


Perché torna e come torna? 

Torna in diversi modi. La cura e l’ordine che ho imparato essere componenti essenziali di un nido che lavora bene sono in realtà componenti fondamentali in qualunque attività, soprattutto se rivolta al pubblico. Rendere bello lo spazio dove si lavora è essenziale per la nostra salute fisica, mentale ed emozionale.


Perché bello?

Se un utente entra in uno spazio brutto, spoglio, poco accogliente fa molta più fatica a fidarsi degli operatori che l’accolgono, che magari sono persone molto competenti ma che vengono svalutate dall’ambiente. Non si tratta di avere ambienti ricchi ma di ambienti curati che comunicano già la qualità dell’attenzione.


Cos’altro si porta con sé dall’esperienza del nido?


Il modo di lavorare collettivo, circolare, dove non c’è un alto e un basso ma una pluralità di saperi e ascolto reciproco.


Lei oggi lavora con la Kinesiologia Educativa e Brain Gym®: ci racconta di cosa si tratta?

Una domanda molto ampia. Diciamo solo, tanto per incuriosire, che Brain Gym® mette in relazione la consapevolezza della tridimensionalità del nostro schema corporeo con la complessità del nostro cervello. Oggi abbiamo molto bisogno di formazione e di attenzione su questo tema.


Perché oggi?

Perché i bambini che ad esempio non gattonano fanno più fatica ad attivare certi collegamenti tra i due emisferi del cervello e di conseguenza a seguire con gli occhi e le mani le funzioni richieste dalla lettura e dalla scrittura. Oggi sono sempre più i bambini che non gattonano o si spostano sul sedere e che fanno un uso precoce e prolungato di tablet e smartphone. Brain Gym® aiuta a stimolare le parti del cervello che non si sono sviluppate in modo corretto durante alcune fasi evolutive o che si sono per qualche motivo bloccate.

Ha importanza l’ambientazione?

Ne ha moltissima, immergersi nella natura e nell’arte, staccare dai ritmi frenetici quotidiani, riscoprire i movimenti delle mani degli artigiani locali, ascoltare il silenzio sono fattori importanti per aprire la mente all’ascolto.


Le vostre proposte formative sono diverse per tematiche e tempistiche: ci sono anche on-line?

Si per facilitare chi non può viaggiare o dedicare molto tempo alla formazione abbiamo aperto anche formazioni online. E’ possibile trovare tutte le informazioni sul nostro sito https://www.eduk-braingym.it/percorsi-formativi/




Laura Branca