Mauria Bergonzini racconta Adriana Lodi. Il nido Arcobaleno e il viaggio al mare dei bambini

 
Mauria Bergonzini

 

Di Mauria Bergonzini
 

Non ho dimenticato - e sono passati poco più di 40 anni - l’ansia con cui aspettavo che mia figlia Carolina andasse al nido sapendo camminare. Saper camminare comporta staccarsi dalle mani dei grandi, dal girello, dal bordo delle sedie e del divano, crea libertà e autonomia. Quello “stacco” avvenne in un attimo, come un miracolo tanto atteso, proprio il giorno prima del suo ingresso al nido “Arcobaleno”. Era il settembre del 1978. Pochi anni, dunque, dall’avvio della “rivoluzione”dell’Adriana. Non ero consapevole di quanto fosse costato in visione del mondo, impegno politico e amministrativo, progettazione, sforzo organizzativo, preparazione del personale… Semplicemente da mamma bolognese, sapevo che il nido era a disposizione mia, di Carolina, della mia famiglia.
Poi venne il viaggio. Un giorno i bimbi e le bimbe andarono al mare in treno con le “dade”, ospiti, mi sembra di ricordare, di un qualche asilo ravennate. Le dade portarono con sé trolley stipati di pannolini e ricambi vari e regalarono la prima gita scolastica. Fecero anche il cambio del treno a Castel Bolognese ! Certo erano dade di buona volontà e coraggiose, molto probabilmente consapevoli del valore sociale ed educativo del loro ruolo, doti fondamentali queste, ma volatili se non fondate su una solida organizzazione e capacità professionali non improvvisate. E per questo ci voleva il lavoro dell’Adriana.

La democrazia e l'innovazione e la creatività 
 Alcuni anni fa, insieme alle compagne del Coordinamento delle donne dell’Anpi, organizzai un incontro sul tema della democrazia. Si confrontavano il prof. Carlo Galli e l’antropologa Marianella Sclavi, esperta di democrazia partecipativa. Eravamo allo Stabat Mater e Adriana era lì, nelle prime file. Non riesco a ricordare come e perché la Sclavi, intervenendo, abbia creato un legame fra le sue argomentazioni e il lavoro dell’Adriana: certo aveva letto l’intervista che aveva rilasciato a Paola Furlan (leggi qui) in cui raccontava le penose condizioni delle stanze di allattamento delle grandi fabbriche bolognesi, la visita di studio alle strutture svedesi insieme ad un consigliere di minoranza…. Ricordo benissimo quando Marianella sottolineò con forza il fatto che il valore inestimabile dell’esperienza era nella sua capacità innovativa, nell’avere trovato una nuova soluzione a problemi antichi, che rendevano difficile la vita delle lavoratrici e dei loro bambini. Queste le esatte parole di Adriana: “…perché ci fosse un movimento a sostegno di queste novità era necessario che il modello fosse completamente diverso, così lo ce lo siamo inventato”. 

Teresa Noce
 

Le radici delle rivoluzione 
Rivedo una vecchia foto di Teresa Noce, madre costituente, sempre impegnata nella lotta e nell’affermazione dei diritti delle donne: è in visita ad un asilo di una fabbrica e, stretta in un lungo cappotto nero, si piega per accarezzare uno fra i tanti bimbi distesi su piccoli e miseri lettini, affiancati l’uno all’altro in uno stretto corridoio. Sembra più il tunnel di un rifugio antiaereo che un asilo. Chissà, forse lo era anche stato ! Ecco, da qui, è partita la rivoluzione dell’Adriana.

Mauria Bergonzini