Invito alla mobilitazione per una “buona scuola”


 
BolognaNidi


Lettera aperta

Grazie BolognaNidi per l’apertura del blog e per la grande possibilità di confronto che questo consente.

Le riflessioni che propongo, pur non riguardando direttamente nidi e infanzia, coinvolgono i bambini, l’educazione e la vita familiare di tanti di noi in questo difficile momento.

Ho atteso l’inizio di questo anno scolastico con trepidazione e tante aspettative. Nella classe di uno dei miei figli, secondo anno della primaria, mancava l’insegnante di italiano.


La supplente, purtroppo solo annuale, è arrivata dopo qualche giorno dall’inizio delle lezioni e pare stia già riscuotendo un notevole successo tra i bambini. Il che, se da una parte mi conforta, dall’altra mi rattrista, perché, con tutta probabilità, e per meccanismi complessi che in parte ignoro, questa maestra potrebbe non proseguire il percorso con i nostri bambini, con buona pace del tanto sbandierato principio della continuità didattica.

Le considerazioni da fare in merito ad un caso come questo sono molte ma implicherebbero una disamina sulla normativa che disciplina le assegnazioni e il reperimento del personale scolastico che non è il caso di affrontare in questa sede.


Mi limito a raccontare che noi genitori, preoccupati per le sorti educative dei nostri bimbi, verificata l’assenza dell’insegnante, ci siamo mossi congiuntamente per chiedere al DS di procedere con l’assegnazione di un docente che garantisse la conclusione del ciclo scolastico, precisando che si trattava di una classe di bambini che, di fatto, sono ancora piccoli, hanno frequentato solo metà del primo anno della primaria e si sono ritrovati in seconda senza una delle due insegnanti.

Non siamo riusciti nell’intento se non in parte, ottenendo, probabilmente, solo una assegnazione più rapida di quanto non sarebbe stata, se non avessimo sollecitato il DS.

Ebbene, risolto (parzialmente) un problema, se n’è presentato subito dopo un altro: la disposizione della riduzione dell’orario scolastico per carenza di personale ATA.Dopo solo due settimane di scuola, quindi, i nostri figli (nel mio caso due) avrebbero avuto l’orario ridotto, fino a data da destinarsi.

Devo dire la verità: la prima cosa che ho pensato quando ho letto quella comunicazione è stata che un’altra battuta d’arresto della scuola, per i miei figli, sarebbe stata fatale.


Sotto lo stretto profilo dell’istruzione, nonostante l’impegno dei bambini, degli insegnanti e di noi genitori, durante il lockdown i miei figli, e non solo i miei figli, hanno perso moltissimo non frequentando di persona, e quotidianamente, i propri insegnanti e i compagni di scuola.

Nei limiti del possibile, e con modalità differenti, attraverso il contestatissimo mezzo della DAD, i miei bambini sono stati comunque seguiti dai loro insegnanti. Tuttavia, non sono stati in grado di tenere il passo del tutto, né di concentrarsi e impegnarsi sulle loro cose più di quanto richiedesse il meet quotidiano, rimanendo, talvolta, inevitabilmente indietro rispetto alla lezione o al tema affrontato durante l’incontro virtuale.


La mia preoccupazione ha riguardato anche il non meno importante profilo della frequentazione di amici e compagni: in questo senso una ulteriore perdita del tempo scuola, che per i bambini è la parte essenziale del loro tempo sociale, sarebbe stata veramente dannosa.

Ed è questo che ho pensato, in prima battuta.

Dopo poco, però, ho iniziato a confrontarmi con la notizia in termini più personalistici ed egoistici: ho pensato al mio lavoro, a quel lavoro che ho dovuto ridurre drasticamente da un giorno all’altro, senza possibilità di organizzarmi in altro modo, senza poterlo delegare a nessuno o lasciare in stand-by, e mi sono rivista in lockdown, in casa, da sola con i bambini, i loro compiti e il mio lavoro.

Inutile raccontare l’intensità del pugno nello stomaco che mi ha raggiunta; credo che si capisca benissimo.

Le due facce della stessa medaglia che mi sono ritrovata ad osservare mi hanno improvvisamente accecata in tutto il loro bagliore.

E ho capito, non faccio fatica ad ammetterlo, per la prima volta pienamente e in tutta la sua estensione, l’importanza della scuola per la nostra comunità.


Ho realizzato quanto è prezioso il tempo che i miei figli passano a scuola, insieme a quei professionisti qualificati, che hanno studiato per fare gli insegnanti e lo fanno con passione; ho realizzato quanto è importante che i miei figli frequentino i loro coetanei, anche se non possono saltarsi addosso come facevano fino all’anno scorso e se non possono più scambiarsi bicchieri e forchette; ho pensato a quanto mi è mancato vederli tornare a casa coperti di fango e sudatissimi in estate o bagnati fradici in inverno; ho pensato, infine, e non mi vergogno a dirlo, a quella liberatoria sensazione di benessere che mi pervade ogni volta che il pullmino parte verso la scuola e loro mi salutano dal finestrino ridendo …


Io, madre e libera professionista, affannata e sempre di corsa come tutti, ho realizzato, una volta di più, che non posso più starmene alla finestra a guardare il progressivo e inarrestabile disfacimento del sistema scolastico in cui sono inseriti i miei figli.

Per questo ho deciso di mobilitarmi: informarmi, fare rete, ascoltare i bambini, le famiglie e gli insegnanti, partecipare e promuovere iniziative che coinvolgano il più ampio numero di persone possibile.

E per questo invito i genitori a mobilitarsi.

Perché la buona scuola (quella veramente buona!) fa bene a tutti, genitori compresi, e va difesa con partecipazione e sentimento.


Caterina Burgisano 

 

 

Informati: Mamma portami al nido!