Cara Ministra Azzolina le racconto un giorno all'infanzia al tempo di ordinaria pandemia


 

Gentile Ministra Azzolina,


personalmente ritengo che lei, come i sindacati che hanno convocato lo sciopero di oggi (9 dicembre), mi scuso fin da subito per l’ardire dell’affermazione, non abbiano ben presente cosa stia succedendo tutti i giorni in molti nidi e scuole d’infanzia. Mi permetta di descrivere un giorno di normale attività in questo tempo denso di urgenze. Mi segua ed entriamo insieme in un'immaginaria scuola d'infanzia.

 


Un giorno a scuola

La mattina c’è un susseguirsi di genitori che lasciano i loro rampolli all’ingresso affidandoli alla “bidella” che scansiona con piglio sicuro la temperatura. Dopo varie misurazioni (spesso questi termo-scanner danno i numeri) vedremmo il bambino entrare nella propria sezione o “bolla” come è stata ribattezzata dopo l’emergenza. La bolla è il suo gruppo-isola dove bambini e maestre sono separati dal resto della scuola per evitare inutili contatti.

In sezione

Quando il bambino entra in sezione trova pochissimi giochi, le disposizioni anti-covid ne hanno eliminati tanti. Lui è accolto calorosamente dal saluto della maestra Antonella (un nome di fantasia) che sempre per disposizioni anti-covid, è bardata con mascherina, visiera, guanti e camice perché ha appena finito di cambiare il piccolo Antonio. Antonio ha soli due anni e mezzo (ha anticipato l’ingresso all’infanzia) e ancora non ha ancora tutte le capacità di restare sempre senza pannolino. Avendo poi “saltato” gli ultimi mesi di nido fa ancora più fatica ad ambientarsi. ma per fortuna nella bolla di Antonella, c’è presente per quasi tutto il tempo scuola. anche la maestra di sostegno. così non deve svolgere quasi tutta la giornata in sezione con 26 bambini come avrebbe dovuto fare senza avere due bambini con lievi ritardi.

La supplente

Oggi in bolla c’è una nuova maestra di sostegno si chiama Giovanna (altro nome di fantasia). Lei è la supplente e questa settimana ha girato in tre scuole per coprire le varie assenza e che dopo l’orario trascorso in bolla, di 4 ore, dovrà raggiungere un nido per coprire “una chiusura”. Giovanna lavora da alcuni mesi in una cooperativa, è felice di fare questa esperienza, è giovane, al contrario della maggior parte delle colleghe maestre (o educatrici) comunali ( o statali) che viaggiano su una media di 50 anni d’età. Giovanna ha poca paura di quella che reputa un’aggressiva influenza e è felice perché sta facendo molta pratica. Lei è pagata a ore, con un contratto precario. Lavorando anche dieci ore al giorno riuscirà a mettere insieme il tanto che basta perché la sua busta paga assomigli ad uno stipendio delle colleghe del pubblico.

La giornata

Durante la giornata l’appuntamento fisso, che ormai è diventato il rito, è lavarsi le manine. I bambini sono bravissimi in questo, si mettono in fila con ordine e svolgono le azioni consuete e se si scordano, non c’è problema, la maestra Antonella ha inventata una canzoncina che elenca tutto quello che devono fare. Antonella del resto mi spiega “I bambini non sono un problema, sanno seguire molto bene le regole e dopo poco che siamo tornati a scuola, le regole sono diventate parte delle attività. Il vero problema- Antonella rappresenta la voce di moltissime educatrici e maestre- sono i genitori”

Il patto di corresponsabilità

Ma cosa significa che il problema sono i genitori? Capita spesso che i bimbi arrivino al nido o a scuola, ammalati: raffreddati, con congiuntivite, con virus gastrointestinali, con febbre… Capita anche che il giorno prima si dimetta il bebè con 38, 39 di febbre e il giorno dopo il bambino torni al nido senza febbre perché imbottito di tachipirina. E quando questo “trucco” viene riproposto anche oggi, allora le conseguenze più comuni sono la paura, per qualcuno, e il panico per altri. Di norma lo stato emotivo varia a seconda dell’età del personale educativo.


Il problema però è altro

Se il problema si riducesse a qualche comportamento irresponsabile, le cose scorrerebbero tutto sommato “normalmente”. Il problema reale è che ci siamo dati delle regole per contenere il virus, le regole contenuti nei decreti, che non riusciamo nella pratica a seguire. Le bolle di cui abbiamo fatto cenno sopra, sono nei fatti nominali. Giovanna, come le altre supplenti gira da un nido all’altro, da una scuola all’altra e lo fa senza un tampone di verifica. Nelle scuole girano poi collaboratrici, “scodellatrici”, personale vario... Le mascherine, gli occhiali, le visiere, i camici, in molte città, sono distribuite poco e male. In molte scuole sono distribuite solo le mascherine “normali” e non le Fp2 che sarebbero più appropriate, visto che il personale sta a contatto con bambini che non le portano e che non mantengono la distanza, per ovvi motivi. Le collaboratrici e i collaboratori, o bidelli devono sanificare (sopratutto al nido) qualunque oggetto, superficie più e più volte al giorno e con poco personale, o con l’aggiunta di personale non formato e preparato, non si riesce a fare tutto ciò che si dovrebbe. Per tutti questi motivi e altri ancora (i problemi variano a seconda del contesto territoriale) il personale dei nidi e delle scuole d’infanzia comunali il 9 dicembre sciopererà. E lo fa perché è stremato!

In chiusura

Questi problemi cara Ministra si sommano a tanti altri che ci sono da tempo: troppo personale precario, pochissime tutele del personale che lavora nel privato, l’aggiunta di carico di lavoro che c’è da decenni. Il personale che lavora con i bambini e le famiglie ha bisogno di tempo, di calma e di cura per offrire a loro volta calma, cura ed educazione al nostro bene più prezioso i bambini. Il nostro grande bene di oggi, il nostro luminoso futuro domani.

Grazie per l’ascolto

Laura Branca

 

 

Informati: Mamma portami al nido!