Bambine e bambini in movimento

 




Anche gli uomini educano… Il movimento è il principio fondamentale della vita, il motore dello sviluppo cognitivo, affettivo, relazionale, in molte delle sue manifestazioni è piacere in sé, anche se acquisisce fin da subito finalità esterne; è la via per esplorare e costruire l'esperienza spazio - temporale, la strada attraverso la quale il bambino scopre i propri confini, i suoi limiti, le sue possibilità.

Muoversi significa incontrare l'altro.

La relazione con i coetanei e gli adulti nasce dall'incontro dei corpi: osserviamo come nei giochi motori i bambini riescono a modulare la propria "presenza", attraverso una continua, quasi invisibile, ricerca di accordo con gli altri, per esempio quando fanno la fila per salire su una spalliera o su uno scivolo.

La differenza quindi, ma anche l'accordo: il salto insieme, lo scivolare affiancati su un asse di legno.

Il movimento in un ambiente accogliente favorisce nel bambino la scoperta delle possibilità che il mondo gli offre, gli dà gli strumenti per manipolarlo, cambiarlo, inventare nuovi modi di utilizzare i materiali a disposizione.

Ci sono infatti diversi modi per fare un’esperienza motoria.

Uno scivolo può essere usato nel modo “tradizionale”, ma anche utilizzato in maniera particolare, ad esempio con il corpo disteso sull’asse e la testa all’indietro.

Il primo è una forma strutturata, sociale, comunemente praticata, mentre la seconda, favorisce nuove scoperte e genera una gamma di nuove percezioni ed emozioni.

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All'interno dei servizi 0-6 anni cogliere la centralità dell'espressività motoria dei bambini significa anzitutto organizzare spazi e tempi della giornata educativa per dare rilievo alle attività motorie e psicomotorie, non più intese come un'esperienza laboratoriale tra le tante, ma come buone pratiche educative non episodiche capaci di promuovere la crescita armoniosa e il benessere dei bambini, un ben-essere che dura nel tempo.

Per questo occorre interrogarsi sulla propria postura educativa, sulla libertà di scelta che lasciamo ai bambini, sul valore che il gioco motorio assume nell’acquisizione dell’autonomia.

Risultano rilevanti le ricadute sull’acquisizione dello schema corporeo che nei primi anni è indubbiamente un passaggio importante; gli adulti possono aiutare i bambini ad affinare con gradualità i movimenti, rispettando i tempi di ciascuno.

In alcuni nidi e scuole dell'infanzia queste attività sono diventate elementi strutturali della progettazione educativa, in altri invece, aldilà delle dichiarazioni di principio, non c’è una chiara consapevolezza del ruolo che i servizi per la prima infanzia possono svolgere nella promozione dell’espressività motoria in tutte le sue forme.

Credo sia di grande rilevanza diffondere le buone pratiche in un più ampio numero di servizi, partendo proprio dall'esperienza di chi da tempo porta avanti queste attività. Sottolineiamo per esempio il valore dell'osservazione nel contesto (psico)motorio che porta a scoprire nuovi aspetti del bambino, del mondo affettivo che si manifesta attraverso la comunicazione non verbale, dei cambiamenti dei bambini nel tempo.

In conclusione

Partendo da questa consapevolezza è possibile attivare momenti di formazione/supervisione che aiutino educatrici e insegnanti a dotarsi di alcuni strumenti indispensabili per condurre percorsi di espressività motoria.


Giulio Reggio


Consulente pedagogico, formatore, psicomotricista e responsabile editoriale del Blog Lo specchio di Alice

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