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Partecipare per crescere
Osservare e stare dentro il cambiamento, viverlo ogni giorno e assaporare lentamente il boccone amaro del panorama sociale ed umano che si modifica, diventando ogni giorno che passa più diffidente, aggressivo, intollerante.
Tutto è cambiato! Un virus sconosciuto ha sparigliato le carte in tavola obbligandoci ad uscire dalla nostra base sicura.
Osservo con i sensi accesi, con le emozioni che
spesso fanno il giro della morte come le montagne russe.
Tanti
gli accadimenti affrontati e attraversati sperando ogni volta di
uscirne indenni , un senso di smarrimento di fronte ad una narrazione
contradditoria e ad una solidarietà a corrente alternata, mentre
sotto le ceneri già ardeva la sfiducia pericolosa verso ogni
istituzione.
Educare, osservare
Nella mia lunga professione di educatrice di
nido ho cercato di imparare ad osservare, un addestramento continuo e
costante per accogliere e riconoscere le nostre diversità e
fragilità come valore aggiunto, nel rispetto dovuto e nella
gentilezza del comportamento.
Propositi e obiettivi non
sempre raggiunti, ma con la consapevolezza che non si finisce mai di
imparare e tra prove ed errori, ogni tanto si mette a segno un
obiettivo. In ogni caso non puoi sederti su gli allori pensando che
il demone dell'intolleranza non sia pronto a sferrare il prossimo
attacco.
La pandemia sembrava dovesse insegnarci questo:
nessuno si salva da solo!
Non è stato così, dai meandri più
nascosti del nostro essere siamo stati capaci di vomitare, in alcuni
casi, il peggio di noi stessi. Abbiamo alzato barriere, sputando
sentenze e verità assolute, aggressività verbali, minacce, in poche
parole ci siamo divisi in categorie, abbandonando ogni focus
collaborativo.
Diffidare...
Molti hanno iniziato a diffidare di ogni
soluzione scientifica, ritenendola falsa e mirata a farci del male.
In poche parole si è annidato come un cancro la tesi del
complotto globale, creando metastasi divisive, che hanno amplificato
la sfiducia e l'incertezza.
Questa atmosfera da day
after ha procurato in molti di noi una sofferenza profonda, una
disarmonia inquietante che ha messo a dura prova amicizie e relazioni
personali e lavorative.
Unico comune denominatore: la paura
dell'ignoto e del futuro, solo la certezza di un presente pieno di
incognite sotto tutti i punti di vista: sociale, economico,
sanitario, politico.
La differenza: aver declinato la paura con
modalità opposte e inconciliabili.
Affidarsi o non
affidarsi?
Dentro
la parola " fiducia" risiede un mondo, una visione, una
speranza, un atteggiamento mentale che inevitabilmente collude con il
suo contrario: la sfiducia. Sfiducia che si è declinata
inevitabilmente in diffidenza e in modalità "allert ".
Tutto questo ha dato la stura al discutibile paragone tra la pandemia
e una non meglio definita dittatura sanitaria.
Cerco
ancora di comprendere, nonostante tutto, ma in queste ultime
settimane il mio disagio è aumentato, non posso fare a meno di
interrogarmi sulle ultime misure governative del super green pass,
che ha messo di fatto con le spalle al muro quella parte (
minoritaria) di non vaccinati, escludendoli non solo da ogni
possibilità di condivisione sociale (bar, ristoranti, teatri,
palestre…) ma ancor più gravemente dal lavoro, da ciò che rende
dignitosa la vita di un essere umano. Questo per la mia coscienza è
veramente inaccettabile.
La coercizione avrà solo
l'effetto di costruire un capro espiatorio, una vittima sacrificale
da mettere sul rogo! Ovvero scaricare ogni responsabilità sul "
non vaccinato". Se ancora possediamo una onestà intellettuale
dobbiamo considerare questa narrazione strumentale e pericolosa.
Queste modalità non sembrano efficaci e credibili da parte delle
istituzioni, anzi ampliando il conflitto sociale si sta mettendo in
seria difficoltà la sopravvivenza e la tenuta psicologica di molte
persone e famiglie. Togliendogli il lavoro, la forbice
discriminatoria si allargherà a dismisura, attivando un detonatore
del disagio incontrollato pronto ad esplodere in qualsiasi momento
con conseguenze non prevedibili.
Una comunità educante
Ho sempre creduto che
una comunità educativa dovesse affrontare le criticità e la
complessità sempre con un atteggiamento disponibile, inclusivo e
responsabile. Questo concetto credo sia applicabile anche all'interno
di una comunità sociale, le misure confuse e incoerenti rischiano di
essere inefficaci, figuriamoci imporre un obbligo vaccinale (
mascherato) attraverso un ricatto grave come quello della perdita del
proprio lavoro e di conseguenza dello stipendio che ci consente di
vivere.
Nonostante io abbia dato più spazio e voce alla
mia natura fiduciosa come tante altre persone, accogliendo ciò che
è, con consapevolezza, rilevo al momento infinite incongruenze e una
infodemia caotica. Sicuramente è necessario trovare un equilibrio
tra due istanze: ovvero il rispetto e la responsabilità del "
noi" inteso come comunità umana, mantenendo però i bisogni e
le peculiarità "dell'io" senza trasformarlo in narcisismo
e individualismo patologico.
Ritengo etico e dovuto dare
un contributo personale per il benessere della collettività, anche a
costo di qualche limitazione della nostra libertà. L'impressione
viva, ora è che si stia andando oltre misura, ovvero la politica sta
utilizzando dei sistemi lesivi che non vanno nella direzione giusta,
piuttosto stanno amplificando a dismisura divisioni, diseguaglianze,
intaccando il diritto al lavoro.
Rivendico nonostante
queste inevitabili osservazioni la mia fiducia nella scienza, con
l'augurio che sia stata ben riposta, se così non fosse, non avrebbe
più senso vivere in un mondo così marcio, disumano, interessato solo
al profitto a qualsiasi costo.
Questo capitolo non lo
possiamo ancora scrivere, nell'attesa attiva voglio vedere una luce
in fondo al tunnel,qualche sorriso di liberazione e un bel canto
intonato di felicità.
Si può sognare un mondo migliore?
Chissà che il sogno non diventi una realtà, per tutti, nessuno
escluso.
L'importante è non smettere di camminare, sperare, vivere e lottare.
Anna
Maria Mossi Giordano