Partecipare per crescere
Stamattina mi sono messa ad osservare un formicaio, non riuscivo a staccare lo sguardo da quella perfezione organizzativa. Centinaia di formiche, tutte con il preciso scopo di fare il possibile per la loro comunità, nessun individualismo, il mandato chiaro e preciso: tutte per la sopravvivenza del formicaio, anche a costo della propria vita. Una incredibile metafora di come dovrebbe essere.
Poi penso, che invece bisogna rispettare le singole personalità, le diversità, provando a costruire un equilibrio tra le istanze dell'io e quelle del noi.
Prossimità educative
Nel
pensare al futuro prossimo, ai possibili panorami educativi/
culturali i miei pensieri si ricoprono di una colorazione lattiginosa
a ricordarmi che la destinazione è incerta.
Siamo nel
cambiamento, nella frammentazione delle idee, nella paura e dolore di
vedere in faccia gli accadimenti di questa ennesima guerra e non solo
, che ci sbatte in faccia tutta la sua crudeltà e assurdità, come
crudeli ed assurde sono le tante guerre sparse nel mondo.
Imprimere tracce
Di fronte a quello che sembra ineluttabile ci sentiamo talmente piccoli e impotenti che si fa fatica a ritrovare il senso del nostro vivere quotidiano. Eppure dobbiamo camminare, imprimendo se vogliamo, tracce ancora più profonde, credibili…
Sento l'urgenza del fare, proporre, agire.
Non dobbiamo cedere alla resa, anestetizzando il sentire. Rimanere con i sensi accesi, richiama ad un risveglio, ad una responsabilità individuale e collettiva, non possiamo rimanere inerti nell'attesa, la realtà ci chiama.
Il suo urlo è forte.
Partecipare
È tempo di partecipazione, di generosità, di mettere in campo i propositi migliori, i nostri talenti, il bivio è davanti a noi, ignorare questa possibilità può significare molto. Astenersi da questo processo evolutivo potrebbe riservarci sorprese ancora più amare.
L'essenza in una frase di Gandhi: sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
La qualità educativa
Alla luce di tutto questo cosa può rappresentare oggi la qualità educativa? Non riesco a scinderla dalla qualità della vita… da un ripensare complessivo del concetto di ben-essere.
La
sensazione viva è che gli esseri umani da zero a cent'anni hanno il
sacrosanto diritto di poter accedere alla loro porzione di felicità.
Una società dedita al profitto e al consumo ha gradualmente
annichilito questa possibilità, predando letteralmente le risorse
umane, togliendo tempo alle nostre vite, piegando letteralmente i
nostri bisogni alle leggi del mercato penalizzando soprattutto i
bambin*, le donne, gli anziani. Siamo sempre di più delle "macchine"
a manovalanza multipla, il lavoro o è una chimera spesso
irraggiungibile o assorbe talmente tanto da farci raschiare il fondo
delle nostre energie creative. La nostra qualità della vita è ogni
giorno che passa, privata di bellezza e libertà. Viviamo una nuova
schiavitù fatta di falsi bisogni e di sogni irraggiungibili. Eppure
c'è un esercito di "formichine umane" che sta tentando di
generare e far emergere un nuovo linguaggio significante:
condivisione piuttosto che competizione, gentilezza piuttosto che
aggressività, unione piuttosto che divisione, diversità ed
originalità piuttosto che conformismo, apertura al nuovo piuttosto
che chiusura e pregiudizio, inclusione, integrazione, accoglienza e
poi rispetto per la natura, l'ambiente, gli animali, arte, musica.
Dobbiamo sposare e fare nostro questo nuovo lessico,
praticandolo, seminando azioni e parole coerenti affinché crescano
rigogliose, forti, inattaccabili.
Il
sentiero della sopravvivenza è segnato, aspetta solo il nostro passo
sicuro con le sue tracce solidali, pacifiche, creative da lasciare in
eredità.
Se siamo veramente stanchi di guerra, c'è solo una
opzione: disarmiamo la nostra anima e facciamola fiorire di bellezza
e tenerezza.
Anna Maria Mossi Giordano