Partecipare per crescere
Due anni di
pandemia e crisi globale hanno letteralmente cambiato e modificato le
nostre abitudini, certezze, su vari fronti, siamo stati costretti a
camminare dentro un equilibrio instabile, ci siamo sentiti persi e
fragili, ancora stiamo pagando le conseguenze di questa situazione
inaspettata e dolorosa.
Non abbiamo ancora smaltito due anni e
mezzo di una comunicazione tossica, contradditoria, che ha
letteralmente depositato sulle nostre teste una nube avvelenata di
oscure previsioni per il nostro presente e futuro.
Ri-costruire
bellezza e fiducia
Un luogo educativo genera legami e
inclusione solo attraverso la partecipazione attiva di tutti coloro
che lo frequentano a vario titolo. Senza alleanza educativa il campo
rimane arido e incolto. La pandemia e la crisi globale politica ed
economica hanno di fatto minato i gangli vitali di quella
cultura pedagogica costruita negli anni basata soprattutto su
l'incontro, sulla alfabetizzazione emotiva, sulla presenza dei
genitori alle iniziative laboratoriali e agli eventi organizzati.
Quel tessuto ordito di socialità, arte e cultura
costruito con pazienza e costanza necessaria, improvvisamente
si è sfilacciato rendendo le relazioni più critiche e conflittuali,
il virus ha rappresentato uno spartiacque tra un prima e un dopo
incerto e confuso.
Riaccendere l'entusiasmo, il
desiderio
Senza entusiasmo, visione, creatività i
luoghi educativi sono destinati ad appassire. Il covid ha
imposto una " asetticita' relazionale " che ha
influenzato pesantemente i rapporti di lavoro ed ovviamente
anche i legami in divenire con i genitori e i bambin*.
L'assoluto contrario di quello che dovrebbe essere l'incontro
educativo con quella fascia di età, basato soprattutto sulla
sensorialita', esplorazione, contatto, affettività, emozioni e
fiducia.
La paura, le paure
La
paura di contagiarsi ha inevitabilmente messo una barriera
invisibile, ma potente, che ha inquinato la naturalità della
relazione, inficiandone il percorso, alterando lo svolgersi della
quotidianità e routine, amputatando il suo linguaggio
emozionale fatto di sguardi, espressioni, sorrisi, abbracci. Un
fluire spontaneo, bloccato dalle mascherine, distanza di
sicurezza e paura di ammalarsi. Pur essendo state misure necessarie
hanno rivelato in molti casi tante contraddizioni ed estrema
difficoltà applicativa in un ambito talmente delicato e particolare
che forse meritava dalle istituzioni preposte, una maggiore
attenzione ed investimenti adeguati e mirati per ridurne al
minimo i danni.
Incertezza e desiderio di normalità
Molto avremo da ragionare per ricostruire un clima di
fiducia e partecipazione. Non sarà semplice convivere con la nuova
realtà del virus, la crisi politica europea, ambientale,
climatica e la guerra ancora in corso non ci stanno dando
nessuna garanzia dei possibili panorami futuri. La politica, la
diplomazia riusciranno a costruire una pace duratura?
Verranno prese quelle misure ormai indispensabili ed efficaci a
tutela del clima e dell'ambiente? Tanti i punti
interrogativi da sciogliere, in poche parole, significativo
dovrà essere l'impegno personale ed etico di ciascuno di noi, non
sono più tempi di deleghe e individualismi, questo nostro mondo
maltrattato e ferito, sta esprimendo chiaramente tutta la sua
fragilità e il suo grido di aiuto per porre fine alle ingiustizie
inaccettabili di chi vive nel lusso opulento a danno di chi non ha
nulla da mangiare e un tetto sopra la testa. Il bivio è
chiaro ed inequivocabile. Siamo in una connessione profonda,
nessuno si salva da solo! Un assunto da comprendere nella sua
drammatica verità e possibilità. Il cammino che ci attende è
non privo di ostacoli ma l'orizzonte da cambiare è
davanti a noi. Serve coraggio, determinazione, ogni essere
umano può e deve rappresentare un moltiplicatore di pace e rispetto
per la vita che chiede solo di esprimersi con la piena
fioritura dei sensi, nella consapevolezza che siamo solo ospiti
di questo pianeta a pari dignità di diritti e doveri.
Anna
Maria Mossi Giordano