Partecipare
per crescere Finalmente
ci siamo incontri, a Bologna, dopo diversi anni in cui ci siamo
connessi online per
affinità di idee e valori. Nasce così la redazione del blog di
BolognaNidi
capitanata da Laura Branca. Il
blog inizialmente locale e personale, nel tempo si
allarga e cresce fino a
diventare una realtà nazionale e plurale. Questo amore incondizionato resiste da
più di dieci anni.
La redazione
Così accade che un gruppo eterogeneo di persone intercettate da Laura (educatori, una maestra, un formatore/psicomotricista e genitori) decidono di unirsi per ragionare, collaborare confrontarsi, proporre e scrivere su temi educativi, culturali, sociali. In questi due anni di pandemia lo abbiamo fatto solo ed esclusivamente online, conoscevamo l'uno dell'altra/o solo la voce, i contenuti scritti o verbali. Nell'attesa di passare dal virtuale al reale potevamo soltanto immaginare come sarebbe stato incontrarci se quelle "impressioni" di vicinanza e condivisione sarebbero state confermate o disattese.
Tempi difficili= re-esistenze che fioriscono
In
questo nostro incontro fortemente voluto ho potuto sentirne
l'urgenza, il fremito e il dolore di un disagio sociale trasversale
che si sta declinando in tanti modi. In questa con-fusione ed
incertezze nascono quelle che chiamo resistenze invisibili. Siamo
come naufraghi attaccati ad una zattera dopo lo tsunami.
Frantumati
i punti di riferimento cerchiamo di raccogliere i pezzi sparsi di
quella narrazione sociale/educativa che ci riporta a momenti di
costruzione e partecipazione attiva e consapevole che sembra perduta
nella notte dei tempi.
Percorsi possibili
Nella mia memoria vivida
conservo i ricordi di esperienze realizzate, vissute pienamente, che
danno la misura di quanto sia possibile costruire luoghi educativi di
grande qualità solo a condizione che vengano rispettate alcune
regole imprescindibili che sono in stretta relazione con il "tenere
in mente" il ben-essere relazionale, ambientale, olistico, di
ogni essere umano da zero a cent'anni.
Era nel lontano 1977 e
iniziavo la mia carriera di educatrice nel nido
aziendale Montessori della
Banca d'Italia, un nido considerato " privilegiato" mi
chiedo se può essere eletto a privilegio quello che dovrebbe essere
garantito in ogni realtà educativa.
Il
ben-essere è un diritto
Quando
parliamo di ben- essere in ambito educativo non stiamo parlando di
beni materiali, ma di una condizione di partenza, valoriale ed
esecutiva che preveda un pensiero pedagogico solidale e accogliente
condiviso. Affinchè il progetto educativo si attui coerentemente,
sono necessari investimenti e scelte mirate affinché il pensiero si
possa coniugare con l'azione.
*Nel 1977 il pensiero pedagogico
montessoriano indicava ad esempio che il rapporto educatore/ bambin*
dovesse essere di uno a quattro con i piccoli e uno a sei con i medi
e grandi.
* Oltre alla direttrice c'era una segretaria che si
occupava di tutte le incombenze burocratiche, noi educatrici dovevamo
solo occuparci dei bambin*.
* C'era una cura dell'ambiente
costante perché un qualsiasi problema di manutenzione ordinaria era
risolto in tempi brevi e seguito dalla segretaria. Ho riportato solo
tre punti di quella realtà che non era privilegiata ma soltanto
attenta e consapevole dei reali bisogni dei bambini e degli adulti
che si prendevano cura di loro.
Il
coraggio della disperazione
Dopo aver vinto il concorso scelsi di lavorare nel
pubblico, un tuffo nella realtà complessa e lontana anni luce da
quello che conoscevo. Anni di lotte, impegno, per rendere quei luoghi
accoglienti ed educativi, dove si potesse giocare e crescere con
gioia.
Anni di nuove e importanti fioriture. Poi purtroppo,
anno dopo anno, il profitto e il risparmio su i servizi educativi ha
avuto la meglio.
Tante le persone resistenti, che tengono il
faro acceso per non perdere la rotta. In questa società di
immagine si può solo rivelare il "dicibile", l'indicibile
rimane nelle maglie della sofferenza inespressa, nascosta,
mascherata. Ora vanno di moda le "emozioni" sdoganate nella
pubblica piazza, con oscena intenzione rappresentate, usate,
manipolate, vomitate. Per questo il non detto, di tanti
educator*, maestr*, ecc. ingoiato a forza diventa fatica estenuante e
la stoica resistenza si trasforma spesso in malattia, in resa, in
fuga!
In questo mondo maltrattato, resistere non è solo un
atto di coraggio è anche un urlo disperato... o forse una follia!
Seppur invisibili, passo dopo passo, cerchiamo di farci e fare
spazio, tra la resa e il rimetterci in cammino, determiniamo la
nostra presenza ribelle ma amorevole. Come andrà a finire o a
ri-iniziare, non si sa.
Anna Maria Mossi Giordano