Tempo per ascoltare



Anche gli uomini… educano

Ascoltare significa, a mio modo di vedere, fare spazio nella mente e nel cuore ai sentimenti e ai pensieri dell’altro.

Nei servizi educativi la parola ascolto è, per così dire, di casa, si accompagna all’osservazione, e assume una coloritura tutta particolare perché comprende un atteggiamento rivolto ad essere attenti sia alle parole dei bambini che ai loro gesti, le espressioni del volto, i sorrisi, i movimenti, il pianto e il silenzio.

Che cosa ci dona l’ascolto?

Da un lato la conoscenza, almeno parziale, del bambino, del suo stato d’animo e dei suoi bisogni, dall’altro la progressiva costruzione di un legame che lo aiuterà giorno dopo giorno a sviluppare la propria capacità di ascolto.

Una componente fondamentale dell’ascoltare è costituita dal tempo che vi dedichiamo.

Molti servizi educativi sono di ciò pienamente consapevoli e nell’organizzazione della giornata educativa al nido e alla scuola dell’infanzia i gruppi di lavoro si interrogano su quali siano le modalità più efficaci per favorire l’ascolto reciproco.

A fronte dei tempi frenetici che caratterizzano la vita di molte famiglie, appare di grande rilievo proporre nei servizi alla prima infanzia, un tempo rallentato e meno frammentato che garantisca ai bambini la possibilità di assaporare, interiorizzare le esperienze e di esprimersi attraverso diversi linguaggi.

Ci sono probabilmente dei momenti che necessitano in questo senso di particolare cura, come quello del pranzo in cui dare spazio alla convivialità, o del cambio al nido, nel quale l’attenzione è rivolta alla ricca e complessa comunicazione non verbale dei piccoli.

L’ascolto ha bisogno di tempo perché è fatto di pause e di silenzi, in cui bambini e adulti abbiano l’agio di raccontarsi; lo sguardo dell’educatrice e dell’insegnante ha così la possibilità di cogliere un sorriso, un gesto, una parola che apre ad una maggiore comprensione dell’altro e a un piacere condiviso.

Tutto questo non è affatto semplice, talvolta per le esigenze del contesto in cui opera il personale educativo, per gli imprevisti che possono verificarsi oppure perché si ha il desiderio di proporre tante attività.

Si tratta allora di cercare soluzioni anche parziali e imperfette, che per bambine e bambini risulteranno preziose.

E che dire dell’ascolto delle famiglie e nel gruppo di lavoro? Potremmo parlarne in un prossimo articolo.


Giulio Reggio

Consulente pedagogico, formatore, psicomotricista e responsabile editoriale del Blog Lo specchio di Alice