Partecipare per crescere… La realtà è che siamo perlopiù incapaci di ascoltare, quasi tutte le relazioni sono caratterizzate da comportamenti poco inclini all'ascolto autentico, empatico, non giudicante.
Ci si trincera immediatamente in una posizione o di difesa o di attacco, non vogliamo misurarci con le emozioni che l'interlocutore vuole esprimere, diventiamo immediatamente reattivi. Qualsiasi tentativo di fare emergere i propri o altrui sentimenti, rischia di perdersi nei meandri insidiosi delle accuse o recriminazioni, perché in realtà ne abbiamo paura. Un ping pong inutile e dannoso che trasforma la parola in un coltello acuminato, un fendente che riesce a colpire e ferire senza fare uscire mezza goccia di sangue. Questa è l'epoca della comunicazione triste, asfittica, pur possedendo un udito sensibile, stiamo diventando dei "non udenti" selettivi. Si parla ma non ci si ascolta!
La mancanza di ascolto nei luoghi educativi
Intercetto questa criticità nei luoghi educativi che al contrario dovrebbero rappresentare il tempio dell'ascolto, dell'integrazione e inclusione delle differenze. L'utilizzo bulimico dei mezzi virtuali a discapito dell'incontro reale ha creato una frattura profonda, una disconnessione dal sentire. Dove non c'è corpo, sguardo, anima vibrante viene a mancare la linfa primaria, capace di co-creare nuove visioni, legami, emozioni, arte. Ci stiamo abituando pericolosamente alla distanza fisica che si sta trasformando in distanza emotiva e aridità creativa. Per poter ascoltare c'è anche bisogno di tempo e di un luogo deputato, bisognerebbe "pensare" a delle strategie educative che favoriscano lo scambio, la condivisione, il confronto.
Le barriere comunicative
Dal mio punto di vista la comunicazione tra le persone sta vivendo una sua profonda criticità, soprattutto per la poca predisposizione all'ascolto. Esistono dei binari paralleli, ovvero: da una parte si avverte l'esigenza di approfondire e di elevare le relazioni, attraverso i numerosi linguaggi espressivi: la musica, la danza, la pittura, la poesia ecc. L'arte in tutte le sue declinazioni sta cercando di esprimersi e raccontare. Attraverso modalità di condivisioni creative, tenta di ricostruire quel “Noi” possibile, spesso perduto e ostacolato dall'individualismo imperante di questi nostri tempi. L'altro binario continua ad essere ingabbiato dentro logiche competitive, non inclusive, molto si è spento di quel pensiero pedagogico che dava la priorità al ben-essere della comunità nel rispetto delicato ed equilibrato tra esigenze individuali e collettive.
Gli ingredienti dell'ascolto
Porsi "in ascolto" significa attivare un'attenzione non giudicante, mettendosi nei panni dell'altro/a e provare ad osservare l'accadimento dal suo punto di vista, lasciandosi stupire da quel vissuto diverso e senza pregiudizio abbandonare la zona "confortevole" delle verità assolute.
Aprire la nostra conoscenza ad altre visioni e possibilità, non è una operazione scontata, richiede sensibilità ed umiltà.
Sicuramente non è semplice rimanere coerenti a questi principi, siamo tutti abituati a rivolgere lo sguardo più verso noi stessi alle nostre convinzioni ed abitudini, facciamo molta fatica ad accogliere pensieri diversi che aprano ad altre prospettive. In poche parole abbiamo timore di mettere in discussione la nostra vita e le scelte fatte finora, sia dal punto di vista professionale che privato.
La rigidità del pensare
Quando si è rigidi, inflessibili nella comunicazione, in ambito educativo si creano inevitabilmente delle dinamiche dannose, divisive e aggressive. Sicuramente imparare a comunicare e ascoltare con modalità efficaci ed empatiche richiede tempo, impegno e conoscenza. Considero questo ambito tematico dell'ascolto e della buona comunicazione, piuttosto sottovalutato ed evaso. Al contrario, abbiamo urgenza di affrontare e approfondire questi argomenti, soprattutto nelle formazioni. Chi svolge una professione delicata come quella di educatore/ educatrice, credo abbia il dovere etico e professionale di affrontare dei percorsi permanenti per migliorare le capacità di comunicazione ed ascolto. Sono sempre più convinta che "educare ed educarci" sia un appuntamento fisso con la nostra evoluzione personale, una ricerca entusiasmante mirata, affinché le nostre azioni siano sufficientemente coerenti con il progetto educativo e valoriale che intendiamo portare avanti. Una sfida impegnativa che non possiamo disattendere perché ha a che fare con esseri umani in crescita che meritano di essere tenuti in mente, amati, accolti e accompagnati affinché fioriscano come la loro natura chiama.
Anna
Maria Mossi Giordano, già educatrice nei nidi pubblici di Roma