L'opposto dell'ascolto è il controllo

  

Disegno madre con bambini
BoNidi

 

Pensieri e parole…

L’opposto dell’ascolto è spesso, e sempre più spesso, il controllo. Il controllo lo si può esercitare in molti modi. Abbiamo anche tanti strumenti a disposizione per esercitarlo con apparente poco sforzo.

Quanto controllo adoperiamo sui nostri bambini e bambine? E quanto questo uso improprio di controllo mina la loro autostima?

 


Mentre continuiamo a sottolineare come il covid, e il loockdown, abbiano devastato le certezze e l'equilibrio psichico delle nuove generazioni, non ci poniamo affatto (o ce lo poniamo troppo poco) il problema di quanto il continuo controllo incida sulla loro fiducia in se stessi e negli altri. 

Li controlliamo fin dalla culla quando piazziamo una videocamera sulle loro teste. Li controlliamo in casa perché difficilmente li lasciamo soli in camera a giocare. E quando frequentano luoghi collettivi e pubblici, e sono seguiti da adulti competenti, non ci basta, vogliamo controllarli anche lì. Le tante petizioni e le proposte di legge, che chiedono telecamere al nido e nell’infanzia, dimostrano la tendenza smodata al controllo. (E del resto non sono pochi i servizi privati che hanno accolto le telecamere a garanzia del controllo e della sicurezza.)

Più semplicemente, e con meno tecnologia, anche nei giardinetti cittadini capita spesso, di vedere bambini giocare dietro recinti (come fossero cani…) A scuola spesso non li facciamo uscire in cortile, a volte nemmeno in corridoio, perché è più difficile controllarli.

Quando crescono, crescono anche gli strumenti di controllo.

A scuola con il registro elettronico controlliamo i voti, le assenze, i compiti, le verifiche… Fuori da scuola mettiamo App sui loro cellulari per capire dove sono, quanto tempo sono online e che siti “frequentano”...

Siamo talmente occupati a controllarli, a guardare con gli occhi, convinti che un’immagine ci racconti sempre la verità, che ci dimentichiamo di ascoltare.

Ascoltare è un esercizio molto complesso che coinvolge orecchie, occhi, cervello, pancia ma anche a sopratutto l’organo più difficile da manovrare e addomesticare: il cuore. 

Controllare ci costa apparentemente meno fatica.

Pare una scorciatoia che da risultati istantanei, verificabili. Ma l’educazione non conosce scorciatoie e la fiducia la si costruisce nel tempo, con un rapporto reciproco basato (anche) sull’ascolto.

Verificare lo scarto che esiste tra ciò che raccontiamo, e ci raccontano, e quello che è, è un lavoro impegnativo che ci coinvolge totalmente.

Ecco, prima di chiudere per un po’ la redazione, questo Natale auguro a tutte/i di chiudere un po’ gli occhi e di ascoltare di più, per fare spazio ad un altro grande bene prezioso: il silenzio.


Laura Branca