Partecipare per crescere...
Durante il periodo natalizio, senza voler generalizzare, in alcuni luoghi educativi, soprattutto nidi e scuole dell'infanzia si entra in una sorta di fibrillazione ansiosa da parte dei gruppi educativi e collegi docenti, che ha a che fare sia con le aspettative dei genitori da un lato e dall'altro da consuetudini ormai obsolete di dover coinvolgere i bambini e le bambine in performance "natalizie" non sempre gradite dagli stessi bambini.
Così accade che si organizzino delle feste asettiche, lontane da una partecipazione attiva e condivisa che diventano alla fine, performance fine a se stesse e fonte di stress per adulti e bambini.
Una fiera espositiva di canzoncine o brevi poesie da recitare, il tutto distante da una partecipazione reale, fatta di condivisione emotiva e creativa. Nonostante questo richieda un grande impegno e dispendio energetico, il risultato non è mai direttamente proporzionale alla fatica. Inevitabilmente si creano dinamiche conflittuali tra e con i genitori, che molto spesso attendono queste "esibizioni" dei loro figli come se dovessero recitare in una accademia di teatro, ma anche tra colleghe nascono attriti e incomprensioni a causa di una diversa visione pedagogica sull'argomento.
Onestamente non credo debba essere questo l'approccio educativo corretto e significativo.
Una festa come evento culturale e poetico
Una festa in un nido o scuola dell'infanzia non può ridursi ad un karaoke o ad una sfilata di bambine e bambini con dei cappellini natalizi che cantano jingle bells!
Un evento partecipato significa co-creare insieme attraverso i linguaggi espressivi che abbiamo a disposizione ( musica, pittura, danza, poesia) atmosfere curate, magiche, poetiche che possano predisporre all'ascolto, alla condivisione e integrazione.
Un luogo educativo deve farci riflettere e fare fiorire sensi ed emozioni, negli adulti e nei bambini, solo le esperienze che ci emozionano lasceranno tracce indelebili del loro passaggio.
Non possiamo essere sciatti e superficiali quando si tratta di celebrare un rito, il Natale lo possiamo declinare con modalità laiche e multiculturali.
Quello che conta sono i valori della solidarietà, della gentilezza, della generosità e accoglienza, tutte istanze condivisibili in ogni credo religioso, contenuti da far veicolare e promuovere attraverso strategie educative mirate e competenti.
Mettersi in gioco vuol dire… donare un po' di se stessi!
Nel corso della mia lunga storia professionale di educatrice, ho potuto sperimentare il valore inestimabile del "dono" inteso come un mettere al servizio della comunità i nostri talenti, ogni persona possiede i suoi punti di forza, le sue più specifiche competenze o predisposizioni. Lavorare in gruppo in sinergia è far convogliare ogni talento nella stessa direzione e obiettivo, è come costruire insieme un puzzle, ogni tessera ha la sua importanza, il suo colore, la sua identità. Assemblate tutte le tessere formeranno un bellissimo disegno. In fondo cos'è l'armonia se non la giusta rispondenza delle parti con il tutto?
Abbiamo imparato come gruppo educativo tra prove ed errori a lavorare insieme con questo spirito collaborativo.
Le esperienze vissute hanno evidenziato che i nostri singoli comportamenti se sbagliati e incoerenti possono influire pesantemente sulla delicata armonia pedagogica di un nido e di chi lo abita.
In poche parole siamo responsabili delle nostre azioni, un luogo educativo deve essere "pensato" e aggiungo amato e curato, è come avere un'opera d'arte tra le mani, lo spazio dell'improvvisazione può esistere solo dopo una lunga conoscenza e frequentazione.
Motiv-azione e cura
Ci vuole sempre un motivo valido per spingerci all'azione, andare verso significa entusiasmo e volontà di perseguire gli obiettivi prefissati, dando rilievo e tempo al percorso, piuttosto che al risultato finale. L'esperienza educativa ha la sua bellezza intrinseca nel "viaggio esplorativo ed emozionale" che ogni volta ci apprestiamo a compiere. Per questo occuparci di educazione è prendersi cura e responsabilità dello spazio fisico, ma anche dello spazio valoriale. Ambiente e pensiero pedagogico sono strettamente correlati e interdipendenti. Il gruppo educativo deve necessariamente confrontarsi sul progetto che intende portare avanti e stabilire insieme quali strategie educative mettere in campo per poterlo realizzare.
Senza questi presupposti teorici, culturali, programmatici si rischia di agire senza la necessaria consapevolezza e conoscenza della nostra professione che per sua natura è delicata e complessa, tanto da richiedere un aggiornamento permanente.
La sfida educativa se condotta con passione e partecipazione può riservarci delle "restituzioni" importanti e coinvolgenti dal punto di vista relazionale ed umano, nulla che possa essere misurato o soppesato, perché l'animo umano possiede una parte di mistero indicibile e i bambini e le bambine ci insegnano ogni giorno quanto siano in grado di stupirci e di essere altro da quello che erroneamente vedono i nostri occhi da adulti, che tendono a categorizzare, giudicare, restringere il campo, controllare… poi arrivano loro, i bambini, ad aprire visioni e possibilità, a costruire con quattro sassolini, una manciata di foglie e tanta immaginazione… un villaggio intero!
Anna Maria Mossi Giordano, già educatrice nei nidi pubblici di Roma