La Cura degli spazi di apprendimento e i cento linguaggi dei bambini

 
Finestra di una scuola d'infanzia



Parola a... I termini “ambiente di apprendimento”, “cura degli spazi” sono oggi molto utilizzati e fanno oramai, parte della terminologia professionale delle scienze dell’educazione. Bisogna, però, soffermarsi sul loro significato reale perché il loro concetto originario e prezioso viene travisato, trasformato e utilizzato, talvolta, semplicemente per moda e non per conoscenza necessaria nei contesti educativi.

Le Indicazioni per il curricolo del 2012 del Ministro Profumo invitano gli insegnanti, altresì, a tenere conto di: “l’organizzazione degli spazi e dei tempi diventa elemento di qualità pedagogica dell’ambiente educativo e pertanto deve essere oggetto di esplicita progettazione e verifica. In particolare: “Lo spazio dovrà essere accogliente, caldo, curato, orientato dal gusto estetico, espressione della pedagogia e delle scelte educative di ciascuna scuola. Lo spazio parla dei bambini, del loro valore, dei loro bisogni di gioco, di movimento, di espressione, di intimità e di socialità, attraverso l’ambiente fisico, la scelta di arredamenti e oggetti volti a creare una funzionale e invitante”.


In che modo “Lo spazio parla dei bambini, del loro valore, dei loro bisogni di gioco, di movimento?” Come deve essere la scelta di arredamenti e oggetti volti a creare una funzionale e invitante?”.

Lo Spazio

Attraverso una documentazione fotografica mostro la trasformazione avvenuta con la collaborazione e le idee dei bambini di uno spazio educativo.

 

aula a scuola materna
Aula scuola infanzia

Questa è un’aula della scuola dell’infanzia di un I.C. in provincia di Napoli. Era un ambiente che si offriva a dei bambini di tre anni nel loro giorno di ambientamento. Osservando questa foto è possibile parlare di “cura degli spazi”? Esaminando questa foto, è possibile evincere “ “lo spazio accogliente, caldo, curato, orientato dal gusto estetico...” lette nelle Indicazioni del 2012 del Ministro Profumo?


Purtroppo sembra evidente che ciò non sia possibile. Qualsiasi educatrice o insegnante, che abbai un livello di preparazione seppur minimo, si sentirebbe offesa e sentirebbe di offendere offrendo un luogo del genere ai bambini.

È necessario riflettere su che cosa fare se non ci sono fondi a disposizione e il tempo non è sufficiente per una adeguata progettazione e trasformazione. Una insegnante motivata dalla voglia del cambiamento e dal rispetto dei suoi bambini, decide di coinvolgere i diretti interessati: i bambini. Ecco allora che avviene la magia…

 

aula scuola materna colori e giochi
Aula di scuola d'infanzia progettata dai bambini

La cura dello spazio

Un luogo grigio, sterile, privo di ogni riferimento pedagogico, si trasforma in un “ambiente di apprendimento”. Attraverso il pensiero e la metodologia di Maria Montessori, attraverso il coinvolgimento dei bambini e l’interazione con l’ambiente, i bambini sono diventati direttori e attori del proprio processo di apprendimento. Questo processo è stato possibile attivarlo grazie all’interazione con i materiali, con l’ambiente, con gli adulti e con gli altri bambini. Il bambino, come ci sottolinea Loris Malaguzzi, ha cento lingue, cento mani, cento modi di pensare e cento linguaggi; la scuola gli separa, invece, la testa dal corpo, insegnandogli a pensare senza mani”, a “fare senza testa”, ad ascoltare e a non parlare, a “capire senza allegrie”. Tutti “gli dicono, scrive Malaguzzi in I cento linguaggi dei bambini, che il gioco e il lavoro, la realtà e la fantasia, la scienza e l’immaginazione, il cielo e la terra, la ragione e il sogno sono cose che non stanno insieme. Gli dicono, in sostanza, che il cento non c’è”. Il bambino risponde, al contrario, che “il cento c’è”. In questo passo si può rilevare che la creatività non divide né la fantasia dal processo cognitivo né le emozioni dalla razionalità ma che tutto il mondo percettivo dell’essere umano può alimentare rapporti di relazione intensi con il mondo circostante.

 
Il bambino è, poi, costruttore di conoscenze, che elabora attraverso l’esperienza e giocando. Egli, esprime “cento linguaggi. I “cento linguaggi” rappresentano, allegoricamente, le potenzialità che possiede il bambino nei processi cognitivi e nelle tante forme di creatività e di costruzione della conoscenza.

Alessia Traversa,

Maestra di scuola d'infanzia