La scuola italiana fa schifo



 

Lavorare riposa "La scuola italiana fa schifo" Non l’ho detto io (almeno non questa volta!) ma un giovane siciliano della provincia di Enna lo scorso anno, durante il suo esame di maturità.

Dinanzi alla Commissione esaminatrice, il giovane Francesco Intraguglielmo – è questo il suo nome - ha indossato una maglietta con su scritto “LA SCUOLA ITALIANA FA SCHIFO” e, sui suoi social, si è anche intrattenuto a spiegare le ragioni del suo gesto polemico.

La notizia non è certo recente e la porto alla vostra attenzione perché mi è capitato da poco di leggere il programma di rivoluzioniamolascuola, il sito che Francesco e tanti altri ragazzi hanno realizzato sull’onda del clamore suscitato dal gesto del giovane, nel quale essi sfogano la loro frustrazione per lo stato attuale della scuola italiana ed espongono un programmino semplice semplice, di soli tre punti, per rivoluzionare la scuola, appunto.

Ebbene, i punti del programma di Francesco&friends sono i seguenti:

  1. Abolizione della bocciatura

  2. Valutazione dei docenti

  3. Rendere la scuola il posto preferito degli studenti.

Oltre ad esplorare il sito, ho anche guardato alcune interviste del giovane Francesco al quale, volendo fare una critica, si può rimproverare sicuramente un po' di inesperienza, anche comunicativa, che sembra rendere le sue opinioni astratte ed eccessivamente ingenue.

Ma questo è quello che accade sempre nei confronti dei giovanissimi che prendono platealmente posizione su qualcosa, no?

Il movimento creato da Francesco si sofferma moltissimo sui due anni di pandemia che hanno reso note anche ai non addetti ai lavori le profonde lacune del sistema scolastico italiano.

Le sue parole mi colpiscono perché da esse emerge un profondo sgomento nel descrivere il periodo della DAD in cui non era possibile frequentare la scuola, confrontarsi con i compagni e con gli insegnanti, condividere le paure e le preoccupazioni per quello specifico momento storico.

Da uno stato di disordine e timore è poi emersa, lentamente, la consapevolezza della fragilità dell’intero apparato scolastico nazionale; per la prima volta, Francesco e tantissimi altri ragazzi se ne sono preoccupati davvero, andando oltre le problematiche personali e locali, volgendo lo sguardo un po’ più avanti…

Sembra, ma non è del tutto vero, perché Francesco di scuola si occupava già da prima del COVID ma l’occasione comunque fornita dalla crisi pandemica ha consentito a lui e ad altri ragazzi di elaborare un piano, di formalizzare un desiderio di rinnovamento che va oltre gli obiettivi sopra indicati.

Certamente si tratta di punti che, molto semplicisticamente, mordono la pancia e il cuore delle persone.

Chi, a parte forse i docenti stessi, può dirsi contrario ad introdurre un metodo di valutazione degli insegnanti? (fosse anche solo per un latente desiderio di “vendetta” nei confronti di una classe di lavoratori costantemente ritenuta privilegiata!).

Chi può dirsi ancora concorde con l’obsoleta misura della bocciatura dell’alunno?

E chi non vorrebbe che la scuola fosse il luogo preferito dagli studenti?

Sono spunti di riflessione condivisibili, da cui partire, a mio avviso, per un ragionamento che tenga conto, una volta tanto, delle impressioni e dei desideri degli alunni.

Come tali, andrebbero valutati, ampliati, discussi con il sostegno e l’impegno degli adulti: di coloro, cioè, che dovrebbero fornire risposte a questi ragazzi e che dovrebbero consacrare il loro lavoro alla cura delle generazioni future.

E, invece, sapete cosa succede?

Succede che quando un giovane coraggiosamente esprime una opinione critica e rivendica il suo diritto a cambiare il sistema, viene immediatamente subissato di critiche, ridimensionato, frustrato nelle sue intenzioni e nel suo amor proprio.

A questo proposito, vi riporto alcuni commenti al post di Francesco Intraguglielmo, alcuni dei quali scritti da suoi coetanei, altri da adulti talmente acidi e conformisti da meritarsi appieno l’epiteto di “boomers” che Francesco utilizza spessissimo nei confronti di una certa tipologia di persone adulte, tipo: “io ti boccerei e ti farei usare la maglietta per pulire i vetri. Occorre rispetto per la Commissione, caro ragazzotto”; “fai homeschooling e non rompere i coglioni”; “hai raggiunto il tuo scopo, adesso vai a lavorare”; “vai a lavorare se la scuola ti fa schifo. Che razza di adolescente”, etc…

Sono commenti tristi e avvilenti che significano, sostanzialmente: non hai il diritto di voler cambiare il mondo e capirai più avanti che il mondo non si cambia…. Stop.

Ma questi stessi adulti, finora, non hanno certo dato prova di occuparsi del benessere delle generazioni future e il sistema scolastico rispecchia perfettamente l’enorme disparità di opportunità che essi tendono a consolidare più che a modificare.

Si tratta di uno status quo rivedibile soltanto lasciando spazio ai giovani e dialogando con loro, conferendogli stima e riconoscimento, soprattutto quando dimostrano di volere prendersi cura di qualcosa che li riguarda direttamente, in merito a cui dovrebbero avere più voce in capitolo; una voce ascoltata e maggiormente considerata. Senz’altro non sminuita, nè schernita.


Caterina Burgisano

 

Avvocatessa quando si riposa, madre per il resto del tempo