La fatica di crescere a tre anni dal covid

 


Pensieri e parole 
Era il febbraio del 2020 quando sono stati individuati i primi casi covid in Italia. Il resto è storia, una storia che oggi facciamo molta fatica a ricordare e ricostruire. L'isolamento che abbiamo vissuto, la chiusura delle scuole, del lavoro, e la paura sono stati però fatti che abbiamo vissuto. Nonostante la fatica che questo ricordo comporta, oggi voglio prendermi lo spazio per tentare di ricostruire quello che abbiamo vissuto, affermato e quello che narriamo adesso rispetto ai bambini e il loro sviluppo.    


Covid: i traumi di crescere con le scuole chiuse
 
Esperti e meno esperti hanno più volte sottolineato come i bambini e le bambine sarebbero rimasti traumatizzati dal lockdown . I traumi erano determinati dal fatto che i piccoli non vedevano i compagni del nido, della scuola, che non vedevano altre persone che non fossero i parenti,. I traumi sarebbero nati dal non confronto con gli altri, dal non muoversi (inizialmente non si poteva uscire di casa nemmeno per fare due passi attorno a casa), dal non prendere il sole e passare tempo all'aria aperta. Tutto questo avrebbe avuto conseguenze importantissime e catastrofiche. 
 
Covid: i traumi di crescere con le scuole aperte
 
Una volta che i nidi e le scuole hanno riaperto si sono individuati altri traumi: i bambini che non vedendo il volto delle educatrici, i loro sorrisi, le labbra che si muovono ecc ecc Avrebbero avuto problemi ad imparare a parlare, a decifrare le emozioni, sarebbero rimasti "indietro" nello sviluppo... 
I più grandi sarebbero rimasti immaturi emotivamente, sarebbero aumentate le fobie sociali, i suicidi e autolesionismi... 
Tutti bambini e ragazzi sarebbero rimanere "indietro" nello studio e nel "sapere".

Covid: a tre anni di distanza

A tre anni di distanza non ci ricordiamo niente di quello che è stato e delle soluzioni che avevamo individuato per arginare i tanti problemi che covid e lockdown si portavano dietro. 
Alcune preoccupazioni si sono rivelate fondate: sono aumenti i tentati suicidi, è aumentato l'uso (proprio e non proprio) degli psicofarmaci. Sono aumentati anche i casi di autolesionismo. Altre preoccupazioni sono risultate fortunatamente solo preoccupazioni. 

Auto profezia della catastrofe
 
Nessuno però prende in considerazione che a forza di allarmi (e allarmismi) oggi poniamo più attenzione al fenomeno che prima, forse, tendevamo a sottovalutare. Succede spesso per i fenomeni difficile da decifrare, come ad esempio per i maltrattamenti, più si ha consapevolezza di ciò che è, e cosa comporta, più aumentano le denunce. 
Ciò non comporta automaticamente un aumento "dei casi", ma solo un'emersione di ciò che è. 
Nessuno ha preso in considerazione che a forza di profetizzare la catastrofe, il malessere dei più giovani, la catastrofe si è realizzata, in risposta ad un'attesa.  
(L'adulto mi dice che sto male e io sto male)    


Covid la tendenza a dimenticare   
 
A tre anni di distanza ci sono poi due tendenze opposte nel campo dell'educazione e ancora più dell'istruzione: la prima è spingere sull'acceleratore per recuperare,  per dimenticare, per procedere, per oltrepassare. 
La scuola del Merito va in questa direzione.
Ma scuola, cultura, biblioteche, sanità (anche mentale) non hanno ricevuto maggiori risorse da parte dello Stato.  Anzi!
 
Covid la tendenza a curare i giovani e non la scuola

L'altra tendenza è continuare a vedere questi bambini e ragazzi come "fragili" da curare perché non ce la fanno... 
Due tendenze opposte che non conoscono il buon senso e nemmeno le basi della pedagogia. 
Due tendenze che non riconoscono le forze e le capacità dei più giovani che per istinto sono in grado di andare avanti, di cavarsela e di essere forti.  
Due tendenze che si concentrano sui bambini come fossero un problema e non su come cambiare, ad esempio, la scuola o la società...Infine tendenze opposte in cui i più giovani trovano tutta la fatica di crescere in una società che non ricorda.  
 
Laura Branca