Il carattere come competenza?

 


 
 Per educare la mente di un bambino fra i tre e i sei anni si deve procedere con grande tatto e delicatezza”

Maria Montessori

Il concetto di competenza è instabile, ibridato e manomesso dall’uso. Tale enorme grado di variabilità semantica permane nonostante il tentativo di definizione istituzionale che utilizza come riferimento, per la scuola di ogni ordine, il Quadro Europeo delle Competenze, le relative Linee Guida Ministeriali del 2015/2017 mentre, il mandato all’INVALSI di rilevarle, misurarle e certificarle, rinvia sic et sempliciter alle prove standardizzate a test.

(INVALSIopen, Consiglio Europeo: 22/05/2018 Otto Competenze Chiave per l’Apprendimento Permanente).

Competenze, Competenza

Le competenze, al plurale, costituiscono per ogni insegnante e pedagogista riflessivi un vero rompicapo. 

Il termine, transitato dal mondo aziendale e del management all’ambito pedagogico e didattico, riguarderebbe la capacità di muoversi con profitto nel processo di apprendimento, l’abilità di utilizzare saperi e risorse per la soluzione di problemi soprattutto pratici e, in alcuni casi e per alcuni tipi di prestazioni richieste, anche per inventare, creare, produrre nuove conoscenze in ambito lavorativo. Perlomeno, questa la definizione a più nodi e “polarità”, utilizzata in una pubblicazione della Fondazione Giovanni Agnelli come mappa per orientarsi nel suo nebuloso ordine semantico (AAVV, 2018). 

In alcuni studi epistemologici si preferisce considerare la competenza - al singolare - come la capacità, teorico-pratica di utilizzare modelli di osservazione euristici, trasversali a più saperi e conoscenze. Capacità troppo complessa per piegarsi agevolmente all’interesse che il mercato del lavoro riserva alla scuola. 

Se dall’ambito generico ci spostiamo in quello delle soft e character skills su cui lavora oggi la ricerca accademica anglosassone (e l’INVALSI), valichiamo il confine dell’inconscio, tocchiamo l’abilità come abito affettivo e mentale, nell’imponderabile variazione nel tempo di vita e nei contesti sociali delle caratteristiche che ci rendono unici e, nel contempo, “transindividuali”, legati gli uni agli altri (Simondon, 1964).

Ricerche e competenze

Il 7 giugno 2022 a Torino, nell’ambito del Festival dell’Economia, organizzato dalla Fondazione Giovanni Agnelli, un econometricista della Università di Yale, Orazio Attanasio, ha presentato gli esiti, ancora provvisori, di una ricerca sui tratti evolutivi del carattere nei bambini, per tutti quegli aspetti che sembrano essere necessari al raggiungimento del successo personale, una volta adulti (Leggi la ricerca SviluppoDelBambinoEMobilitàSociale).

Il professore ha esordito affermando che, malgrado la provvisorietà dei dati e qualche incertezza concettuale, si poteva dar per certo che lo sviluppo nel bambino, fin dalla primissima infanzia, di alcune character skills, avrebbe contributo largamente alla mobilità sociale, soprattutto oggi nelle nostre società orientate al mercato e al profitto, dunque molto competitive.

I punti di articolazione teorica della ricerca - svolta in Gran Bretagna e in alcune città del Kerala Indiano - sono: 

1. la malleabilità del cervello e della psiche infantili, 2. l’importanza dell’educazione sulle e nelle famiglie, 3. la centralità di politiche scolastiche che tengano conto dell’importanza dell’adattamento precoce alle condizioni di contesto, dunque, della necessità di un’agenda governativa efficace ed efficiente, capace di orientare gli ambiti formativi e una fattiva collocazione nel mondo del lavoro delle generazioni giovani, come richiesto dai mercati locali e globali. 

Come si vede snodi fra loro disomogenei per portata teorica e per eventuale effetto di ricaduta sui sistemi famigliari e istituzionali.

I gruppi indagati sono le famiglie di minori da 0 a 11 anni, i loro genitori, il nucleo parentale allargato (i nonni), appartenenti a varie categorie e classi sociali. 

Il percorso di ricerca si è distribuito nel tempo, dai bambini nati nel 1970 a quelli del primo e secondo decennio del 2000. 

Competenze e cambiamenti sociali

I temi d’indagine, che lo stesso ricercatore riconosce come di ardua definizione e osservazione (campo cognitivo? emotivo? fra loro legati?) sono le abilità socio-emotive precoci (motivazione, attenzione, autonomia, empatia), lo sviluppo linguistico e, dopo i tre anni, comprensione, adesione a, pianificazione di un compito. 

Soprattutto la Lingua Materna viene considerata cruciale, affidata com’è alle madri, le attrici prime dell’allevamento e della cura. La ricerca sembra orientata, per questo ultimo tema d’indagine, a conferire importanza a studi sulla “porta parola”, sul ruolo della madre nella primissima infanzia, nutrice fisica e affettivo-relazionale (Aulagnier, 1975; Muraro,1981/1998; Zamboni, 2001). Studi di ambito psichico e linguistico a cui il ricercatore accenna verso la fine della presentazione, ma senza citazione esplicita. Per quanto concerne il ruolo materno nelle attività di cura, nella riproduzione sociale, non emerge - come sarebbe necessario – l’impatto degli enormi attuali cambiamenti culturali nei rapporti di genere, nelle istituzioni famigliari, nei principi educativi, nelle regioni del primo mondo e nelle periferie, ai margini di esso, pur con contraddittorie stagnazioni e accelerazioni.

Competenze e utilitarismo economico

Il lato oscuro in questa e in altre ricerche non riguarda solo il loro oggetto, l’insondabile profondità di costituzione della personalità umana. Sommerso nella melassa della parità di condizioni iniziali per garantire la mobilità sociale, occhieggia l’obiettivo, l’orientamento alla funzionalità, all’utilitarismo economico. Si trasforma in luogo comune, in semplice accettazione del dato banale, il fatto che le creature piccole ci sono affidate perché lunga è la neotenia infantile e necessario l’ausilio adulto. Come esplicitamente ammesso dal professore, si punta a formare negli adulti, sia i diretti agenti della cura famigliare, sia gli insegnanti, la convinzione che serva un addestramento alla vita e non un’educazione verso la libera ricerca di una propria strada in essa. (Ascolta l'intervista Sperimentazione Invalsi sui bambini dell'asilo. Leggi Come ti spaccio le soft-skills per risorse emotive della classe

L’enorme prudenza deontologica che si chiede alla psicologia, alla pedagogia sembra esentare il mondo economico e la ricerca accademica che gli fa da sirena.

 

Renata Puleo Maestra di scuola primaria, direttrice didattica a Torino, dirigente scolastica a Roma fino al 2011. Si occupa di valutazione e lavora nel gruppo NoINVALSI