Partecipare per crescere Camminare, un'azione che diamo per scontata, eppure non lo è affatto, solo con il passare degli anni, ci rendiamo conto di quanto siano importanti le nostre gambe, la loro funzionalità.
Camminare ci introduce nel mondo, permettendoci di esplorare, conoscere, incontrare.
Ricordo lo stupore e l'emozione che mi assaliva ogni volta che un bambino/a iniziava a gattonare per poi fare i primi tentativi per mettersi in posizione eretta, i loro primi passi incerti, vacillanti, mentre noi educatrici allarghiamo le braccia per dare un segnale di accoglienza e incoraggiamento. Poi così, all'improvviso avveniva quel miracolo della vita che permette ai "cuccioli" umani di mettersi in piedi… e deambulare.
Primi passi
I primi passi di un bambino/a segnano quel passaggio meraviglioso di acquisizione di una maggiore autonomia, di poter andare verso, senza che nessuno debba prenderti in braccio e decida per te!
I bambini dovrebbero camminare di più, gli adulti in qualche modo, ormai da molti anni, limitano questa importante funzione, vuoi con il passeggino o utilizzando la macchina anche per brevi tragitti.
La passeggiata senza meta è quasi scomparsa dal vocabolario.
Si esce solo per andare da qualche parte, il più delle volte negli asettici centri commerciali.
I passi degli adolescenti
Anche per gli adolescenti la situazione non è migliore, sono pochi i ragazzi e le ragazze che utilizzano le proprie gambe per spostarsi, molti hanno il motorino, o vanno sullo skateboard, monopattino e biciclette elettriche o qualsiasi cosa li trasporti facilmente senza fare fatica e nel minor tempo possibile.
Posseggono spesso anche un'auto appena compiuti i diciotto anni.
Stiamo crescendo generazioni di pigri dove la tecnologia si sta sempre di più affermando e sostituendo all'esperienza reale, quella che ti fa "misurare" e contattare il mondo, con i mezzi che madre natura ci ha dotato, che si chiamano: braccia, gambe, mani, occhi, orecchie…sensi.
Vivere schermati
Inevitabilmente vivere schermati ci scherma, chiudendosi nel bozzolo, il corpo non vive nella sua pienezza sensoriale che solo un rapporto più stretto con la natura e l'ambiente circostante può dare.
A forza di frapporre mezzi virtuali e tecnologici tra l'essere umano e il mondo circostante, viene a mancare quella linfa vitale fatta di respiri, odori, colori, sudore, forme, spessori, consistenze, suoni che solo un corpo libero di esprimersi può riuscire a contattare.
Osservo una generazione per certi versi più preparata a girare il mondo, rispetto al passato parlano più lingue, conoscono i mezzi virtuali, si muovono speditamente nell'ambito del web, ma se hanno un semplice problema pratico da risolvere, diventano bambini insicuri, incapaci di problem solving.
Il mondo è profondamente cambiato, a volte faccio veramente fatica a comprenderne il suo " nuovo linguaggio" tutto scorre veloce, frenetico, rallentare il passo sembra sia un'impresa quasi impossibile .
E' come se ci fosse una forza sconosciuta che ci spinge in avanti, per velocizzare, raggiungere traguardi, non diamo più il tempo ai bambini e agli adolescenti di contemplare, di stare nell'ozio, nel silenzio, nell'attesa della scoperta e di sbagliare.
Il corpo nel mondo
I bambini scoprono il mondo attraverso i sensi, il loro corpo diventa il viatico privilegiato di ogni esperienza, toccare, odorare, sentire, assaggiare, vedere è il mantra del loro vissuto quotidiano, per questo dovremmo facilitare il loro spirito esplorativo, lasciando che sia il "corpo" ad esprimersi secondo le sue regole vitali e naturali.
Il "corpo di un bambino" soprattutto nei primi anni di vita noi adulti dovremmo considerarlo come un "tempio" al quale rivolgersi, avendone rispetto, ascolto, attenzione.
Non teniamo abbastanza in mente quanto sia delicato e ipersensibile il corpo di un bambino/a spesso l'adulto si relaziona con modalità invasive, affrettate, gesti inappropriati che non tengono affatto conto della particolare sensibilità sensoriale ed emotiva dei bambini.
Ogni volta che ci avviciniamo ad un bambino per cambiarlo, dargli da mangiare o semplicemente per prenderlo in braccio, dovremmo "chiedergli il permesso" …ovvero porci almeno nelle intenzioni con questa qualità e modalità relazionale.
Tante volte ho potuto assistere a degli " avvicinamenti" sgradevoli, che non tenevano conto dei bisogni di quel singolo bambino, a volte diamo per scontato che i bambini abbiano sempre voglia di essere " maneggiati, toccati o baciati" non è così!
Poesia e cura nelle relazioni
Viviamo in un'epoca decisamente prosaica e poco poetica, la mia lunga esperienza in ambito educativo mi fa riflettere e affermare di quanto abbiamo bisogno e necessità di nutrirci di poesia e bellezza.
Non riesco a vedere altro antidoto agli attuali mali del mondo che ci stanno affliggendo e rendendo tutto più oscuro, precario, ingiusto.
Ho personalmente vissuto tempi migliori per quanto riguarda l'aspetto pedagogico della mia professione e la ragione credo sia proprio nell'aver creato , costruito e condiviso un pensiero di comunità solidale, inclusiva ma anche poetica.
Nel nostro " fare, pensare, creare, agire" le azioni si sono sempre associate alle emozioni e sentimenti.
Le strategie educative adottate hanno sempre tenuto conto non solo dell'ambiente ma anche dei bisogni dell'anima di grandi e piccini.
Vivere e promuovere un ambiente "poetico" significa esattamente questo, avere il coraggio e la consapevolezza che insieme ad un ambiente curato, una buona regia educativa e ad un buon caffè, ai genitori (per fare un esempio) durante l'accoglienza potevamo donare una poesia (ne avevamo a decine su fogli stampati e raccolte dentro un bel cesto di vimini) oppure organizzare un piccolo concerto di musica classica dal vivo!
Qualcuno mi diceva che era "troppo" che i genitori non avrebbero capito, apprezzato, anzi, che li avremmo messi in difficoltà!
Invece la fiducia e quella di qualche altra collega in questo progetto, ci diede ampiamente ragione.
Trovare una poesia al mattino è diventata una piacevole consuetudine, un appuntamento con la delicatezza, la riflessione, con un sentimento o emozione.
Oppure aver organizzato un concerto dal vivo di musica classica, poteva rafforzare quella alleanza educativa, basata sulla condivisione di momenti speciali di crescita spirituale ed emotiva. L'arte in tutti i suoi i linguaggi espressivi fu la nostra musa privilegiata, ancora oggi sono fermamente convinta del ben-essere che ne è scaturito.
L'arte ci salva, sempre!
Anna Maria Mossi Giordano