Violenza sessuale tra adolescenti: cosa succede? Parola a Monica Lanfranco





Emergenza educativa. Sono tante le notizie che riguardano le violenze sessuali compiute dai più giovani sulle più giovani. Sembrano moltiplicarsi sia in quantità che in intensità di crudezza.
Molte voci autorevoli, e meno autorevoli, si sollevano per commentare la mancanza di educazione sessuale ma anche emotiva, altri chiedono nuovi inasprimenti di pene. Mentre il governo sta varando una nuova proposta di legge battezzata “Varano” che pare seguire la seconda strada, incontro la giornalista, saggista e formatrice nelle scuole della questione: Monica Lanfranco.

Formatrice in che grado di scuola?
Prevalentemente nei due cicli medie inferiori e superiori, ma non solo. Ho avuto occasione anche di formare docenti delle scuole primarie e dell’infanzia, in realtà molti anni fa in un bellissimo progetto in cui ho formato tutto il personale, dal nido in avanti. E’ passato molto tempo, parliamo di 15, 20 anni fa.

La ricorda ancora?
E’ stata una formazione straordinaria non frontale, senza l’invasione delle tecnologie, una formazione piena di aspettative

Cosa spiega di solito durante le formazioni?
Prevalente se non seguo particolari formazioni indico e spiego cos’è il sessismo, come si esprime attraverso il linguaggio e i comportamenti.

A che studenti e studentesse si rivolge, di che età?
Prevalentemente dalle scuole medie inferiori e superiori.

Dal suo punto di osservazione è cambiato qualcosa nei comportamenti dei ragazzi verso il sesso?
Partiamo da un dato qualcosa è cambiato ma non come si potrebbe pensare nell’essere umano. Il più grande cambiamento è avvenuto nella sfera della tecnologia. Come diceva Gaber siamo di fronte ad  un mondo nuovo rispetto ad un uomo che ragiona come il suo avo dell’ottocento.

Per cui il problema è lo smartphone?
Non solo, certo non solo, ma l’accesso continuo e senza regole di pornografia fin da giovanissimi, la prima esposizione avviene in media verso i sette anni, lei capisce che agisce sulle giovani menti, che non ricevono altra educazione, molto spesso che ciò che propone la pornografia.

Le responsabilità sono della tecnologia?
Certo che no, le responsabilità sono in prevalenza dei genitori che per mille diversi motivi mettono in mano questo strumento potentissimo a dei bambini, delle bambine.

E le istituzioni cosa fanno?
A scuola da vario tempo ci sono alcune circolari e tentativi, come ad esempio la Buona Scuola, che hanno tentato di introdurre suggerimenti per affrontare il tema in classe e non solo sulla sessualità ma anche sulla sfera affettiva sopratutto durante l’adolescenza, che è un momento importantissimo nella crescita di un essere umano, un momento di grandissima rivoluzione. Ma c’è un vuoto. Ogni volta ci stupiamo che un bambino diventa un adolescente, ma non è una cosa inaspettata, eppure tutte le volte ci facciamo cogliere di sorpresa.

Perché l’esposizione alla pornografia per un bambino o adolescente è tanto dannosa?
La pornografia mostra un certo tipo di sessualità aggressiva, esibita predatoria del maschio forte in che domina la donna che è oggetto uno strumento di piacere e soddisfazione. Non presenta il sesso come una relazione, a cui sono legate emozioni, non c’è scambio, conoscenza, esplorazione, sperimentazione, segreto, magia…c’è solo esposizione. Oltre a ciò lo ribadisco e lo sottolineo molto spesso è l’unica “spiegazione” che hanno a disposizione. I genitori vengono meno ai loro compiti di educatori che è fondamentale. I genitori ma anche tutti gli adulti, compresa la scuola. 

Come potremmo fare per uscire da questa situazione?
Educare fin da subito, fin dal nido a conoscere il proprio corpo, riconoscerlo e scoprirlo. Ma il primo responsabile educativo rimane la famiglia. Ciò che il bambino vede in casa propria è ciò che costruisce il suo mondo. Se il bambino è abituato a vedere la madre prevalentemente chiusa in casa che per uscire si deve badare dalla testa ai piedi mentre lui e gli uomini di casa sono serviti e riveriti è un po’ difficile che pensi alle donne come sue pari. Le religioni, tutte le religioni sono prevalentemente maschiliste e respingono con forza il piacere del corpo.

Anche quella cattolica?
Certo che sì e mi pare evidente l’Italia è uno dei pochi paesi dove non c’è l’ora di educazione sessuale e non è certo un caso.

La religione islamica è ancora più maschilista?
Non solo è maschilista ma misogina: se le altre grandi religioni: ebraismo, il cristianesimo, il buddismo e via discorrendo, hanno scisso, separato la parola di dio da quella dell’uomo, quella islamica purtroppo non ha ancora fatto questo passaggio, si tratta di un passaggio che ha un nome: secolarizzazione. Possiamo uscire da questa diseducazione solo contrapponendo educazione e anche responsabilità. Chi compie un reato di violenza deve pagare non essere giustificato per questioni culturali, e per via del patriarcato.

Laura Branca 



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