Registro elettronico: cronaca di uno strumento invadente





Pensieri e parole Ma a chi piace il registro elettronico? Certo ci saranno molti che l’apprezzano e anzi lo difendono, ma in questo post non voglio fare una descrizione di pro e dei contro del registro elettronico. Qui voglio raccontarvi cosa ho notato personalmente come genitore, una descrizione forse ingenua se volete, ma che potrebbe avere anche dei risvolti pedagogici...

Prima e dopo il registro elettronico

Personalmente le mie figlie hanno avuto la fortuna di conoscere la scuola senza e con registro elettronico. Fino alle scuole primarie abbiamo avuto il “quadernino” che viaggiava con loro avanti e indietro da scuola e su cui si scrivevano “a mano” le comunicazioni tra maestri/e e genitori.

Alla medie è arrivato questo strumento che per pigrizia, lo ammetto, ho sempre consultato pochissimo.

Ma cosa fa il registro elettronico?

Non ho ancora capito esattamente la sua funzione ma il fatto è che quando ci sono stati problemi non sono passati attraverso questo strumento, mai, nonostante dovrebbe e potrebbe essere anche un modo di comunicare tra genitori e insegnanti. Ma forse il suo scopo dovrebbe essere un semplice scambio di informazioni rispetto ai voti, ai compiti, alle assenze.

Diciamo allora che dovrebbe essere un modo per tenere traccia di cosa FA lo studente.

Ma anche da questo punto di vista lo ritengo uno strumento poco interessante, anzi lo considero uno strumento che aumenta la distanza tra genitori, insegnanti e de-responsabilizza un po’ tutti, alunni compresi.

Come mi sono sbarazzata del registro elettronico...

Quando una delle mie figlie ha preso il primo 4 della sua brillante e immacolata carriera scolastica ce l’ha nascosto. Quando il brutto voto è venuto a galla attraverso un colloquio con il docente, la sua risposta è stata

“Tu avresti dovuto controllare il registro elettronico”

Ed ecco che da immediatamente ho stabilito con entrambe le figlie un patto:

Non guardiamo il registro per voti, assenze ecc a meno di fatti straordinari, ma loro devono informarci, così da avere un rapporto basato sulla fiducia che va avanti fino a che la fiducia non viene tradita, in quel caso torniamo al controllo costante. E’ una grande responsabilità per delle adolescenti e un rischio da parte nostra. Ma tutto (fino ad ora) ha funzionato. E noi le informazioni le verificheremo, almeno una vota all’anno, con i colloqui con i docenti.

Il registro è uno strumento

Per certi aspetti questo strumento, che è per l’appunto uno strumento, assolve funzioni utili: sostituisce tanta carta, occupa meno spazio (anche se lo spazio virtuale crea inquinamento) è tempestivo, si può programmare, e credo che una volta imparato ad utilizzarlo sia comodo… Eppure, ad oggi, andrebbe essere definito e regolato. Perché attualmente è usato come organo di controllo repressivo. E di controllo noi adulti ne facciamo già fin troppo.

I più giovani fin da piccolissimi sono fotografati, filmati, registrati e sempre seguiti da un adulto ( genitori, nonni, babysitter, educatori…) Vivono moltissimo tempo in posti pubblici: a scuola, al corso d’inglese, in palestra per praticare uno, o più sport, in parrocchia, tra gli scout…

Tutti luoghi sono controllati e definiti in orari e in spazi e sono supervisione da uno, o più adulti.

Il registro come controllo lontano

Il registro elettronico è un altro strumento che si aggiunge a molti altri.

Uno strumento mediatico da parte di adulti “lontani” che verificano e monitorano togliendo loro la libertà di vivere l’esperienza di comunicare, ad esempio, un cattivo voto, di imparare a trascrivere i compiti, di comunicarlo ai compagni assenti...

Personalmente non mi piace il registro elettronico, ma non tanto per ciò che fa, ma per come lo usiamo. L’impressione è sia usato come ennesima scusa per “controllare” mentre facciamo altro, perpetuando l’eterna bugia che si possano fare più cose contemporaneamente per risparmiare tempo, quando il tempo dedicato alle relazione non si può risparmiare.

Credo invece che il danno che crea un uso sconsiderato del registro, sia maggiore rispetto ai benefici che offre sopratutto sui piccoli a cui sottraiamo la libertà di sperimentare esperienze, di sbagliare e di correggersi.


Laura Branca